Pedalare è un buon affare

Society 3.0


Pedalare è un buon affare

La bicicletta è uno stile di vita e il cicloturismo alimenta la tendenza green degli italiani per i viaggi. Il pedalare evita di stressarsi in macchina, limita l’assorbimento dello smog e aiuta a godersi il panorama e vedere posti inesplorati.

La bicicletta è uno stile di vita e il cicloturismo alimenta la tendenza green degli italiani per i viaggi. Il pedalare evita di stressarsi in macchina, limita l’assorbimento dello smog e aiuta a godersi il panorama e vedere posti inesplorati.

Pedalare? È un buon affare. No, non storcete il naso se state pensando di leggere un altro dei numerosi articoli che indicano la bicicletta come il mezzo perfetto per perdere peso o riattivare la circolazione e ancora: evitare di stressarsi in macchina, limitare l’assorbimento dello smog e magari – specie se lo si fa in campagna o fuori città – godersi il panorama e vedere posti inesplorati. Tutti questi vantaggi ci sono, è inevitabile, se siete dei moderni Girardengo, amate da sempre le due ruote o se avete la pista ciclabile che vi porta dritti dritti in ufficio.

Ma la bici diventa un buon affare soprattutto dal punto di vista economico, continua infatti a far registrare un segno + costante. Non parliamo solo degli introiti legati al cicloturismo, il mercato delle biciclette per un totale comunque di oltre 6 milioni di euro – così come viene fuori dall’ultimo rapporto curato da Legambiente dal titolo L’A BI Ci – ma anche di quanto le due ruote riescano a dare una spinta – è proprio il caso di dirlo – al mondo del lavoro, mescolando innovazione, voglia di mettersi in gioco, idee e originalità. Grazie a questa “nuova” mobilità infatti nascono diverse iniziative – anche in Italia – che avvantaggiano chi sceglie le due ruote e lo fa per andare al lavoro così come nascono diverse attività imprenditoriali che senza la bici (ci credereste?) non avrebbero ragione di esistere. Ma prima di dare spazio alle parole e ai racconti, ancora qualche numero.

Da mezzo di locomozione a…

Lo abbiamo detto: le bici aumentano così come aumentano i frequent biker chi, cioè, usa in maniera sistematica le due ruote per fare il tragitto casa-lavoro e viceversa. Stando a Legambiente, sono 743mila gli Italiani che, incuranti della fatica o del fatto di doversi alzare prima, vanno in ufficio in bici, con punte di eccellenza nelle province di Bolzano (lo fa il 13,2% degli occupati), Emilia Romagna (7,8%) e Veneto (7,7%). Quanto alle città, emerge sempre Bolzano accompagnata da Pesaro, Ferrara e Torino dove appunto più di un quarto della popolazione usa la bici sì per lavoro ma anche per studio e svago.

Crescono i ciclisti, ma non la ciclabilità. Vale a dire: gli italiani sono sempre più interessati ai benefici delle due ruote, tra cui il risparmio di carburante oltre che i miglioramenti per la salute, ma Comuni, Regioni e lo stesso governo non hanno lo stesso entusiasmo o almeno non lo dimostrano. Le infrastrutture non arrivano ancora a coprire il fabbisogno (e se vivete a Milano come chi scrive e usate la bici, ve ne renderete di certo conto ogni giorno) e il tutto cresce davvero a rilento: del 50% in 7 anni. Spulciando ancora il rapporto, si vede un’Italia a due velocità: i metri di pista ciclabile aumentano a Bolzano, Sondrio, Reggio Emilia – solo quest’ultima ha 41,6 km per abitante – ma non a Messina dove siamo a 0,74 km per abitante, a Reggio Calabria dove la percentuale scende a 0,06 per arrivare a Caserta dove di piste ciclabili non ce n’è neanche l’ombra.

… mezzo per trovare (e creare) lavoro.  Da I Cestini all’Ortociclo

Se però la politica non punta sulle bici (con delle eccezioni, come vedremo sotto), c’è da dire che invece le due ruote entrano a pieno titolo nel mondo dell’imprenditoria sia per quanto riguarda nuovi progetti sia per aziende ormai navigate. E funziona alla perfezione il connubio che mette insieme il cibo e le biciclette. Ancora una volta niente fitness, ma solo servizi per migliorare il nostro modo di vivere in città e non solo.

