Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
Secondo l'Osservatorio GenerationShip realizzato da Gruppo Unipol in collaborazione con Kienn, la relazione fra giovani e meno giovani non è conflittuale ma neanche idilliaca: permangono tensioni alimentate dalla narrazione mainstream che vede il Paese dominato dalle generazioni mature.
Il rapporto fra le generazioni giovani e quelle adulte del nostro Paese – cioè i nostri concittadini fino a 35 anni e quelli oltre -, ha luci ed ombre, secondo i dati dell’Osservatorio Generation Ship 2023.
Su una scala da 1 a 10 Gen Z e Millennials valutano i rapporti con la generazione adulta con un punteggio mediocre, 6.3, con una leggera prevalenza di giudizi positivi (7:10: 48%, 1:5: 33%). I giovani con un atteggiamento fortemente critico verso gli adulti però non superano il 10%. La relazione non è idilliaca ma nemmeno conflittuale.
D’altro canto non è del tutto sereno nemmeno il rapporto dei giovani con chi è più giovane di loro (6.3). Qualche tensione fra i gruppi demografici sembra quindi fisiologica, oppure è il segno dei tempi: il cambiamento è accelerato e questo aumenta le tensioni fra le generazioni.
La valutazione degli adulti è simmetrica a quella dei giovani: 6.3, con una moderata prevalenza di giudizi positivi e poche valutazioni marcatamente negative. Più positiva invece la relazione degli adulti con le generazioni successive, 7.1: è lo sguardo rispettoso e tenero dovuto agli anziani, ormai in uscita.
La contrapposizione intergenerazionale è alimentata dalla narrazione mainstream. La versione che si è consolidata negli ultimi anni descrive l’Italia come un paese dominato dalle generazioni mature (difficile trovare una descrizione diversa), ma una delle cause sarebbero proprio le nuove generazioni, che sono immature e non si prendono le loro responsabilità.
La grande maggioranza della Gen Z e dei Millennials conferma il giudizio negativo sul ruolo degli anziani nella società di oggi (v. tav. 101): lo strapotere in essere (69%), la volontà di decidere sul futuro al posto dei giovani (66%), l’opportunità che siano i giovani a decidere per il proprio futuro (65%), addirittura l’attribuzione della responsabilità storica rispetto alla condizione di povertà e insicurezza in cui vivono le nuove generazioni (62%).
I giovani non sono altrettanto convinti di rigettare le altre componenti della narrazione, ovvero che i giovani non si impegnano abbastanza per migliorare (solo il 45%) e che non prendono iniziative e non rischiano (solo il 41%). Insomma, qualcosa di vero c’è.
Gli adulti confermano invece entrambi gli elementi della narrazione mainstream: le responsabilità degli adulti e la latitanza dei giovani. Rifiutano anch’essi il fatto che i giovani non debbono avere responsabilità. Con qualche sfumatura, ma la diagnosi è condivisa.
In conclusione, come valutare questa situazione? Ci dobbiamo preoccupare? Cova risentimento sotto la cenere? Troviamo qualche elemento di comprensione in più nella descrizione dei sentimenti provati vicendevolmente da giovani e adulti e raccolti nella survey del 2022.
In quell’occasione i giovani esprimevano sentimenti positivi (73%: stima e ammirazione, riconoscenza, affetto, empatia, solidarietà) più che negativi (47%: incomprensione, invidia, risentimento, irritazione). Gli adulti, dal canto loro, evidenziavano un vissuto non giudicante, a cavallo fra preoccupazione (50%) e speranza (36%). Rispetto e affetto da una parte, senso di protezione dall’altra. L’intesa sembra ancora regnare ancora nelle famiglie italiane.
Nel 2023, la situazione è ancora migliorata rispetto ad un anno fa: si sono ammorbiditi i giudizi delle generazioni precedenti rispetto alle successive: indipendentemente dall’età, e i maturi sono più indulgenti anche verso sé stessi.