Automotive: i vantaggi dell’economia circolare
Tutti noi conosciamo il termine di obsolescenza programmata, ovvero una progettazione finalizzata a far durare un dispositivo soltanto per un certo numero di anni, oppure di operaz
La raccolta differenziata è la vera frontiera globale delle risorse naturali. Ma gli errori che commettiamo danneggiano seriamente l’economia circolare. Perché il World Economic Forum ha lanciato l’allarme sul wish cycling.
I rifiuti possono essere la vera frontiera globale delle risorse. Sempre di più si parla di circuito chiuso, di economia circolare, del valore degli scarti, della necessità di non inquinare riempiendo sottosuolo e mari di quel che non usiamo più. Sebbene tanto si sia fatto e molto sia oggetto di studio e ricerca, la trasformazione dei rifiuti in risorsa e l’ottimizzazione – con relativa riduzione – dell’uso delle materie prime non portano ancora a una circolarità perfetta.
Entrando nelle case dei cittadini, se in passato i rifiuti domestici erano considerati solo come qualcosa da raccogliere e smaltire, oggi in molti Paesi si lavora per capire cosa possa avere valore in termini di riutilizzo o di riciclo. Tante sono le variabili per mettere a dieta le pattumiere del mondo, tra esse un ruolo chiave è quello dei cittadini, chiamati sempre più a conoscere la sorte di una bottiglia finita, di un bicchiere di vetro rotto, di un libro ormai eccessivamente usurato, di un giocattolo elettronico non più funzionante.
Le regole però cambiano non solo di Paese in Paese ma anche in relazione alla città o addirittura al quartiere dove si abita o al contesto: a lavoro, ad esempio, la raccolta potrebbe essere diversa rispetto a quella a casa, i flussi della raccolta B2B (es. industriali o dei locali commerciali) seguono infatti regole proprie rispetto a quelle domestiche.
Tutto questo per fortuna non spaventa milioni di persone che – per timore di ricevere una multa o per un grande senso civico e spirito ambientalista – provano ogni giorno a capire cosa sia recuperabile dei propri scarti per conferirli nella raccolta differenziata corretta.
“Io ce lo butto comunque”, questa è una frase tipo che spesso si sente dire quando un oggetto che andrebbe nella frazione secca indifferenziata viene invece conferito in una raccolta di materiali come la plastica, l’alluminio o il vetro. La pratica errata di conferire in un contenitore dedicato alla differenziata un rifiuto che andrebbe nel non riciclabile confidando che venga comunque riciclato ha un nome: si chiama wish (desiderio) – cycling (da, appunto, recycling) e descrive appunto la voglia che un bene non divenga nelle sue componenti, inutile.
Basta prendere il materiale informativo delle aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti per vedere alcuni degli errori più comuni. Ad esempio, nel multimateriale di plastica e metallo – ove vanno conferiti imballaggi in tali materiali – oltre a lattine di metallo, bottiglie e sacchetti di plastica o contenitori di polistirolo – spesso erroneamente finiscono giocattoli e oggetti di plastica rotti (non imballaggi) o apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti raee). Sulla brochure “Dove lo butto” dell’Ama di Roma si legge ad esempio che nell’organico finiscono anche capsule di caffè in plastica, pannolini, carte oleate per alimenti o da forno.
Nella carta? A rovinare tale frazione di raccolta differenziata ci sono scontrini, carte plastificate o verniciate. Nel vetro? Ci finiscono oggetti di ceramica, in pirex o i cosiddetti bicchieri di vetro (e cristallo) che non vanno in questo bidone. Ciò può accadere perché si desidera talmente tanto dare e una seconda vita a un oggetto rotto o che non ci serve più che in molti pensano che intanto lo possono buttare nella differenziata per non farlo disperdere nel residuo e poi qualcuno – forse per magia – penserà a come riciclarlo.
Nonostante le ottime intenzioni però, così si finisce per danneggiare il ciclo virtuoso del recupero dei materiali, aumentando i passaggi di selezione (quindi i costi) o i rischi di impurità che riducono la qualità della differenziata.
Il fenomeno è talmente grande che anche il World Economic Forum ha sottolineato il problema dei danni legati al wish-cycling proprio perché la contaminazione delle raccolte funzionali alle materie prime seconde può infatti divenire un ostacolo all’economia circolare.
Continuando con gli esempi di errori comuni, ad esempio, si conferisce il vetro con un sacchetto quando andrebbero buttati direttamente solo vasetti e bottiglie, senza nemmeno il tappo. O quando lo sbaglio nasce da erronee definizioni linguistiche come con la carta dell’uovo di Pasqua che finisce con carta e cartone ma che solitamente o è di alluminio o di plastica! A volte invece l’errore è al contrario: butto una tovaglia strappata nell’indifferenziato perché non so che nella raccolta del tessile vanno anche abiti e tessuti rotti che potranno essere recuperati in diversi modi.
Più si va avanti e più la ricerca e le innovazioni riescono a rendere riciclabili materiali che una volta non lo erano (in Italia vi è addirittura chi ricicla pannolini!). Gli impianti però oggi non sono distribuiti in maniera omogenea sul territorio e lavorano con modalità e tecnologie diverse. Oltre a ciò, cambiano le regole della differenziata sul territorio per differenti esigenze a volte legate alla raccolta, altre alla capacità organizzativa dell’amministrazione e così via.
Per questo se da un lato non bisogna dare per scontato di sapere esattamente dove e come conferire un oggetto, dall’altro è buona pratica verificare periodicamente quali siano le regole correnti.
La prima regola è di vedere se sull’oggetto ci sono indicazioni. Infatti, in virtù dell’entrata in vigore dell’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi, le indicazioni sono già state, da parte di alcuni, inserite da tempo. Altro elemento utile sono i canali istituzionali dell’azienda che raccoglie i rifiuti nel Comune dove ci si trova. Esistono solitamente diversi siti che rispondono alla domanda “E questo dove lo butto” nei quali è possibile scrivere l’oggetto per scoprire il colore del cassonetto o del mastello e (a seconda dei casi) i giorni del ritiro o i luoghi di conferimento.
Un aiuto viene poi dalle app: ve ne sono di proprie delle aziende di raccolta oppure altre eccezionali e utilissime come Junker app che spiega dove buttare un oggetto cercando per tipologia (Es. bicchiere), fotografando il codice a barre o scattando una foto. Se l’oggetto non fosse presente, potreste creare voi la scheda aiutando anche gli altri a non commettere l’errore di cadere nel… wish-cycling!