La casa che si smonta

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La casa che si smonta

L’architettura reversibile segna una rivoluzione nella progettazione e nella costruzione di edifici. Questo approccio è sostenibile e riduce l’impatto sull’ambiente.

Quello degli italiani per il mattone è un amore praticamente eterno. Quante volte, ammirando una costruzione antica, ci complimentiamo idealmente con chi l’ha progettata e costruita nei secoli (o addirittura millenni) precedenti? Eppure, oggi, considerando la necessità di porre un freno al consumo di suolo e la consapevolezza che le esigenze cambiano rapidamente nel tempo, la rivoluzione passa per un’edilizia fatta di edifici facilmente disassemblati, modificati o addirittura spostati con relativa semplicità. Di cosa parliamo? Dell’architettura reversibile che rappresenta una delle più interessanti rivoluzioni contemporanee nel campo della costruzione e della progettazione degli edifici. Questo approccio, centrato sulla flessibilità e la sostenibilità, non offre solamente la possibilità di modificare ed adattare gli spazi per soddisfare nuove esigenze, ma permette anche il disassemblaggio ovverosia lo smontaggio degli edifici e addirittura delle singole componenti, consentendo manutenzioni più semplici, il riutilizzo dei materiali recuperati e riducendo l’impatto ambientale.

Cos’è l’architettura reversibile?

L’architettura reversibile è un approccio progettuale che prevede edifici e strutture capaci di essere smontati e riassemblati o di subire modifiche sostanziali senza interventi invasivi. I progetti che si ispirano a questo tipo di architettura sono ideati pensando alla fine della vita dell’edificio, anticipando il riuso e riciclo dei materiali con la conseguente riduzione dei rifiuti. È un concetto che si allinea perfettamente ai principi dell’economia circolare, mirando a minimizzare l’impatto ambientale durante tutto il ciclo di vita dell’edificio.

Vantaggi dell’architettura reversibile

Volendo schematizzare i vantaggi offerti dall’architettura reversibile, è possibile mettere in evidenza i seguenti aspetti.

  1. Sostenibilità ambientale: minimizzando l’uso di risorse non rinnovabili e massimizzando il riutilizzo dei materiali, si riduce significativamente l’impronta ecologica degli edifici. Immaginate di voler cambiare il parquet e di poterlo fare semplicemente smontando i pannelli che potrebbero essere nuovamente utilizzati.
  2. Flessibilità funzionale: nel tempo, gli spazi possono essere adattati a diverse funzioni, rispondendo dinamicamente all’evoluzione delle necessità umane e commerciali. Pensiamo a pareti disassemblabili e spostabili che consentono di riadattare gli spazi.
  3. Riduzione dei costi: il riutilizzo dei materiali e la facilità di ristrutturazione consentono di ridurre i costi di demolizione e di ricostruzione e addirittura di trasformare i rifiuti in risorse. Torniamo all’esempio del parquet smontato: i tasselli recuperati possono essere addirittura rivenduti.
  4. Innovazione nel design: l’economia circolare nell’edilizia e nell’arredo sta stimolando la ricerca di nuove soluzioni costruttive e di materiali innovativi che possono essere facilmente assemblati e disassemblati e questa è una vera sfida per i designer!

Materiali e tecnologie il segreto della flessibilità

Al centro dell’architettura reversibile c’è l’uso di materiali e tecnologie che facilitano il montaggio, lo smontaggio ma anche la modularità e la flessibilità. Ecco alcuni esempi.

  • Strutture a bullone e a incastro: sistemi di montaggio che non richiedono saldature permanenti, permettendo un facile smontaggio. Un esempio? L’iconico Buga Wood Pavilion creato grazie a 17mila giunti ad incastro montati da innovativi robot.
  • Materiali modulari: pannelli di facciata, pavimenti e altri componenti costruttivi progettati per essere facilmente rimovibili e riutilizzabili hanno permesso la realizzazione del Floating Office di Rotterdam (struttura peraltro galleggiante, in risposta alle esigenze di resilienza al cambiamento climatico).
  • Tecnologia BIM (Building Information Modeling): essenziale per la pianificazione e la gestione degli edifici reversibili, permettendo di simulare ed ottimizzare il montaggio e smontaggio degli elementi costruttivi.

I progetti più innovativi

Oggi queste tecniche e tecnologie sono sempre più diffuse. Ecco alcuni esempi di tecnologie applicate all’architettura reversibile.

  1. WikiHouse è un progetto che propone sistemi costruttivi open-source per edifici completamente smontabili e personalizzabili. Utilizzando materiali come il legno – che anche è facilmente riciclabile e sostenibile – WikiHouse dimostra come la tecnologia possa supportare la costruzione sostenibile. Sul portale si legge, infatti, che i blocchi utilizzati nelle costruzioni di WikiHouse «possono essere smontati anziché demoliti e i blocchi possono essere riutilizzati o riciclati alla fine del loro ciclo di vita».
  2. Arup è un collettivo globale di designer, ingegneri ed esperti tecnici che ha realizzato a Londra un edificio interamente progettato secondo i principi dell’architettura reversibile. Ogni componente, arredi inclusi, è progettato per essere disassemblato e riutilizzato. Questo progetto è un eccellente esempio di come le innovazioni in architettura possano essere applicate in modo pratico. Come spiegato sul portale dedicato, l’obiettivo è superare il modello «prendi, costruisci, smaltisci” per poter invece “progettare senza sprechi e inquinamento». A tal fine Arup ha sviluppato il Circular Buildings Toolkit (CBT) per aiutare i progettisti, i clienti delle costruzioni e i proprietari di immobili a capire come adottare questo modo molto più sostenibile di produrre l’ambiente costruito. Non a caso tra i partner si registra la Ellen Macarthur Foundation ovverosia la fondazione maggiormente esperta di economia circolare.
  3. Cargo-tecture. Tra gli esempi di architettura reversibile vi è quella che nasce dal riuso dei container marittimi, ovviamente dopo che tali “giganti d’acciaio” siano stati dismessi ed opportunamente messi in sicurezza. La cargo-tecture è una forma di architettura flessibile e modulare che prevede la combinazione di più container che possono successivamente essere disassemblati o, al contrario, che possano prevedere l’aggiunta di moduli in risposta alle mutate esigenze.

Specializzata su temi ambientali e sui new media. Co-ideatrice del premio Top Green Influencer. È co-fondatrice della FIMA e fa parte del comitato organizzatore del Festival del Giornalismo Ambientale. Nel comitato promotore del Green Drop Award, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2018 ha vinto il prestigioso Macchianera Internet Awards per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all'economia circolare. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione e docenza sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.