Se a Milano “bazzicate” la stazione di Cadorna o Garibaldi o vi trovate spesso in piazza Gae Aulenti, probabilmente l’avrete vista: parliamo della cargobike o meglio foodbike de I Cestini, startup nata da poco da un bisogno tutt’altro che ascoltato. Mentre infatti crescono i vari Foodora e Deliveroo che portano a casa il cibo, i Cestini pensano a quelli che ogni giorno litigano con treni e autobus: i pendolari. «Lo sono da quasi vent’anni e lavorando da altrettanto tempo in ambito editoriale e gastronomico, ho pensato che solo una cosa avrebbe dato una svolta alle mie serate di rientro a Busto Arsizio: un servizio di delivery che mi aspettasse in stazione». A parlare è Anna Prandoni, ex direttore de La Cucina Italiana, che ha avuto l'”illuminazione” proprio mentre tornava a casa. I Cestini infatti funziona così: si ordina sul sito il piatto del giorno che viene preparato appunto poco prima e lo si aspetta alla stazione, proprio mentre si sta per prendere il treno per tornare a casa o si sta per imboccare la metro. «Volevamo dare ai pendolari un modo di ritirare in maniera pratica e veloce il loro pranzo o cena e volevamo farlo in modo ecologico con un mezzo che fosse a basso impatto, ma allo stesso tempo agile e leggero». Dietro le due ruote non c’è solo una filosofia green, la bici diventa infatti un vero e proprio mezzo per dare (e ottenere) lavoro. Un lavoro “serio”.

Spiega ancora Anna: «All’inizio per le consegne pensavamo a universitari e giovani entusiasti, poi ci siamo resi conto che virare verso amanti della bici e della vita all’aria aperta sarebbe stato più saggio. Ricordo l’emozione del primo biker che abbiamo assunto (abbiamo solo contratti a tempo indeterminato per questo ruolo): ‘Ma davvero mi pagate per andare in bici?’. È stata una grande conquista anche per noi! Inoltre, la bici funziona in termini comunicativi e nel nostro caso è perfetta perché consegniamo il cibo freddo da scaldare a casa».

Nasce da un bisogno inascoltato anche la bella idea di Ortociclo, progetto ideato da Andrea Morandi, ex geometra di 31 anni. Come racconta in un video pubblicato da L’Italia che cambia,  Andrea, che vive nel centro storico di Brescia, a un certo punto si è chiesto: «Manca qualcosa?». E si è accorto che i cittadini per avere frutta e verdura biologica dovevano percorrere chilometri, andare nelle aziende agricole, rinunciando anche spesso a farlo.

E così armato di una cargobike con un cassone tra il manubrio e la ruota davanti, si è creato un nuovo diverso lavoro: la consegna di verdura e frutta bio a domicilio. Ortociclo funziona così: chi è interessato ordina sul sito, Andrea il giorno dopo si reca dalle aziende agricole dove prende i prodotti per consegnarli il mercoledì e il sabato mattina a casa di chi li ha richiesti ma anche in punti di smistamento. Il suo è una sorta di GAS basato sulla bici: non ha infatti eccedenze e l’obiettivo è creare un rapporto diretto e di fiducia tra le aziende agricole e i consumatori cui Andrea fa da tramite o meglio da “facilitatore”. E proprio in ottica di facilitazioni, il suo business non sarebbe stato possibile senza la sua cargobike: «La bici piace, quando la gente mi vede in sella, sorride e soprattutto mi aiuta a comunicare bene quello che faccio e a restare impresso nella mente delle persone», dice nel video. E le richieste sono così in aumento che non è detto che a breve Andrea non abbia bisogno di qualcuno che lo aiuti. Ovviamente, su due ruote.

Anche le aziende storiche pedalano

La bici è sempre più protagonista, inoltre, di scelte strategiche da parte di aziende con anni di storia alle spalle. È il caso di Poste Italiane che ha dato il via a una green strategy con programmi concreti per ridurre l’impatto ambientale delle sue attività, a partire dal tragitto casa-lavoro dei dipendenti. Oltre alle convenzioni con trasporto pubblico e servizio navette, Poste Italiane ha mutuato un’idea tipica di Paesi come la Danimarca e l’Olanda: le cosiddette changing room, ossia degli spogliatoi, nelle sedi di Roma EUR, Roma Ostiense e Venezia Mestre, dedicate a chi va al lavoro in bici. Nuovi interventi poi sono previsti in altre città.

