Perché non possiamo fare a meno di Taiwan
Una storiella americana – quasi una leggenda metropolitana perché di difficile attribuzione – racconta di una grande impresa manifatturiera, probabilmente una cartiera di Chic
Il capoluogo piemontese torna alla ribalta della storia automobilistica con un progetto sperimentale di un tracciato cittadino per veicoli senza autisti.
Torino torna alla ribalta della storia automobilistica con un progetto sperimentale di un tracciato cittadino per veicoli senza autisti.
Nel futuro le strade saranno percorse da auto senza conducenti. È possibile? E quanto questo futuro diventerà realtà? Sono solo alcune delle domande che da alcuni anni fanno capolino nelle discussioni all’interno e all’esterno del settore automobilistico. La storia delle auto a guida autonoma è comunque lunga così come lunga sarà la strada da percorrere prima che per le strade si possano vedere veicoli oggi protagonisti di film da fantascienza o di fiction televisive. Del resto, chi non conosce la mitica KITT della serie tv Supercar dei primi anni ’80?
Del resto, l’idea delle auto a guida autonoma affonda le sue radici fino a un altro mitico personaggio come Leonardo Da Vinci. Sono in molti a ritenere che il suo progetto di carro semovente rappresenti l’antenato dell’automobile del futuro. Nell’epoca moderna i primi esperimenti di veicoli senza conducente risalgono perfino agli anni ’20 ma è dagli anni ’70 che si inizia a fare sul serio tra Giappone e Stati Uniti seguiti a ruota dall’Europa negli anni ’90 con i primi esemplari ingegnerizzati dalla Mercedes in collaborazione con Ernst Dickmanns, ingegnere tedesco considerato il pioniere della guida autonoma grazie ai suoi studi prezzo la Bundeswehr Universität di Monaco di Baviera. I veicoli senza conducente iniziano però a diventare oggetto di sperimentazioni “pubbliche” nell’ultimo decennio e sono sempre gli Stati Uniti ad assumere un ruolo guida anche per effetto dell’intraprendenza di alcune grandi realtà della Silicon Valley, a partire da quella Google diventata perfino uno spauracchio per l’intero settore automobilistico. Proprio Google ha lanciato da poche settimane il suo servizio commerciale di robotaxi nella città di Phonix, in Arizona, utilizzando una flotta di Chrysler Pacifica sulla base di un accordo di collaborazione con il gruppo Fca. Gli europei, per quanto in ritardo, non stanno comunque a guardare. Chi più chi meno, tutti i grandi produttori hanno fatto il loro ingresso sul campo e anche le istituzioni europee stanno iniziando a muoversi per non accumulare ulteriore ritardo. In questo quadro l’Italia non sfigura come potrebbe sembrare alla luce della cronica arretratezza nel campo dell’innovazione. Anzi. Tralasciando l’impegno del Centro Ricerche FCA di Torino, basti pensare a come all’Università di Parma, grazie alle idee di Alberto Broggi, sia nata la VisLab, tra le prime in Europa a testare veicoli senza conducente al punto da aver attratto l’interesse dell’azienda statunitense di microprocessori Ambarella.
E sempre in Italia è partito un grande progetto che potrebbe rinnovare lo status di Capitale dell’Auto per la città di Torino. Il Comune ha infatti firmato un protocollo d’intesa con il Ministero dei Trasporti per avviare la sperimentazione dei veicoli a guida autonoma lungo un tracciato cittadino. I test, che rientrano all’interno di una piattaforma per l’innovazione promossa dalla giunta comunale con la partecipazione di numerose aziende e multinazionale, si concentreranno inizialmente in un’area diventata il centro dello sviluppo industriale italiano, quella Mirafiori indissolubilmente legata alla motorizzazione di massa dell’Italia del secondo dopoguerra. Per ora si tratta, comunque, di una fase di sperimentazione lontana dall’avere un impatto sulla vita dei cittadini per quanto la prima apparizione pubblica in città non sia stata di successo. Un veicolo dotato di sistemi di guida autonoma di livello 3, è passata infatti con il rosso come dimostrato da un video di uno dei passeggeri più “famosi”: il sindaco Chiara Appendino.
Nulla di eclatante comunque almeno rispetto a quanto avvenuto negli Stati Uniti, dove alcuni robotaxi sono diventati protagonisti di incidenti, anche con conseguenze tragiche. Rimane il fatto che a Torino hanno deciso di entrare in una partita dagli esiti ancora incerti e lontani nel tempo. Oggi sono ormai molti i modelli dotati di numerosi dispositivi sviluppati grazie ai test condotti in tutto il mondo per le auto a guida autonoma del futuro: basti pensare a tutte le funzioni di assistenza alla guida disponibili non solo in veicoli d’alta gamma ma a poco a poco anche in modelli di fasce basse.
Nel capoluogo piemontese, comunque, sono molte le aziende, del settore e non, che hanno deciso di affiancare gli sforzi dei decisori pubblici. Oltre al padrone di casa, il gruppo Fca, sono presenti la Magneti Marelli, la General Motors, la Italdesign del gruppo Volkswagen e la Mercedes. Partecipano anche l’Università e il Politecnico di Torino, l’azienda di trasporti locale Gtt, la Telecom e l’Intel, la Alfa Evolution Technology, la società del Gruppo Unipol costituita appositamente per studiare soluzioni tecnologiche innovative e servizi a supporto della mobilità, associazioni come l’Unione Industriali e quella del settore auto Anfia.
L’iniziativa è legata al decreto Smart Road del Ministero dei Trasporti ma potrebbe affiancarsi a un altro progetto che vede Torino candidarsi per diventare uno dei poli europei dell’innovazione nel campo della mobilità urbana. È il progetto Knowledge Innovation Community U-Move, una proposta di finanziamento presentata su iniziativa del Politecnico di Torino, allo European Institute of Technology per creare un ecosistema in grado di sviluppare, sperimentare e implementare in ambiente reale soluzioni di mobilità urbana volte a migliorare la vita degli utenti e la gestione del territorio. Anche in questo caso sono diversi i partner di rilievo: il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Genova, il Centre for Research and Technology Hellas – CERTH (Grecia), l’Eni, il Centro Ricerche Fiat, le Ferrovie dello Stato Italiane, l’Iveco, la Tim, le Regioni Piemonte e Liguria e le Città di Torino, Genova e Trento. L’obiettivo è candidare Torino ad un ruolo di riferimento all’interno di una rete europea di poli urbani innovativi per raccogliere e coordinare le migliori soluzioni per la mobilità urbana. La strada è comunque ancora lunga ma Torino è ancora una volta in prima fila nel futuro delle auto.