Alla ricerca di un centro di gravità permanente

Society 3.0


Alla ricerca di un centro di gravità permanente

Nell’ultimo anno, sembra che le aziende facciamo sempre più fatica trovare il giusto focus su diversità e inclusione. E lo specchio del mondo diviso in due in cui viviamo oggi.

Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente cantava Franco Battiato. E questi versi possiamo tranquillamente adattarli alla confusione su cui diverse aziende si dibattono in tema di diversità e inclusione. Facciamo qualche esempio.

  • Harley Davidson – il leggendario marchio di motociclette – ha annunciato l’interruzione dello sviluppo di programmi di D&I, precisando di non voler più stabilire quote di assunzione né applicare principi di diversity nella selezione dei fornitori. Inoltre, l’azienda ha comunicato che non parteciperà più alla classifica della Human Rights Campaign (l’indice che valuta le politiche e le pratiche aziendali relative all’uguaglianza LGBTQ+ sul posto di lavoro) e che ridurrà gli investimenti in attività pubbliche non strettamente legate al suo core business.
  • Anche Ford, colosso mondiale dell’automotive, ha scelto di intraprendere un percorso simile. Nell’ultimo anno, ha abbandonato alcune politiche di D&I e ha deciso di non basare più le proprie assunzioni o premi su quote di diversità. Proprio come la Davidson, ha inoltre scelto di ritirarsi dal Corporate Equality Index della Human Rights Campaign e da altre classifiche dei “Best Place to Work”.[1]

Un altro cambio di rotta arriva dal mondo accademico: nel 2023, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di respingere l’uso dell’etnia come criterio di accesso all’università.[2] Questa sentenza storica ha ribaltato decenni di legislazione e trasformato il panorama dell’istruzione superiore, mettendo in evidenza le profonde tensioni che caratterizzano la società contemporanea.

A proposito di tensioni: un dibattito polarizzato

Il nostro mondo è spaccato in due: alla vittoria di Trump, alle elezioni anticipate in Germania e ai governi nazionalisti che stanno nascendo in tutta Europa si contrappongono agende globaliste percepite come invasive e un progressismo radicale che molti considerano minaccioso per le identità nazionali.
Il dibattito su diversità e inclusione rispecchia questa divisione. Ben lontano dal “centro di gravità”, da un lato troviamo i suoi detrattori, dall’altro i suoi sostenitori. I primi sono convinti che i valori tradizionali e la meritocrazia siano sotto attacco, mentre i secondi credono che tali politiche siano imprescindibili per costruire una società più giusta ed equa.

In medio stat virtus o la scoperta del centro di gravità

La soluzione al dibattito, ancora una volta, sta nella locuzione latina di origine aristotelica. Il compito delle aziende è trovare un equilibrio: sviluppare politiche che sappiano conciliare innovazione e tradizione, tendendo conto dell’opinione di tutti. Per riportare il dibattito al centro, possiamo:  

  • Promuovere un dialogo inclusivo, creando spazi di confronto aperto tra i dipendenti con punti di vista diversi per comprendere meglio le loro preoccupazioni e speranze.
  • Investire in educazione e sensibilizzazione, dando vita a programmi di formazione volti a enfatizzare il valore della diversità e ad affrontare le paure di chi teme il cambiamento.
  • Trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, sviluppando politiche che valorizzino la diversità e l’inclusione senza escludere chi si sente legato a modelli più tradizionali.  

Come suggerisce Battiato in una delle sue canzoni più celebri, che ha ispirato il titolo di questo articolo, è nel bilanciamento tra i contrasti che possiamo trovare la vera forza, un punto di riferimento che ci aiuti ad affrontare al meglio le sfide del nostro tempo. Che sia dentro di noi, in azienda o nel mondo.

 

Economista, consulente strategico e corporate trainer. Si è formato all’Università Bocconi di Milano e all’INSEAD di Fontainebleau, e ha girato il mondo per lavoro e per passione: Head of Business Development Unit di Finmeccanica in Russia, Senior Manager di McKinsey a Londra e Principal di AlphaBeta a Singapore, dove ha gestito progetti con aziende del calibro di Google, Uber e Microsoft. In precedenza, ha lavorato anche presso Goldman Sachs e le Nazioni Unite a New York. Tornato a Bari, ha fondato la Disal Consulting e si occupa di ricerca, consulenza, comunicazione e formazione per grandi aziende italiane (Ferrari e UniCredit), colossi digitali (Netflix e Amazon), istituzioni multilaterali (World Economic Forum) e governi nazionali (Francia, Cina e Germania). Insegna alla IE Business School di Madrid e alla Nanyang di Singapore, e dirige il Master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, dove cerca di trasmettere l’importanza dello storytelling per la riuscita di un progetto imprenditoriale. Dopo il successo del suo primo libro Flow Generation - manuale di sopravvivenza per vite imprevedibili, ha pubblicato con Hoepli Phygital - il nuovo marketing tra fisico e digitale.