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In Italia le foreste gestite in maniera responsabile aumentano o diminuiscono? I risultato del Rapporto annuale curato da PEFC Italia sono incoraggianti.
Buone notizie per i nostri boschi: secondo i dati diffusi attraverso il rapporto annuale curato da PEFC Italia – ente promotore della certificazione della buona gestione del patrimonio forestale – continua la crescita della superficie forestale gestita in maniera sostenibile in Italia con aumenti significativi: si è passati dagli 892.609,63 ettari del 2021 ai 925.609,96 del 2022 con un incremento di 33 mila ettari, corrispondenti al 3,7% del totale.
Il territorio italiano è ricoperto per più di un terzo da foreste da boschi con numeri in crescita anche a causa dell’abbandono delle attività agricole in molte aree italiane. Ciò che sembra un dato positivo deve però tenere conto di un altro aspetto: i boschi non devono essere lasciati a loro stessi perché solo se ben gestiti è possibile fare prevenzione di incendi e del dissesto idrogeologico, valorizzare i servizi ecosistemici, consentire a queste aree di essere una risorsa per il territorio e di ospitare forme di ecoturismo. Per questo è fondamentale che tali aree siano gestite in maniera responsabile e sostenibile.
Sebbene, come abbiamo visto, il territorio italiano sia per un terzo e più ricoperto dalle foreste, all’appello per ciò che concerne la superficie forestale certificata mancano ancora sei regioni mentre quattordici sono quelle che hanno almeno una foresta certificata. Ai primi posti troviamo le regioni del nord est. Capofila della speciale classifica è il Trentino Alto-Adige con ben 556.147,9 ettari, più della metà del totale quindi. Al secondo posto il Friuli-Venezia Giulia, con 95.163,98 ettari, mentre al terzo il Veneto con 76.294,005 ettari.
Trend di crescita, però, si registrano anche in altre parti della penisola, ad esempio nell’area tra Emilia-Romagna e Toscana dove il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ha ottenuto la certificazione per la gestione forestale sostenibile e responsabile e la verifica dei servizi ecosistemici biodiversità, servizi turistico-ricreazionali e carbonio forestale. Tra le recenti new entry vi sono, sempre in Toscana, i 5.764,57 ettari certificati dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino, mentre nelle Marche spiccano i 9.208,25 ettari di boschi certificati nell’ambito del progetto “CO2 S.Fo.Ma. MARCHE”, finanziato dal PSR Marche.
Una menzione degna di nota merita sicuramente il progetto portato avanti nelle Marche, dai cui studi – realizzati in due aree del Bosco di Marca in collaborazione con il Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente (CURSA) – emerge un dato molto interessante che può essere preso ad esempio di uno dei tanti valori della gestione forestale: si è potuto registrare un incremento medio di capacità di assorbimento di 2,96 tonnellate di CO2 per ettaro l’anno rispetto ad uno scenario di patrimonio forestale non gestito.
In parole semplici, ciò dimostra che una foresta gestita in modo sostenibile può migliorare la propria capacità di assorbire carbonio rispetto a un bosco abbandonato, evidenziando quindi l’importanza della valorizzazione della capacità del bosco di stoccare il carbonio e aprire allo scambio di “crediti di sostenibilità” verso partner, aziende e stakeholder intenzionati a compensare le proprie emissioni climalteranti.
Quel che forse non tutti sanno è che la gestione sostenibile del legno inizia con boschi e foreste ma arriva lontano riguardando tutta la catena di custodia, dalle diverse fasi di lavorazione fino a quelle finali di realizzazione del prodotto. Anche in tal senso i numeri registrati in Italia sono in crescita: si è infatti passati dalle 1.278 aziende certificate CoC del 2021 alle 1.327 del 2022 con una crescita delle aziende appartenenti alle catene produttive legate al packaging della carta e del legno – imballaggi, pellet, ecc – ma anche di industrie grafiche, laminati e pannelli. “La certificazione in Italia cresce, dimostrando l’interesse anche da parte delle aziende a scegliere di dare garanzie sul materiale di origine forestale», ha spiegato Francesco Dellagiacoma, presidente PEFC Italia in occasione della presentazione del rapporto. Tra i diversi punti toccati, Dellagiacoma ha sottolineato anche come le foreste, con l’assorbimento di CO2, rappresentino «una strategia contro il cambiamento climatico; ma formate da piante che vivono ben oltre 100 anni, sono anche a rischio per il cambiamento climatico: sulle Alpi qualche milione di piante sono state portate a morte dal bostrico, un piccolo coleottero che attacca l’abete rosso debilitato a seguito di Vaia».
Gli standard di certificazione disponibili oggi non riguardano solo la gestione diretta delle aree forestali ma comprendono sempre più i servizi ecosistemici e anche a riguardo il trend è positivo. Innanzitutto, vediamo cosa si intende per servizi ecosistemici. Con tale espressione si intendono i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano, tra cui rientrano la capacità di assorbire CO2 – contrastando il cambiamento climatico ma anche il rischio idrogeologico – la tutela della biodiversità e la capacità di svolgere funzioni turistico-ricreative. Grazie alla certificazione dei Servizi Ecosistemici secondo lo standard PEFC, ad esempio, i gestori forestali possono valorizzare, garantire e comunicare ulteriormente questi benefici aggiuntivi incrementati dalla gestione attiva delle risorse forestali nonché aprirsi al mercato dei Crediti di Sostenibilità.
In particolare, nel 2022 il mercato dei servizi ecosistemici ha festeggiato la prima filiera interamente certificata con il Consorzio dei Boschi Carnici in Friuli-Venezia Giulia, mentre il Consorzio Forestale dell’Amiata (Gr) ha ricevuto la prima certificazione dei servizi ecosistemi relativa al benessere forestale (“forest bathing”). La certificazione dello standard del Carbonio è stata ottenuta anche dalla Comunalia di Valdena Santa Maria, che fa parte della certificazione di gestione forestale del Consorzio Comunalie Parmensi, in Emilia-Romagna.