Sei consigli per difenderci dalla plastica
La plastica è presente nella nostra vita quotidiana da oltre settant’anni ed è così fondamentale che la diamo per scontata senza renderci conto della sua pervasività. Secondo
Sono tanti gli scienziati convinti di riuscire a trovare il farmaco per l’immortalità. Nel frattempo il cibo e una buona alimentazione rappresentano il primo passo per l'elisir di lunga vita. Changes ne ha parlato con Valter Longo.
Sono tanti gli scienziati convinti di riuscire a trovare il farmaco per l’immortalità. Nel frattempo il cibo e una buona alimentazione rappresentano il primo passo per l’elisir di lunga vita. Changes ne ha parlato con Valter Longo.
«Tutti possono vivere bene, nessuno ha il potere di vivere a lungo». Chissà se il filosofo romano Seneca, famoso per essere stato precettore dell’imperatore Nerone, sarebbe disposto a rivedere questa sua celebre frase di fronte ai passi in avanti compiuti dalla medicina nel Novecento e nel nuovo millennio? Forse, infatti, dovrebbe ricredersi leggendo i risultati di una ricerca della Tilburg University, in Olanda, secondo cui grazie alle conquiste scientifiche la longevità umana si fermerà a 115 anni. Un dato che già oggi, a ben guardare, non sconvolge più nessuno in considerazione del numero di centenari nel mondo, circa mezzo milione (20mila soltanto in Italia). Eppure, nonostante tutto, il limite dei 115 anni ha fatto discutere, non perché sia considerato un obiettivo irraggiungibile ma per il motivo opposto. E sì perché alcuni scienziati proprio non ci stanno a fissare un tetto e conducono studi e analisi che puntano a dimostrare la possibilità per l’essere umano di ottenere l’elisir di lunga vita e comunque ben oltre i 120 anni. A dirlo pubblicamente è stato un noto scienziato statunitense, James Vaupel, direttore del Max Planck Institute for Demographic Research di Rostock, in Germania.
Un visionario? Non proprio, visto e considerato il numero di ricerche, studi, attività che da anni cercano di fornire alla tesi dell’”immortalità” solide basi scientifiche. Un dato su tutti: i farmaci allo studio contro l’invecchiamento sono in questo momento 418. A censirli un team di scienziati britannici della Biogerontology Research Foundation (Bgrf) e dell’università di Liverpool, in Gran Bretagna. Quello della longevità è ormai anche un vero e proprio business nel quale si stanno tuffando a capofitto non solo le multinazionali del farmaco ma anche altre realtà imprenditoriali che con il benessere fisico hanno poco a che fare. Fra i principali investitori nel settore della ricerca dell’elisir di lunga vita compaiono imprese del calibro di Amazon, che come parte di una cordata da investitori, ha finanziato una ricerca per sviluppare un farmaco contro l’artrosi con l’obiettivo dichiarato non solo di migliorare, ma soprattutto di allungare la vita dei pazienti.
Le pagine della cronaca scientifica riportano poi innumerevoli esempi di iniziative che puntano a scovare la pozione dell’eterna giovinezza. Non sono poche, come prevedibile, quelle che sollevano spinose questioni di carattere etico. Questo è il caso di Ambrosia LCC, società statunitense con sedi a San Francisco, in California, e a Tampa, in Florida, che offre a beneficiari over 35 trasfusioni di plasma donato da individui under 25 promettendo effetti positivi sia a livello mentale sia fisico. Mancano però evidenze scientifiche al riguardo.
Ha invece da poco incassato il via libera alla sperimentazione umana, che inizierà nel 2018, un farmaco per l’elisir di lunga vita a base di metformina, di solito usata nel trattamento del diabete. Gli scienziati del Buck Institute for Research on Aging, in California, coordinati da un guru della ricerca anti-aging come lo scozzese Gordon Lithgow, hanno dimostrato, per ora soltanto sugli animali, che è possibile frenare l’invecchiamento cellulare. «Se il processo di invecchiamento viene rallentato, rallentando così tutte le malattie e le patologie connesse all’età, si tratterebbe di un fatto rivoluzionario. Non è mai successo prima. Per 25 anni – spiega Lithgow – ho fatto ricerche sull’invecchiamento e l’idea di testate sull’uomo un farmacoanti-age finora è stata inconcepibile. Ma ci sono tutte le ragioni per credere che tutto questo possa esser possibile».
