La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Dalla Mesopotamia a oggi, lo straordinario viaggio all’interno della scienza del clima raccontato da Gianluca Lentini. Un percorso di conoscenza anche di noi Sapiens.
Clima è una parola entrata nel nostro lessico quotidiano anche con troppa fretta, così tanto, forse, dall’indurre un atteggiamento passivo quando in una frase essa compare tra le altre: quale sarà il clima del prossimo weekend? Il clima di casa è troppo freddo. Il clima sta cambiando per effetto dell’attività umana. Il clima di questa riunione è gelido, visto che spesso utilizziamo l’espressione anche con riferimento ai sentimenti.
La parola clima in greco faceva riferimento inizialmente all’inclinazione, quella dell’asse terrestre, “l’angolo che il Sole forma con la Terra, diverso a seconda delle latitudini e delle diverse stagioni, e delle fasce latitudinali caratterizzate da diversi angoli d’inclinazione del Sole nelle diverse stagioni, fasce latitudinali a loro volta chiamate climi”. Un termine geometrico che catturava la natura stabile del rapporto di Sapiens con l’ambiente circostante.
Gianluca Lentini ha scritto un libro di cui si sentiva il bisogno, Storie del clima (Dalla Mesopotamia agli Esoplaneti), edito da Hoepli, per raccontare in modo magistrale e da una prospettiva unica la storia della climatologia, la scienza del clima, partendo da un lontanissimo passato e spingendosi fino alle ricerche astrofisiche di frontiera che cercano tracce di vita fuori dal pianeta Terra proprio studiando il clima di nuovi pianeti lontani.
Il viaggio di Lentini ha il merito di identificare alcune costanti di grande importanza: prima di tutto, il fatto che da sempre Sapiens si interroghi sulla natura e sul ruolo del clima. Nei millenni trascorsi e con il progresso scientifico la raccolta di dati si è chiaramente raffinata e così è avvenuto con la ricerca climatologica, ma da sempre gli esseri umani tentano di comprendere il mistero che li circonda.
Ecco dunque alcuni aspetti che, pur nella loro natura primordiale, mostravano già presso le antiche civiltà alcuni tratti comuni anche agli scienziati odierni: la regolarità e la sistematicità delle osservazioni, per esempio, così come l’idea che esista un rapporto profondo, e quasi deterministico, tra la natura e il clima da un lato e le caratteristiche di una società e della nostra vita dall’altra. Questo determinismo poteva assumere la forma di osservazione dei venti con l’idea di predire la fortuna di un re o l’esito di una battaglia oppure, all’interno della civiltà greca, con la concezione più razionale di un rapporto di stretta relazione tra fasce climatiche e caratteristiche, anche di valori sociali e di carattere, di una popolazione.
Alla fine Lentini ci accompagna in questo straordinario viaggio all’interno della scienza del clima con l’idea che Sapiens, di fatto, cerchi da millenni di raccontarsi una storia capace di unire i puntini, di collegare in una relazione di causa-effetto una catena di eventi.
La rivoluzione copernicana sta proprio nel discorso scientifico moderno, sviluppatosi a partire dall’Ottocento, che inverte la direzione: se nei secoli precedenti il clima immutabile era visto come una condizione immanente e ci si chiedeva quali fossero gli effetti delle variabili climatiche sulla vita di un essere umano o di una società, la scienza moderna ha invece introdotto lo studio e l’investigazione dei modi in cui è Sapiens a intervenire sul clima modificandolo, anche a rischio e pericolo dell’intera specie.
Così le foreste, un tempo considerate variabili locali su cui l’uomo poteva esercitare l’ingegno per modificare il clima a suo favore, riducendo gli effetti nefasti dell’umidità o dei miasmi delle paludi, oggi sono un elemento fondamentale del sistema climatico, da preservare per la cattura dei gas clima-alteranti e per mantenere l’equilibrio nella biosfera.
Il fascino del libro di Lentini sta proprio nel descrivere con una notevole ricchezza di informazioni questo rapporto continuo tra uomo e ambiente, nell’interazione con il clima e nella co-evoluzione millenaria da un’idea narcisistica di un pianeta al nostro servizio a quella più umile e moderna in cui la climatologia diventa e può diventare la scienza della protezione del pianeta Terra.
Il volo d’uccello che passa dalla misurazione a scopo divinatorio di piogge e venti, alla meteorologia pragmatica che aiutava a preparare una battaglia sul campo o un viaggio di una nave su rotte sconosciute, alla nascita della scienza moderna che sviluppa i modelli numerici capaci di misurare l’impatto antropico sul riscaldamento globale e sull’effetto serra con una complessità di calcolo crescente, per arrivare infine alla climatologia eso-planetaria che cerca nelle atmosfere dei corpi celesti tracce di vita al di fuori della Terra, è un modo bellissimo di informare e soprattutto di fare cogliere al lettore generalista la delicatezza e il fascino di una materia ormai al centro dell’agenda politica e della nostra vita di tutti i giorni.