Accendiamo la luce sul futuro
La serie di fantascienza Star Trek è ambientata nell’anno 2264. Gli esseri umani viaggiano nella galassia insieme agli alieni, aiutati da computer, propulsione più veloce d
Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad un trend di netta accelerazione per quanto riguarda l’impatto delle innovazioni tecnologiche nel settore assicurativo. Prima fra tutte quella dell’Internet of Things che ha sostanzialmente ridefinito il settore.
Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad un trend di netta accelerazione per quanto riguarda l’impatto delle innovazioni tecnologiche nel settore assicurativo. Prima fra tutte quella dell’Internet of Things che ha sostanzialmente ridefinito il settore.
Guidate dalla diffusione di dispositivi sempre più “intelligenti”, le compagnie hanno iniziato a lanciare “prodotti connessi” per offrire servizi estesi in linea con i bisogni evoluti di clienti sempre più esigenti. Un trend in crescita che, in un settore tradizionale come l’Auto, vede i premi globali “connessi” passare da 7,8 miliardi di euro nel 2015 a 50 miliardi di euro nel 2020 (CAGR15-20 +45%) e, nello stesso periodo, un numero di polizze “connesse” che passa da 12,3 milioni a 96,9 milioni. Il nostro Paese conferma il suo primato con 4,5 milioni di polizze telematiche e una penetrazione del 16,2% nel 2016, attesa a 30,8% entro il 2020. Business meno maturi come Casa e Persona non sono esenti da questo fenomeno: entro il 2020 il 40% dei consumatori mondiali acquisterà device connessi per la casa o per monitorare la propria salute.
Questa rapida evoluzione ha contribuito al proliferare di start-up ed investimenti legati all’innovazione tecnologica assicurativa (c.d. InsurTech). Tra il 2014 ed il 2016 il valore globale degli investimenti InsurTech è infatti passato da 870 milioni di dollari a circa 1,70 miliardi di dollari.
Solamente nell’ultimo anno questo dato è cresciuto del 27%, passando da 1,24 miliardi di dollari nel 2015 (se non si considerano gli investimenti “straordinari” nell’americana Zenefits e cinese Zhong An Insurance) a 1,69 miliardi di dollari nel 2016. A questo segue il notevole aumento del numero di accordi sottostanti a tali investimenti, che nell’ultimo anno è aumentato più del 40%.
Come spesso accade, a fare da apripista è stato il mercato statunitense, che nel 2016 ha veicolato oltre l’80% degli investimenti InsurTech. Un primato guidato da casi di successo ormai noti come Trov per l’Instant Insurance, Beam Tecnologies nel Connected Wellness, o MetroMile nel Car Sharing.
Caratterizzata da una regolamentazione distante da modelli incentivanti come quelli anglosassoni, l’Italia viaggia ad un ritmo più contenuto (rappresenta meno del 2% degli investimenti InsurTech globali). Il mercato è comunque caratterizzato da fermento ed interesse, che fanno ben sperare in ottica prospettica. Si può partire, innanzitutto, dai vincitori dell’ultima edizione della “Open-F@b Call4ideas” (il contest sponsorizzato da BNP Paribas Cardif in collaborazione con Polihub): Amyko, che ha sviluppato un wearable device in grado di archiviare tutte le informazioni medico-sanitarie dell’utente; SPIXII che ha ripensato l’esperienza di acquisto grazie all’utilizzo diffuso di chatbot nell’interazione con il cliente; D-Heart, che sempre in ambito Salute ha sviluppato infine un elettrocardiogramma da collegare direttamente allo smartphone.
A questi esempi si aggiungono altri casi assicurativi come Neosurance (che offre soluzioni “Instant” facendo leva sul mobile tramite proposizioni “push”), la padovana Floome (che ha sviluppato un etilometro da collegare direttamente allo smartphone ed ha ricevuto recentemente una partecipazione di AXA Strategic Ventures) e AXIEME (che offre in Italia soluzioni di Peer-to-Peer Insurance). Ci sono anche interessanti iniziative provenienti da altri settori che possono essere spunto di innovazione nel settore assicurativo, come ad esempio Helperbit, che fa leva sulla tecnologia Blockchain per abilitare e monitorare le donazioni umanitarie in tutto il mondo.
L’analisi dei dati finalizzata alla personalizzazione dell’offerta è sicuramente uno delle leve strategiche che le compagnie stanno valutando nel definire i piani di sviluppo, basti pensare che più del 40% dei consumatori oggi sarebbe disposto a pagare un premio maggiore a fronte di servizi personalizzati.
Tale interesse è evidente in un mercato maturo come quello statunitense, dove l’offerta assicurativa si è spostata verso modelli in cui il premio è basato sullo stile di guida del singolo cliente (c.d. PHYD) o versioni più avanzate, in cui l’Assicurazione si “preoccupa” anche di dare consigli al cliente su come migliorare lo stile di guida in ottica di protezione e prevenzione (c.d. MHYD). Player come StateFarm e Progressive hanno già rivisto le proprie offerte in quest’ottica. Allstate, inoltre, ha anche lanciato dei centri interamente dedicati agli Advanced Analytics, come fatto anche da altre compagnie del contesto internazionale.
Il mercato italiano sembra seguire questo trend, con player come Allianz e Generali che hanno lanciato sul mercato prodotti PHYD. In termini di acquisizioni, invece, la più importante rimane quella di MyDrive da parte di Generali, risalente al 2015 e finalizzata all’analisi dei dati per la profilazione degli utenti in base allo stile di guida.
