Dove nasce la cultura occidentale

Society 3.0


Dove nasce la cultura occidentale

L’individualismo, l’anonimato, la contaminazione tra diversi in un contesto urbano sono il pavimento della nostra società secondo la teoria dalle mille domande del biologo dell’età evolutiva Joseph Heinrich.

L’individualismo, l’anonimato, la contaminazione tra diversi in un contesto urbano sono il pavimento della nostra cultura secondo la teoria dalle mille domande del biologo dell’età evolutiva Joseph Heinrich.

Ci sono libri strani, di quelli che, pure se non piacciono a chi li legge, sono destinati a far parlare a lungo di sé. È il caso di Armi, acciaio e malattie, per esempio, dell’antropologo Jared Diamond; oppure di Sapiens, il capolavoro di Yuval Noah Harari. Questi libri affascinano e intrappolano nel loop di una discussione infinita perché sono quasi arroganti nella loro pretesa: niente meno che favorire, spesso con un’inevitabile spiegazione mono-causale da sintetizzare in qualche centinaio di pagine, una sorta di teoria del Tutto che, partendo dai primi ominidi, arrivi alla nostra cultura iperconnessa di uomini cyborg. Per Harari la chiave di tutto sta nella cooperazione strategica mentre Diamond individua nell’ambiente e nella geografia i fattori determinanti dello sviluppo e del dominio della cosiddetta cultura occidentale.

Ora un altro librone prova a fare la stessa cosa cercando di spiegare da dove arriva la psicologia, se ne esiste una, che contraddistingue la western culture. The WEIRDest People in the World: How ​the West Became Psychologically Peculiar and Particularly Prosperous di Joseph Heinrich inserisce la stranezza già nel titolo.

Weird, che in inglese possiamo tradurre appunto con strano, diventa un acronimo che condensa le caratteristiche della psicologia occidentale: “Western, educated, industrialized, rich, democratic“. Occidentali, istruiti, industrializzati, ricchi e democratici. È questo che fa della psicologia occidentale un elemento peculiare e che si contrappone alle altre culture, tipicamente intrise di una visione più olistica. Heinrich è direttore del Department of Human Evolutionary Biology presso la prestigiosa Università di Harvard, ed è un teorico dell’evoluzione culturale che, per capirci, è tra gli studiosi che ritiene come per la trasmissione di norme sociali e comportamenti la genetica conti poco o, più precisamente, pesi allo stesso modo dei fattori ambientali.

Ma da dove arriva la psicologia Weird, secondo Heinrich? La risposta è: dalla cultura, ma prima che pensiate che si tratti di un’idea banale, vale la pena sottolineare come nelle pagine dello studioso l’accezione di cultura vada intesa in modo estremamente ampio e del tutto sganciato dai contributi di singole menti brillanti allo sviluppo del pensiero.
Queste sono piuttosto la conseguenza e non la causa di un processo culturale che vede la sua origine nell’impersonal prosociality, la pro-socialità impersonale tipica dei paesi occidentali che è, secondo Heinrich, il motore di tutto.
Il libro, oltre a citare molteplici studi di cui lo stesso Heinrich e colleghi sono tra i maggiori contributori, si snoda narrativamente attorno a un episodio storico raccontato in modo superbo e che viene considerato il big bang della psicologia Weird.

Correva l’anno 597 dell’era cristiana e l’allora pontefice Gregorio I decise di inviare una delegazione, guidata dal monaco Agostino di Canterbury, in Inghilterra per convertire il re Ethelbert di Kent. Fu quello il momento in cui la Chiesa Cattolica, prevalentemente per dare il la a un business model che spezzasse la trasmissione del patrimonio all’interno di una singola famiglia a favore, piuttosto, dei più poveri (leggi: la stessa Chiesa Cattolica che ovviamente faceva da intermediario), promosse e anzi impose una nuova politica dei matrimoni, che Heinrich battezza lo smantellamento dell’MFP (“marriage family program“). Fino al sesto secolo, infatti, l’istituzione cardine di ogni società era stata la famiglia, vero motore di aggregazione sociale che presiedeva anche all’organizzazione dei matrimoni, del tutto combinati e che non impedivano di sposarsi a cugini, figli con matrigne rimaste vedove e, in generale, chiunque avesse legami di sangue.

Con la decisione di Gregorio I, iniziò invece una lotta feroce contro questa forma di istituzione e a favore del matrimonio consensuale (“Sì, lo voglio”), con il risultato di spezzare i legami di mutua obbligazione tipici dell’unità familiare.
Secondo Heinrich, quello fu il motore di tutto: l’individualismo, l’anonimato, la contaminazione tra diversi in un contesto urbano, divennero il pavimento su cui si svilupparono rule of law e proprietà privata. Lo sforzo di scardinare le leggi dell’organizzazione politica fu seguito poi dal progetto di investigare quelle universali della natura (dunque, la scienza). Di cui l’origine del metodo e dell’epistemologia moderna.
Secondo Heinrich, il protestantesimo è la religione ispiratrice di WEIRD e lui stesso riconosce il debito nei confronti delle teorie di Max Weber. Oltre il sociologo tedesco, tuttavia, vengono presentati davvero molti dati di psicologia sperimentale e ci si sofferma, guarda un po’, “sull’enigma Italia”: perché infatti, se la Chiesa cattolica fu di fatto motore dello sviluppo occ​identale, il nord del paese presenta un contesto culturale più simile al nord Europa mentre le regioni meridionali sembrano legate a un altro sistema culturale?
La risposta di Heinrich è grezza ma empirica: in realtà fino all’undicesimo secolo l’Italia meridionale si sviluppò all’interno di un sistema culturale moresco e sotto l’egida, piuttosto, della chiesa ortodossa. Un dato è, oggi, quanto meno interessante: i matrimoni tra cugini nelle regioni del sud sono in numero dieci volte superiore a quello che si registra nel nord Italia.
WEIRD, come detto, è un libro strano: si finisce con mille domande e senza precisamente l’idea di una teoria conclusiva. Gli va dato tuttavia il merito di seminare dubbi che germogliano come intuizioni e spunti interessanti, all’interno di un approccio evolutivo che è sicuramente di grande spessore intellettuale.

​Laurea e PhD in Economia, si occupa di economia sperimentale, di qualità della vita e felicità. Collabora con diverse testate di divulgazione scientifica come lavoce.info, Gli Stati Generali, Infodatablog, Il Sole 24 Ore e ha una passione per la comunicazione scientifica in ambito economico. Responsabile scientifico del progetto AppyMeteo insieme ad Andrea Biancini, insegna economia sperimentale alla Scuola Enrico Mattei e collabora con diverse università. È​ iProf di Economia della felicità su Oilproject.​