La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Il virus ha cambiato comportamenti e parole. Come possiamo e dobbiamo affrontare un anno difficile secondo la Grammatica del nuovo mondo.
Apriamo lo scrigno dei lemmi dei tempi del Covid-19: la prima parola è “Aurora”, la seconda è “grazie”, la terza è “umanità”. Ne abbiamo scelte tre dalla Grammatica del nuovo mondo, il libro uscito nel 2021 con la prefazione del filosofo Salvatore Veca.
Di cosa parliamo:
Cosa resterà della pandemia oltre al dolore per i tantissimi malati e morti registrati in Italia e nel resto del mondo? Tante storie di rinascita e tanta voglia di ripartire: la prima, la più bella, è quella di Aurora Maria Perottino, nata a Moncenisio in Piemonte nelle settimane seguite allo scoppio del coronavirus. Quando ancora il sole non si era alzato dal letto e le strade erano imbiancate dall’inverno, il 24 marzo 2020 nacque la bimba. Mamma Jonida e papà Enrico erano al settimo cielo. Al loro fianco c’era la felicità del secondo Comune più piccolo d’Italia: fino al 23 marzo, infatti, Moncenisio contava 39 abitanti, con Aurora festeggiò i 40. Negli occhi di Aurora c’è la luce del nuovo mondo. Un nome, il suo, in dono a tutti noi per il 2022.
Era una sera di lavoro. Nella sala operativa della questura di Viterbo, in via Mariano Romiti al numero civico 16, l’operatore 23 era pronto a rispondere a tutti coloro che dovevano affidare il loro SOS al 113. Dall’altra parte del filo non c’era una vita che chiedeva soccorso, ma la voce di angelo pronto a donare. «Buonasera, sono Noemi, una bambina, e vi vorrei ringraziare con una lettera. Posso leggerla?», chiese la piccola timidamente quel giovedì 19 marzo 2020. Lui, l’alter ego delle istituzioni, rispose gentilmente, tradendo a fatica la sorpresa: «Sì, prego, vai Noemi». Lei prese la rincorsa e, come sanno fare i musicisti di fronte alla propria parte, eseguì un rap d’amore composto da 86 parole.
«Cari poliziotti, vi volevo dire che il vostro è un bellissimo e rischioso lavoro e vi state dando molto da fare, soprattutto con questa emergenza del coronavirus. State passando di strada in strada a dire a tutti i cittadini di rimanere in casa, anche se purtroppo alcune persone non rispettano le regole. Continuate a essere meravigliosi. Un grande grazie ai medici, che anche loro stanno facendo un faticoso lavoro per cercare di salvare tante persone malate. Un grazie a tutti voi da Noemi. Vi voglio bene».
Nelle parole di Noemi c’era e c’è un grande insegnamento. La gratitudine non è solo una questione di cortesia e di buona educazione: è riconoscere che l’unione fa la forza. Ed è quello che dobbiamo fare ogni giorno del 2022 con la “Grammatica del nuovo mondo”.
Il coronavirus ci ha isolato. Si è riacceso, nella nostra mente, l’arpeggio della chitarra acustica che apre la canzone Hey you composta dai Pink Floyd: quattro quarti datati al 1979 e dedicati a chi è prigioniero delle pareti. «Ehi tu, lì fuori al freddo, sentendoti solo, sentendoti vecchio, riesci a sentirmi?», scriveva Roger Waters, immaginando un colloquio con la vita fuori dal muro. «Ehi tu, non aiutarli a sotterrare la luce, non arrenderti senza lottare», prosegue la canzone. È un crescendo di emozioni, sottolineate dall’ingresso degli strumenti musicali: in sequenza, prima il basso elettrico senza tasti, poi il piano e la batteria, infine il sintetizzatore che fa il verso agli insetti. «Ehi tu, non dirmi che non c’è alcuna speranza. Insieme restiamo in piedi, divisi cadiamo», tirava le somme la band britannica, seminando la speranza di un altro mondo.
Proprio così: divisi cadiamo. E, dunque, uniamo le forze anche nel 2022. Buon 2022 a tutti con la “Grammatica del nuovo mondo”.