Noi guidatori terremo ancora le mani sul volante

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Noi guidatori terremo ancora le mani sul volante

La Passenger economy descrive uno scenario dove i guidatori di automobili sono retrocessi a passeggeri perché a trasportarli c’è un sistema di intelligenza artificiale. Ma siamo solo all’inizio.

La Passenger economy descrive uno scenario dove i guidatori di automobili sono retrocessi a passeggeri perché a trasportarli c’è un sistema di intelligenza artificiale. Ma siamo solo all’inizio.

​I primi tentativi di creare veicoli autonomi (AV) si sono concentrati sulle tecnologie Advanced Driver Assistance Systems (ADAS), tra cui la frenata di emergenza, le telecamere di riserva, il controllo adattativo della velocità di crociera e i sistemi di auto-parcheggio che sono apparsi per la prima volta sui veicoli di lusso. Alla fine i regolatori hanno iniziato a imporre l’inclusione di alcune di queste caratteristiche su ogni veicolo, accelerando la loro penetrazione nel mercato di massa. Dobbiamo segnare come data il 2016 per arrivare alla proliferazione di sistemi ADAS che hanno generato, secondo calcoli di McKinsey, un mercato di circa 15 miliardi di dollari. Il 2016 è ieri. E domani? La tecnologia va veloce, è sicuramente vero, e ci sono innovazioni per i guidatori di cui si parla da così tanto tempo che sembrano già qui. Il self driving è una di queste: smart road, auto a guida autonoma e connessa sono ormai parole di uso comune, anche se non esiste davvero una macchina che ci trasporti tutti i giorni verso il posto di lavoro su strade di ultima generazione. Per averla, serviranno almeno altri 20 anni di sperimentazione e per l’uso diffuso almeno 25.

Non c’è dubbio però che siamo entrati nell’era della tecnologia ADAS che ha portato alla nascita di una nuova economia: la Passenger economy che descrive uno scenario dove i guidatori di automobili sono retrocessi a passeggeri perché a trasportarli c’è un sistema di intelligenza artificiale. Secondo i calcoli di Intel, questa nuova economia può valere fino a 7 mila miliardi di dollari, più del doppio della tanto celebrata sharing economy che sta rivoluzionando la mobilità in maniera concreta. Ma c’è tempo, perché la Passenger economy produrrà questo volume d’affari non prima del 2050 e il percorso, come raccontiamo nel secondo numero di Changes, il magazine semestrale del Gruppo Unipol, che affianca la nostra iniziativa di Blog online, Changes Unipol,  è ancora lungo.

Nel frattempo, è l’uomo con le sue mani sul volante a rimanere al centro della nuova mobilità. E sono le reazioni umane a costruire chilometro su chilometro le intelligenze artificiali che si metteranno al volante domani. Un esempio è il progetto a cui il MIT di Boston sta lavorando e che dovrebbe portare a elaborare un sistema che consenta alle auto a guida autonoma di cambiare corsia nelle autostrade trafficate come fanno le persone. Adesso le auto che montano intelligenza artificiale non lo sanno fare. Ed è proprio la sicurezza che, a mio avviso, deve rimanere al centro di qualsiasi progetto di nuova mobilità che coinvolga le persone e cose se, come ipotizza Mckinsey, nel sogno della guida autonoma che ogni giorno fa un passo in più verso la realtà sarà proprio la merce il primo passeggero dei veicoli autonomi, compresi i droni, che consegneranno circa l’80% di tutti i beni acquistati.

Dalle redazioni alle media relations, in ogni caso sempre con l’attenzione focalizzata sulle notizie. Fernando Vacarini ha iniziato come giornalista collaborando con il quotidiano La Repubblica dove si è occupato della redazione di articoli per il dorso economico Affari&Finanza. Ha scritto inoltre per Mf Milano Finanza e Panorama Economy, e dal 2004 è passato dalle redazioni alla comunicazione corporate, prima come Responsabile ufficio stampa Financial services di Allianz, incarico che ha ricoperto per quasi due anni, e poi come Coordinatore ufficio stampa di Gruppo. In seguito ha ricoperto il ruolo di Vice capo ufficio stampa corporate in Generali. A fine 2007 entra nel Gruppo Cariparma Crédit Agricole come Responsabile relazioni con i Media di quello che presto diventerà uno dei principali gruppi bancari nazionali. Nel dicembre 2013 ritorna nel settore assicurativo assumendo l’incarico di Responsabile relazione con i media del Gruppo Unipol e delle sue controllate. In questa posizione si dedica anche allo sviluppo della comunicazione digitale portando l’azienda a muovere i suoi primi passi verso il mondo dei social network e degli influencer online in ottica corporate con l’obiettivo di migliorare la reputazione del Gruppo.