I superbatteri nemici globali

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I superbatteri nemici globali

I batteri resistenti ai farmaci rischiano di fare oltre 10 milioni di vittime entro il 2050. Il punto di vista dell’esperto dell’Istituto superiore di sanità.

A photo of different medicinal drugs, tablets and pills on blue background.

I batteri resistenti ai farmaci rischiano di fare oltre 10 milioni di vittime entro il 2050. Il punto di vista dell’esperto dell’Istituto superiore di sanità .

L’emergenza sanitaria del futuro si chiama farmacoresistenza. Secondo un recente rapporto dell’Onu ogni anno muoiono nel mondo 700mila persone a causa di infezioni resistenti agli antibiotici. In pratica è come se una città italiana di medie dimensioni scomparisse del tutto. Un’emergenza che secondo gli esperti del Palazzo di Vetro potrebbe diventare drammatica e toccare nel 2050, in assenza di seri provvedimenti, la cifra monstre di 10 milioni di morti complessivi.

Il problema, scrive lo UN Ad hoc Interagency Coordinating Group on Antimicrobial Resistance (Iacg), riguarda diversi tipi di infezione. I batteri più “refrattari” all’azione dei farmaci utilizzati per combatterli sembrano essere quelli responsabili della tubercolosi. Stando ai numeri, infatti, proprio questi batteri pretenderebbero un tributo di 230mila vite ma l’emergenza è legata anche alle infezioni del tratto respiratorio, sessuali e derivanti da pratiche mediche invasive.

La conferma arriva dal professore Giovanni Rezzadirettore del Mipi, il Dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di sanità: «L’allarme dell’Oms riguarda gli antimicrobici, gli antibiotici ma anche i chemioterapici che di solito si usano per combattere la tubercolosi, gli antivirali, come quelli utilizzati nelle terapie di contrasto all’Hiv e gli antimicotici. Per quanto riguarda l’Italia il problema è legato in particolare all’antibiotico-resistenza. Si pensi che un terzo di tutte le infezioni legate alla resistenza a questo tipo di farmaci dell’intero continente europeo si registra proprio nel nostro Paese».

A livello internazionale, il 63% delle infezioni da superbatteri risulta correlato all’assistenza sanitaria e sociosanitaria. In Italia, secondo l’Istituto superiore di sanità, su 9 milioni di ricoveri ogni anno si riscontrano da 450mila a 700mila casi di infezioni ospedaliere (5-8% del totale degenti). Sul banco degli imputati c’è in primo luogo il mancato rispetto dei protocolli medici e spesso delle più elementari norme igieniche come, paradossale ma vero, lavarsi accuratamente le mani.

«L’abuso di antibiotici – continua Rezza – è tipico anche degli allevamenti intensivi dove in questi ultimi anni si è registrata una crescente farmacoresistenza. Fino a questo momento non è possibile quantificare il legame con l’antibioticoresistenza umana ma è altrettanto difficile escludere qualsiasi influenza. I batteri, anche quelli resistenti, non sono confinati in un luogo e sono in grado di superare le barriere di specie. Per questo è fondamentale rispettare le prescrizioni mediche e usare gli antibiotici solo quando è necessario, sia quando si tratta di esseri umani sia quando parliamo di animali. Abbiamo bisogno di questi farmaci che sono fondamentali per la nostra salute e quindi è indispensabile fare in modo di preservarne l’efficacia. Intanto si stanno mettendo a punto dei vaccini contro i germi antibioticoresistenti per cercare di proteggere la popolazione ospedaliera ad alto rischio».

La resistenza ai farmaci, oltre a rappresentare un vero rischio per la nostra salute, presenta un costo elevatissimo anche dal punto di vista economico. L’Oms lo ha quantificato in qualcosa come 3,5 miliardi di dollari ogni anno. Sempre secondo le Nazioni Unite se non si metteranno in campo azioni coordinate a livello globale la farmacoresistenza potrebbe essere la causa principale di una crisi economica altrettanto grave di quella del 2008 e gettare nella povertà, entro il 2030, qualcosa come 24 milioni di persone nel mondo.

Un altro aspetto del problema riguarda l’approvvigionamento di risorse alimentare in un mondo sempre più popolato. La diffusione di microrganismi resistenti, infatti, potrebbe mettere a serio rischio i raccolti. «Le raccomandazioni del rapporto riconoscono che gli antimicrobici sono fondamentali per salvaguardare la produzione alimentare, la sicurezza e il commercio, così come la salute umana ed animale, e promuovono chiaramente un uso responsabile in tutti i settori», ha confermato José Graziano da Silvadirettore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). «I paesi possono promuovere sistemi alimentari sostenibili e pratiche agricole che riducono il rischio di resistenza antimicrobica, lavorando insieme per promuovere valide alternative all’uso degli antimicrobici, come indicato nelle raccomandazioni del rapporto». La buona notizia è che la soluzione, sempre secondo il report del Palazzo di Vetro, è a basso costo. Se ogni persona nei paesi ad alto e medio reddito investisse 2 dollari all’anno nella lotta alla farmacoresistenza, si potrebbero trovare molto velocemente soluzioni efficaci.

Intanto l’Italia ha deciso di correre ai ripari con il progetto SPinNCAR (Supporto al Piano Nazionale di Contrasto Antibioticoresistenza) il Sistema operativo del Ssn per lo sviluppo degli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR). Il Sistema ha l’obiettivo di affrontare il nodo della farmacoresistenza, con particolare riferimento agli antibiotici, negli ambiti umano, animale e ambientale nell’ottica cosiddetta “One Health”.  Il cuore dell’iniziativa è rappresentato dall’implementazione di una piattaforma informatica coordinata dall’Iss che consentirà di mettere a disposizione dell’intera comunità scientifica i risultati conseguiti nella lotta a questo fenomeno permettendo di monitorare e quindi di mettere in evidenza i punti di forza e di debolezza della strategia di contrasto.  

Giornalista, vivo di e per la scrittura da quattordici anni. Cresco nelle fumose redazioni di cronaca che abbandono per il digitale dove perseguo, però, lo stesso obiettivo: trasformare idee in contenuti.​