Su un punto c’è un accordo quasi unanime: se c’è una cosa in grado di farci vivere più a lungo e meglio, senza creare infinite diatribe fra scienziati, quella è di certo una dieta equilibrata e sana. Non ha dubbi al riguardo Valter Longo, genovese di nascita e statunitense di adozione, biologo e ricercatore specializzato in Biochimica e Neurobiologia all’University of Southern California e direttore del programma di Oncologia e longevità dell’IFOM – Istituto di Oncologia Molecolare di Milano. Il suo nome è famoso per essere stato l’inventore di un regime alimentare in grado, secondo le ultime evidenze, di ringiovanire l’organismo, chiamata dieta mima-digiuno. Da seguire sotto l’osservazione di un nutrizionista, questa dieta prevede il consumo di determinati alimenti per un apporto calorico compreso fra 800 e 1000 calorie al giorno per cinque giorni.
«La mia dieta mima-digiuno – ci spiega Longo – è stata sperimentata su un centinaio di persone ma a oggi è stata utilizzata già da oltre diecimila pazienti in Italia, Inghilterra, Stati Uniti. Può essere seguita ogni 3-6 mesi ma nel caso di specifici problemi, come colesterolo alto, ipertensione, diabete, può essere adottata anche ogni mese, sempre sotto il controllo di un nutrizionista e del medico curante».
Gli effetti agirebbero a livello cellulare con un’efficacia anti-aging. «Lo scopo della dieta mima-digiuno – continua Longo – è di attivare una serie di meccanismi molecolari che portino sia alla rigenerazione cellulare, sia a quella intracellulare, eliminando componenti danneggiati e potenzialmente pericolosi. Si è osservato che il basso apporto calorico, e il consumo di una specifica varietà di alimenti contenuti in un kit alimentare che contiene zuppe di verdure, barrette di frutta secca, integratori, hanno avuto proprio questo effetto. Quando si simula il digiuno come in questo caso, il corpo cerca di risparmiare energia e ricicla molte delle cellule di cui non ha bisogno, iniziando proprio da quelle danneggiate. La risposta è stata molto positiva: i pre-diabetici, per esempio, hanno registrato livelli di glicemia nella norma. Un risultato raggiunto di fatto continuando ad assumere cibo».
Non solo dieta mima-digiuno però: l’elisir di lunga vita è il risultato anche di un corretto regime alimentare quotidiano che unito al ciclo di ridotta assunzione calorica una volta ogni tre/sei mesi, ci consentirà di vivere un maggior numero di anni e soprattutto in salute. Su questo punto Longo insiste molto sottolineando che « gran parte dei centenari, dalla Sardegna a Okinawa, in Giappone, mangiano tante verdure e poca carne, e usano molto olio di oliva. Inoltre concentrano i pasti nell’arco di dodici ore. Dovremmo seguire il loro esempio e sostituire le proteine di origine animale, salvo il pesce che va consumato due/tre volte a settimana, con quelle contenuti nei legumi. La carne va poi reintrodotta dopo i 65 anni per mantenere il tono muscolare».
La vera sfida è quella di dimostrare come questo regime alimentare fatto di buone abitudini e intervellato dalla dieta mima-digiuno sia in grado di sostituire i farmaci assolvendo oltre a una chiara funzione preventiva una anche terapeutica. Le prime evidenze, spiega Longo, promettono bene.
Tornando a soluzioni ai confini con la fantascienza c’è poi l’ibernazione, pratica molto diffusa in particolare negli Usa e in pochi altri Paesi al mondo come la Russia. Le società specializzate si contano sulle dita di una mano: negli Usa operano la Alcor ed il Cryonic Institute, nella Federazione russa invece la Cryorus. In ampi spazi dove spiccano grandi contenitori di azoto liquido sono conservati i corpi di persone che una volta morte hanno deciso di essere ibernate a meno 196 gradi nella speranza che la scienza compia dei passi da gigante tali da essere in grado di ripristinare le funzioni vitali.
In Italia, invece, sempre parlando di ibernazione, si sta cercando di simulare una sorta di letargo indotto con lo scopo di curare meglio i tumori. I primi risultati, sugli animali, sono stati presentati negli Stati Uniti, a Boston, nel convegno dell’Associazione Americana per l’avanzamento delle scienze.
Marco Durante, dell’Università di Trento e direttore dell’Istituto di Trento per le applicazioni della fisica fondamentale (Tifpa) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) spiega che è stato osservato come nello «stato di ibernazione i tessuti diventano più resistenti alle radiazioni perché perdono ossigeno e di conseguenza non possono formarsi i radicali liberi, dannosi per il Dna. Nel caso dei tumori, diventa possibile aumentare la dose della radioterapia senza paura di danneggiare le cellule sane». La ricerca potrebbe anche avere ricadute importantissime anche in funzione dei prossimi viaggi di lunga durata nello spazio, per esempio per raggiungere Marte. L’ibernazione indotta con un farmaco, infatti, permetterebbe all’organismo degli astronauti di sopportare senza rischi per la salute il bombardamento dei raggi cosmici durante il volo verso Marte aprendo di fatto la strada all’esplorazione dello spazio più profondo e remoto.