Alcune compagnie si sono spinte oltre, creando delle società di servizi al proprio interno, finalizzate allo sviluppo di capability mirate alla gestione del business IoT e dei dati ad esso collegati. È il caso della stessa Unipol che ha dichiarato di investire 100 milioni di euro nello sviluppo della sua AlfaEvolutions. Modelli simili di cosiddetti “IoT Hub” sono adottati anche da altri grandi gruppi con, ad esempio, Intesa Sanpaolo Smart Care e Allianz Telematics.
È un fatto ormai che il mercato assicurativo non possa prescindere dall’interazione con l’innovazione tecnologica e gli attori ad essa collegati. La quasi totalità delle compagnie a livello mondiale ha già acquisito, investito in o sviluppato accordi con start-up e altre iniziative, convinte della necessità di questa evoluzione.
Il contesto così delineatosi rischia di rendere il vantaggio competitivo creato dai tradizionali modelli di business non più sostenibile, tanto che più dell’80% delle compagnie pensa che i modelli di business attuali debbano essere cambiati radicalmente.
La pena della mancata evoluzione è una perdita sostanziale di valore, che può portare ad una riduzione dell’EBITDA intorno al 30-40%.
Non è quindi più in discussione la necessità di dover intraprendere questo tipo di iniziative, ma piuttosto di trovare la “giusta” strategia o modello di business per generare valore sostenibile attraverso di esse.
Start-up e player digitali hanno già iniziato a specializzarsi su specifiche fasi e attività della value chain assicurativa, mentre alcune compagnie stanno integrano esperienze e piattaforme innovative nei loro processi tradizionali. A titolo esemplificativo si possono citare alcuni casi recenti di mercato, come l’accordo di MunichRe e AXA con l’americana Trov per i servizi di “on demand insurance” in USA e UK, oppure la partnership stipulata da Generali con Nest (start-up acquisita da Google) per lo sviluppo sul mercato europeo di un’offerta Connected Insurance per la Casa, a partire dal mercato tedesco.
Attualmente, tuttavia, emerge che più del 60% di queste iniziative è ancora vista in ottica sperimentale da parte delle compagnie, senza ancora sfruttare l’effetto “scala”.
Non è facile oggi prevedere con precisione quale sarà il risultato di questa evoluzione radicale di mercato. Indubbiamente l’InsurTech può rappresentare una minaccia per le compagnie assicurative. Ci sono casi di player come BounghtByMany e Oscar Health che hanno acquisito in poco tempo rilevanti quote di clientela, oppure casi come MetroMile, cresciuta a tal punto da poter acquisire Mosaic Insurance (primo caso di una start-up InsurTech che acquisisce un assicuratore).
Le start-up tuttavia faticano nel trovare una propria “identità assicurativa” e hanno bisogno di colmare un “gap” per quanto riguarda le capability specifiche del business (più del 30% delle start-up dichiara di conoscere in modo insufficiente questo mercato), che invece costituisce il punto di forza delle compagnie tradizionali, cosiddette incumbent.
In questo senso, la strategia vincente non appare quindi competere, ma piuttosto creare un modello che sfrutti partnership o acquisizioni in grado di creare “ecosistemi”, capaci di sfruttare le caratteristiche di start-up e compagnie per sviluppare nuovi modelli di business, integrando anche diverse “piattaforme” di prodotti e servizi. Il colosso cinese Alibaba, in collaborazione con la start-up cinese eBaoTech, ha lanciato la prima piattaforma insurance “cloud-based”, dove altre compagnie accedono per usufruire dei servizi di web Insurance senza intervenire sui propri sistemi, riducendo costi e tempi di sviluppo di nuovi prodotti.
L’evoluzione tecnologica, l’IoT e i Big Data hanno destato forti preoccupazioni legate alla tutela della privacy e dei dati personali. La proliferazione delle informazioni personali, ora caricate su più dispositivi e piattaforme virtuali, espone maggiormente i dati a rischi legati al furto e allo sfruttamento improprio.
L’intensificarsi delle preoccupazioni in materia di Cybersecurity ha portato la Comunità Europea ad approvare, lo scorso aprile, un regolamento in tal senso, il GDPR (General Data Protection Regulation) a cui ogni impresa si dovrà attenere entro maggio 2018. Tale provvedimento punta quindi a rafforzare le misure di sicurezza e protezione dei dati e a responsabilizzare le aziende che li gestiscono. Anche le Compagnie assicurative, che per definizione hanno i dati personali al centro del loro modello di business, si dovranno attenere alle nuove normative, sebbene questo potrebbe non essere sufficiente a creare digital trust tra i consumatori. In tal senso risulterà cruciale definire una strategia di Cybersecurity e Data Protection, in sinergia con il modello di data governance e di trasformazione digitale al centro della propria mission aziendale.
L’InsurTech è senza dubbio un fenomeno importante, dotato di un valore potenziale, per compagnie e start-up, altrettanto rilevante. La sfida, come detto, non consiste tanto nel decidere se “abbracciare” o meno questa rivoluzione, ma piuttosto identificare le modalità e la strategia “migliori” per farlo. Ad oggi, gli operatori di mercato tuttavia non hanno ancora trovato una “ricetta” univoca, lanciando iniziative quasi “isolate” in settori diversi e adottando un approccio sperimentale.
Compagnie assicurative e start-up devono affrontare sfide differenti, che tuttavia si pongono l’obiettivo comune di creare nuovi modelli di business in grado di operare in modo “sostenibile” nella nuova era digitale. Le principali sfide per l’insurtech sono quindi principalmente:
Un cambiamento significativo, che deve avere l’obiettivo finale e fondamentale di generare valore per il mercato assicurativo, creando innovazione in grado di impattare direttamente ed in modo rilevante gli indicatori economici e le metriche industriali.