Il Regno Unito abbandonerà la transizione verde?

Environment


Il Regno Unito abbandonerà la transizione verde?

La nuova leader dei conservatori britannici, Kemi Badenoch, ha un approccio scettico verso il cambiamento sostenibile. Ma ci sono segnali discordanti su quello che potrebbe decidere una volta al governo.

Il Regno Unito è uno dei paesi in assoluto più avanti nella transizione energetica. Più del 50% dell’energia del paese oggi viene dalle rinnovabili. Il motivo è che storicamente la società britannica ha dimostrato una grande sensibilità sui temi ambientali, tanto che sia la sinistra (i laburisti) che la destra (i conservatori) hanno votato piuttosto compattamente su questo tema. Quando fu votato il Climate Change Act nel 2008, per esempio, i voti contrari furono solo cinque in tutto il parlamento.

Chi è Kemi Badenoch: la leader conservatrice “net zero sceptic”

Ora però la leader dei conservatori è Kemi Badenoch, e le cose secondo diversi analisti potrebbero cambiare. Badenoch ha ereditato la leadership da un altro giovane conservatore, Rishi Sunak. E fu proprio Sunak, nel suo mandato da Primo ministro dal 2022 al 2024, a fare i primi passi per l’abbandono del consenso bipartisan sui temi ambientali. Nello stesso periodo un pezzo della destra britannica stava trovando un nuovo assetto con un rebranding sia ideologico che organizzativo: il partito della Brexit, per esempio, cambiava nome in Reform UK, e il tema della transizione verde iniziava a diventare divisivo con un crescente scetticismo di una parte politica e di elettorato soprattutto riguardo alle politiche industriali.

Non è negazionismo climatico, ma scetticismo strategico

In questo caso specifico non stiamo parlando necessariamente del cosiddetto “negazionismo climatico”. La grande maggioranza dei britannici ritiene il cambiamento climatico una priorità. Molte voci della destra inglese non sostengono tanto che il cambiamento climatico sia una bufala. Semmai esprimono un disaccordo che potremmo definire “strategico”. Il senso delle critiche è più o meno questo: noi ci stiamo auto-imponendo standard così alti sulla produzione industriale “verde” e sull’abbandono del fossile che in questo modo stiamo danneggiando noi stessi e le nostre economie. Non solo, in questo modo stiamo anche rendendo impossibile fare industria, e permettendo a Stati Uniti e Cina di attirare investimenti e aziende. Questa posizione esiste nel Regno Unito, ma anche in una crescente parte di altri paesi europei.

Cosa significa essere una “net zero sceptic”

Kemi Badenoch ha più volte descritto la sua posizione usando l’espressione “net zero sceptic”. Che non significa scetticismo verso il cambiamento climatico in sé, semmai verso il piano di raggiungere entro il 2050 le emissioni zero, come pianificato. Attenzione che dire “emissioni zero” non significa non emettere più gas serra, ma emetterne soltanto nella misura in cui questi gas possono essere assorbiti dalla natura (o da interventi tecnologici).
Nel 2022, quando Badenoch correva per la leadership conservatrice, disse che l’obiettivo delle emissioni zero del Regno Unito è un disarmo economico unilaterale. La posizione di Badenoch è effettivamente relativamente nuova nel Regno Unito ma non lo è in Europa e in altri paesi. Il crescente scetticismo, infatti, è soprattutto sull’utilità di abbandonare velocemente l’energia fossile e di emettere pochi gas serra: il presupposto di questa critica è che, se anche l’Europa tra mille sacrifici raggiungesse nel giro di poco tempo un abbandono completo del fossile, conterebbe poco a livello globale. Soprattutto se Cina, Stati Uniti e altri paesi industrializzati non fanno altrettanto.

Un’opposizione che guarda alle elezioni: cosa aspettarsi?

Il governo britannico oggi è guidato dal laburista Keir Starmer, mentre Kemi Badenoch è all’opposizione. Quindi, almeno per il momento, lei è la candidata al ruolo di primo ministro nel prossimo futuro. Le cose che si dicono al governo e quelle che si dicono all’opposizione possono avere toni molto diversi. E in un’eventuale campagna elettorale nel Regno Unito non sappiamo come i partiti politici potrebbero trattare la transizione verde e gli altri temi ambientali. Perché si tratta di argomenti divisivi che possono diventare importanti per accendere il dibattito e per indirizzare l’elettorato.
Al momento quello che si vede tra i conservatori è un cambio di passo, ma piuttosto prudente. Tanto che anche gli esperti non sono concordi sul come leggere il posizionamento di Badenoch e del partito conservatore. In un recente articolo pubblicato dalla London School of Economics si descrive Kemi Badenoch come una leader politica la cui retorica anti-clima rischia di alienare gli elettori e minare l’attrattiva stessa del partito conservatore, perché appunto si allontanerebbe dal generale sentimento ambientalista dei britannici. Sempre secondo questa analisi Badenoch sarebbe non soltanto una leader che si è opposta alle misure ambientaliste, ma anche una figura che ha sostenuto attivamente politiche che aggravano i danni ambientali, come quando nell’ottobre del 2022 votò contro l’estensione del divieto di fracking (un tema per varie ragioni caro alla destra britannica). Altre analisi invece sono più caute rispetto alle posizioni della nuova leader dei conservatori: secondo l’esperto di cambiamenti climatici Mitya Pearson (che è professore associato all’Università di Warwick) Badenoch “ha dimostrato di essere una politica pragmatica e a volte e non del tutto prevedibile nelle sue posizioni sulle singole questioni”.

La sostenibilità ambientale è ancora una priorità per gli elettori?

Fare una previsione su quale sarà la linea politica ambientale della destra britannica è impossibile. Le legittime preoccupazioni degli elettori sull’occupazione, sul costo dell’energia o sulla competitività economica potrebbero portare a un crescente scetticismo verso la transizione energetica. Ma potrebbe anche succedere che il consenso rispetto all’urgenza di affrontare il cambiamento climatico rimanga stabile anche con un governo guidato da Badenoch. Queste preoccupazioni dei cittadini, infatti, potrebbero trovare sfogo altrove, come nella proposta dell’attuale governo di nuovi investimenti sul nucleare. Se Badenoch in futuro scegliesse la stessa strategia il consenso bipartisan sui temi ambientali potrebbe resistere.

Giornalista, ogni settimana scrive per Wired Italia “Non Scaldiamoci”, la newsletter sulle conseguenze politiche e sociali del riscaldamento globale e delle questioni ambientali. Si è occupato soprattutto di ambiente e politica estera, con un’attenzione particolare al continente africano, per varie testate. Tra queste Il Foglio, Wired Italia, Linkiesta, Rolling Stone, Repubblica ed Esquire Italia. Ha scritto reportage dall’Africa, dalla Norvegia, dall’Australia, dalla Polonia, dalla Francia e dal Parlamento europeo. È editor della rivista di saggistica e approfondimento culturale L'indiscreto e dal 2020 al 2022 ha insegnato all’Università degli Studi di Ferrara.