Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
I giovani oggi cosa, e da chi, imparano? Di quali risorse, non solo economiche, dispongono? Il tema generazionale è al centro del Meeting di Rimini, ed è centrale per le imprese che puntano alla sostenibilità.
I giovani oggi cosa, e da chi, imparano? Di quali risorse, non solo economiche, dispongono? Il tema generazionale è al centro del Meeting di Rimini, ed è centrale per le imprese che puntano alla sostenibilità.
Sono passati ormai 30 anni da quando il concetto di sostenibilità ha assunto confini definiti entro i quali costruire, e soddisfare, i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di appagare i propri. A definirli, e a indicare la strada, è stata nel 1987 la Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo che, con il rapporto Brundtland, ha introdotto per prima il concetto di “Futuro Comune”.
Dare alla prossima generazione la possibilità di godere della stessa libertà di cui godiamo noi è quello che dobbiamo fare per riguadagnare ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri. È il concetto chiave del Faust di Johann Wolfgang Goethe da cui ha preso spunto il Meeting di Rimini 2017 che ha messo al centro il tema generazionale, ponendosi delle domande che hanno molto a che vedere con la sostenibilità e con i cambiamenti che l’era digitale sta portando nella società, nell’economia, e anche nella nostra cultura.
Sono dovuti trascorrere tre decenni perché quei principi che hanno definito in modo chiaro il programma di sviluppo sostenibile come «il processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano coerenti coi bisogni futuri e non solo con gli attuali», assumessero tratti così significativi da influenzare le Policy pubbliche, tanto da orientarle verso la soddisfazione dei bisogni fondamentali estendendo a tutti la possibilità di attuare le proprie aspirazioni a una vita migliore.
In tema di Policy pubbliche decisive per affermare i criteri di Brundtland, nel dicembre 2002, l’assemblea generale dell’ONU ha proclamato il “Decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibile” (2005-2014) che ha dato una spinta culturale fondamentale per far comprendere i temi della sostenibilità, e ha portato alla definizione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
All’High Level Political Forum dell’Onu a New York, dal 10 al 19 luglio 2017, è stato tracciato un bilancio annuale dell’Agenda da parte del Consiglio sociale ed economico delle Nazioni Unite, dopo che a maggio era stato diffuso il rapporto del segretario generale con il lancio di una nuova strategia di sviluppo sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) previsti in Agenda 2030.
Dal canto suo L’Unione europea (UE) ha svolto un ruolo guida nel processo che ha portato all’adozione dell’Agenda 2030 e proprio a giugno 2017 il Consiglio europeo ha ribadito il forte impegno dell’UE nel conseguire lo sviluppo sostenibile in tutte e tre le dimensioni (economica, sociale e ambientale). Adesso i processi di attivazione sono destinati ad accelerare perché la Commissione europea dovrà stabilire, entro la metà del 2018, una strategia di attuazione completa di tempistiche, obiettivi e misure concrete per attuare l’Agenda 2030 in tutte le politiche dell’UE.
È evidente come nel concetto di sostenibilità che si va delineando anche a livello di policy pubbliche sia insito anche quello di responsabilità e libertà secondo la definizione che per primo ha dato Amartya Sen nel cosiddetto Rapporto Sarkozy del settembre 2009 (scritto con Joseph Stiglitz e Jean-Paul Fitoussi). Per l’economista indiano il collegamento tra sostenibilità, capacità di governance e democrazia è imprescindibile. L’enfasi attribuita al ruolo della cittadinanza (citizenship o cittadinanza attiva) nelle politiche di tutela dell’ambiente costituisce un’ulteriore conferma della convinzione di Sen dell’esigenza di ripensare ed arricchire il concetto di sostenibilità attraverso la chiave di una “libertà sostenibile”.
Con Amartya Sen si compie l’ultimo miglio per comprendere e dare una forma piena a ciò che deve essere salvaguardato e dove possibile sviluppato per la prossima generazione. E non si tratta della possibilità di soddisfare bisogni o assicurare standard di vita, ma di garantire la “libertà sostanziale sostenibile” che implica la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita e di dare alla prossima generazione la possibilità di godere della stessa libertà di cui godiamo noi. E questa libertà include anche il prendersi cura dell’ambiente e dell’ecosistema, il combattere le diseguaglianze di genere e di reddito e la tensione verso un contributo attivo ai processi di sostenibilità.
La partecipazione efficiente verso un mondo sostenibile è ormai centrale anche nella gestione di impresa per creare valore condiviso con tutti gli stakeholder in modo duraturo nel tempo, misurare le decisioni di business analizzando tutti gli impatti, non solo economici, che determinano avendo come obiettivo una diversa prospettiva di sviluppo e una governance moderna e sostenibile.
Per il gruppo Unipol questo ha significato adottare un approccio di lungo periodo capace di creare valore con una serie di iniziative che potremmo sintetizzare in tre grandi aree:
È, dunque, importante inquadrare la sostenibilità nell’orizzonte più ampio della dignità umana, della morale sociale e degli stessi principi cattolici, come ribadito a più riprese nell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco che ha invitato ad un uso non scontato e abitudinario del termine “sostenibilità”. Per questo è necessario sollecitare tutti a fare la loro parte per trovare forme di sviluppo sostenibile ed equo, nel quadro di una concezione più ampia della qualità della vita.