C’è qualcuno nel Metaverso?

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C’è qualcuno nel Metaverso?

Il futuro del Web3.0 si gioca sul filo del fallimento o della nuova frontiera di sviluppo tecnologico. Cosa manca per una definitiva affermazione di questa realtà virtuale? Changes ne ha parlato con Vincenzo Cosenza.

Facciamo un piccolo gioco: provate a parlare del futuro del web senza parlare di Metaverso. Impossibile, perché il futuro del web, per come lo immaginiamo oggi, è il Metaverso o meglio i metaversi. Sì al plurale, giacché questa innovazione non è un fenomeno univoco, ma un variegato e composito mosaico di mondi che disegneranno la rete del futuro.

Di Metaverso si parla dal punto di vista tecnologico, sociale, economico e perfino commerciale, con una sensazione prevalente di indefinitezza, che impedisce di cogliere distintamente i contorni di un futuro tutt’altro che remoto. Forse proprio questo procedere a tentoni, che accomuna esperti e neofiti, appassionati e scettici, ha portato ad accogliere le notizie sull’incerta evoluzione del Metaverso con quella che i tedeschi chiamano “schadenfreude”, parola intraducibile con un lemma solo in italiano, ma che vuol dire null’altro che goduria della disfatta altrui. Se poi questo “altrui” è uno degli uomini più ricchi del mondo e risponde al nome di Mark Zuckerberg, beh ecco spiegati i titoloni su un Metaverso già dato per fallito, già etichettato come il più colossale degli abbagli tecnologici.

Certo la cifra che Meta, la holding che raggruppa Facebook, Whatsapp e Instagram, ha investito per il suo sviluppo è davvero monstre e viaggerebbe sin ora tra i 10 e i 15 miliardi di dollari. Un investimento dalla portata epocale, che secondo molti osservatori è una delle cause principali dell’andamento finanziario negativo della società di Menlo Park. Meta, infatti, nel terzo trimestre 2022 ha registrato un -4 per cento di entrate, un utile netto diminuito del 52 per cento rispetto all’anno precedente e la consequenziale perdita in borsa di 65 miliardi di dollari di valore.

Proprio questi dati hanno portato la stampa a fare le pulci ai mondi del Metaverso, che oggi sarebbero più di quaranta, popolati da circa 350 milioni di persone. Il dato è stato diffuso ad aprile del 2022 dall’Osservatorio Metaverso, lanciato da Vincenzo Cosenza, esperto di marketing e tecnologia che a Changes sottolinea come «le notizie su una presunta desertificazione del Metaverso non vanno enfatizzate, innanzitutto perché siamo ancora agli inizi di un processo lungo che ha bisogno di almeno 10 anni per iniziare veramente a prender piede». Secondo Vincenzo Cosenza oggi ci troveremmo dinnanzi a una «costellazioni di piccoli tasselli di quello che davvero sarà il Metaverso. Il paragone è con l’internet degli inizi, quando c’erano dei siti artigianali, con molto testo e poche immagini sgranate e un web lontano parente da quello che avremmo conosciuto con l’avvento del 2.0 e dei social network».

Per parlare di Metaverso o, appunto, di metaversi è utile incominciare dall’inizio e chiederci come possiamo definirlo. Secondo Vincenzo Cosenza la definizione più completa è stata offerta da Mettew Ball nel suo testo The Metaverse.

«Il Metaverso – dice Cosenza – è una rete di mondi digitali tridimensionali con alcune caratteristiche: l’immersività che offre all’utente il senso della presenza quasi fisica, la sincronicità che fa sì che tutto avvenga in tempo reale, l’interoperabilità tra i vari mondi, la permanenza che consente agli effetti delle azioni compiute da un utente di mantenersi nel tempo e rimanere visibili anche dagli altri. Il tutto senza limiti al numero degli utenti ammessi. Ci troveremo insomma di fronte a una nuova versione di web, dove al posto dei siti bidimensionali avremo mondi tridimensionali». E dove potremo fare di tutto: giocare, lavorare, comprare, chiacchierare, ascoltare musica, vedere mostre ecc.

In questo scenario si comprende meglio la strategia di Meta, che ha iniziato a costruire il suo Metaverso Horizon Worlds come un insieme di mondi in cui poter eseguire tutte le varie funzioni della nostra socialità. «Un mondo vuoto e triste» secondo il Wall Street Journal, popolato da circa 200mila utenti attivi al mese, numero lontanissimo dai 500 mila, il target che Meta ha puntato di raggiungere entro la fine del 2022. «Ma lo stesso Mark Zuckerberg ha detto che per rientrare nell’investimento ci vogliono almeno 10 anni», osserva Vincenzo Cosenza.

Non dobbiamo però pensare che gli unici a puntare sul Metaverso siano quelli di Meta. Sempre secondo l’Osservatorio Metaverso, infatti, «le società del Metaverso sono 3.327, gli investitori 12.247, i deal 9.661, per una raccolta complessiva che ha raggiunto i 115,5 miliardi di dollari (dal 2010 ad oggi). In termini geografici i maggiori investimenti sono in Nord America, Asia ed Europa».

È possibile, dunque, un abbaglio così generalizzato, oppure dietro i titoloni c’è dell’altro? Sempre secondo Vincenzo Cosenza solo alcuni mondi virtuali sono effettivamente spopolati e sono quelli più legati alla blockchain come Sandbox o Decentraland. «Probabilmente perché inibiscono all’ingresso chi non ha un portafoglio digitale di criptovalute, ma altri mondi come Fortnite, Roblox, Minecraft essendo più accessibili (non prevedono né cripto, né visori) sono molto utilizzati soprattutto dai più giovani come luoghi di gioco ma anche di interazione».

E sono proprio i quindicenni che oggi giocano e si incontrano su Roblox gli utenti del web3 di domani, ecco spiegata l’intenzione di chi oggi investe tante risorse nello sviluppo del Metaverso, dove addirittura si sta scatenando una gara elitaria ed esclusiva a chiudere investimenti immobiliari virtuali per acquistare lotti di Metaverso. È il caso del centrocampista del PSG Marco Veratti, il primo calciatore nella storia ad aver investito in un immobile digitale acquistando un’isola su The Sandbox. 

Attenzione però ai facili entusiasmi, il processo di affermazione del Metaverso è molto lento e dipende anche da altre variabili. «Una di queste potrebbe essere l’ingresso di Apple nel campo delle tecnologie abilitanti (visori, occhiali aumentati) e poi soprattutto c’è il fatto che il Metaverso necessita per funzionare al meglio di una rete affidabile, con banda più grande e bassa latenza. Ed oggi ancora non ci siamo».  Ecco perché gli occhi di tutti sono oggi puntati alla prossima frontiera di internet: il 6G, una nuova generazione di rete, dieci volte più veloce della 5G. Secondo gli esperti dall’internet of things si passerà all’internet of everything, anche del Metaverso. Ma ci vuole tanta pazienza, mettendo un po’a freno la propria schadenfreud.

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.