Anche Unipol ha deciso di investire nella ciclomobilità con diverse iniziative. Tra queste la gestione delle 5 bike station esistenti a Bologna che hanno fatto registrare 3.100 prelievi da parte dei dipendenti in 2 anni, la realizzazione di una nuova bike station a Firenze e un parcheggio fino a 100 bici private convenzionali e 4 posti per le biciclette elettriche dei dipendenti. E ancora: la creazione di servizi e spogliatoio a Bologna e la promozione di un gruppo di acquisto per forniture ciclabili da parte dei dipendenti oltre al volere aprire nuove bike station sempre a Bologna e a San Donato Milanese.

Le iniziative dei Comuni: Massarosa, Conegliano e Alghero “copiano” l’Europa

«Vai in biciletta anziché in macchina? Allora ti paghiamo». No, non è il claim di uno spot girato ad Amsterdam o a Copenaghen ma quanto succede a Massarosa, un Comune ”medio” (ci tiene a precisare il sindaco quando lo sentiamo al telefono) meno noto dei vicini Viareggio e Lucca, ma che a questi ha sicuramente tanto da insegnare. Dal 2015, nella cittadina toscana guidata dal sindaco Franco Mungai, chi sceglie la bici ha un motivo in più per farlo: quello di arrotondare lo stipendio. Ovviamente non si tratta di chissà quali cifre, siamo sui 40 euro al mese per un massimo di 600 euro all’anno.

Il Bike to Work, realizzato in collaborazione con FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), funziona così: «I 38 ciclisti che hanno aderito quest’anno lasciano a casa la macchina e scelgono la bici per andare al lavoro o per arrivare in stazione per poi prendere un bus o un treno. Chi lo fa guadagna 25 centesimi a chilometro, le distanze vengono misurate da un’app creata dal Comune che i cittadini hanno installato gratis. I vigili poi fanno dei controlli a campione per verificare che sia tutto in regola. Ogni tre mesi, i cittadini danno il loro numero di conto corrente dove si vedono accreditato quanto guadagnato». Nessuno sconto dunque sulle tasse, ma un riconoscimento concreto e immediato.

Un progetto temporaneo? «Neanche per sogno, ormai fa parte del nostro Comune, anzi visto che grazie al Bike to Work, abbiamo incentivato le piste ciclabili devo raggiungere l’obiettivo prefissato entro la fine del mandato: riuscire a realizzare la pista ciclabile che va da Viareggio a Lucca, passando per Massarosa. I cittadini così guadagnerebbero anche di più». Se vi state chiedendo da dove vengono i soldi, è presto detto: «Usiamo parte di quello che viene dalle multe».

E Massarosa non è il solo, ci stanno provando anche Alghero e Conegliano. Nel primo caso si è al secondo anno ed è stata di recente introdotta una novità: 25 centesimi a chilometro anche per gli studenti che scelgono la bici. Il progetto, sperimentale, è stato aperto a 100 persone, ma ci sono i presupposti perché cresca. E una bella novità arriva anche dall’Italia centrale: a Pesaro fervono i lavori per la bicipolitana, dove le rotaie sono i percorsi ciclabili, le carrozze le bici.

Voglia di pedalare? Iniziate con un’app

Tutte queste iniziative vi hanno fatto venire voglia di pedalare per andare al lavoro? Potreste proporre alla vostra azienda di fare come l’olandese Acato che grazie all’app ByCicling monitora i dipendenti che vanno in bici e li premia. Oppure essere voi stessi a premiarvi installando l’app gratuita Vip2Zip che monetizza le vostre pedalate (ma anche i percorsi a piedi) e vi dà in cambio degli ZipCoin, monete virtuali che potete spendere in negozi convenzionati. Wecity punta ad agevolazioni sul territorio e premi concreti: se scaricate l’app e scegliete la bici, per voi c’è uno sconto del 50% sull’abbonamento mensile per il bus nelle province di Piacenza, Modena e Reggio Emilia.

Siciliana di origine, trapiantata a Milano, ormai la “sua città”. Giornalista, scrive di lavoro, economia e innovazione. Ama i social, tra tutti Twitter dove cinguetta ogni giorno.