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Il futuro sarà solo elettrico? Oppure ci saranno altre forme di alimentazione per le auto? Comprendere la direzione di una svolta epocale ma ancora lontana dal manifestarsi in pieno.
Il futuro sarà solo elettrico? Oppure ci saranno altre forme di alimentazione per le auto? Comprendere la direzione di una svolta epocale ma ancora lontana dal manifestarsi in pieno.
Il futuro dell’auto è elettrico. È questo lo slogan più pubblicizzato e noto anche al grande pubblico, ma è veramente questa la strada che sarà intrapresa dal mondo delle quattro ruote? Oppure ci sono forme di alimentazione alternative? Quando si parla di innovazione tecnologica è difficile rispondere a domande del genere. Tutto ciò che oggi si manifesta nel presente, non è detto che abbia un futuro. Del resto, la storia dell’innovazione tecnologica lo dimostra. Per rimanere in ambito automobilistico, basti pensare come sia stato il motore endotermico a soppiantare quello che, verso la fine dell’800, sembrava inizialmente la miglior soluzione per fornire energia alle auto: il motore elettrico.
Oggi, quando si parla di auto elettriche, non si fa altro riferimento che alle batterie, ma tra dieci, quindici o vent’anni è certo che sarà questa la tecnologia predominante? Già oggi non è escluso che molte innovazioni, per ora rimaste dietro le quinte, non possano, invece, emergere come la soluzione migliore, soprattutto per l’ambiente. Serve dunque, ogni tanto, fare il punto della situazione dell’evoluzione tecnologica partendo proprio dalle batterie per arrivare a soluzioni che potrebbero anche dare nuova vita a quella tecnologia data ormai da tutti come destinata alla scomparsa: il motore a propulsione interna, che sia a ciclo otto (i benzina) o a ciclo diesel.
Batterie. il settore automobilistico è al momento davanti a una grande svolta. I sempre più stringenti limiti alle emissioni stanno imponendo una revisione dei paradigmi alla base del suo modello di business e le case, chi più che meno, stanno investendo in modo massiccio sulla rivoluzione elettrica. Forse con lentezza ma sicuramente con sempre più dinamismo e convinzione, sono molti i produttori che si stanno lanciando nel segmento delle elettriche cercando di replicare il successo, per ora più di immagine che di sostanza, della californiana Tesla. Le auto elettriche si basano, però, su una tecnologia destinata, un giorno o l’altro, ad affrontare numerosi vincoli e limiti. Le batterie sono infatti attualmente prodotte con l’utilizzo di minerali come litio o cobalto che sollevano numerosi problemi etici e ambientali. E questo senza dimenticare come il loro utilizzo implichi anche problematiche costruttive per le auto e il mondo che gravita intorno: gli attuali veicoli alla spina hanno infatti il problema del fortissimo surriscadalmento e, almeno per ora, le infrastrutture per la loro ricarica non sono certo capillari. È anche per questi motivi che non è escluso che anche per l’auto elettrica non si riscontri una tendenza che già vista nel settore del personal computer con il sempre più frequente utilizzo di batterie allo stato solido. Sulla rete di ricarica bisogna invece solo aspettare. In fin dei conti l’attuale rete di stazioni di servizio con le pompe dei carburanti è il frutto di un’evoluzione del mercato lunga quasi cento anni.
Biocarburanti. Sono molte le pellicole cinematografiche rimaste nell’immaginario collettivo ma quando si parla di auto e futuro non si può non palare Ritorno al Futuro con la mitica DeLorean di “Doc” Brown alimentata direttamente con scarti di spazzatura. È ovviamente fantascienza ma già oggi qualcosa di reale si avvicina all’idea di una delle saghe di Hollywood più famose. Eni ha per esempio lanciato sul mercato un diesel “verde” con una componente rinnovabile pari al 15% che riduce le emissioni inquinanti di ossido di carbonio. Componente rinnovabile prodotta, per esempio, da oli alimentari o rifiuti urbani. È sempre di rifiuti si parla nel caso del biometano prodotto da biomasse. Secondo alcune ricerche è attualmente l’alternativa più verde in assoluto perché riduce le emissioni di Co2 fino a quasi il 100% soprattutto considerando l’intero ciclo di vita: come si suol dire dal pozzo fino alla ruota. In ambito agricolo è probabilmente il vero futuro. Basti pensare a un contadino che porta sterpaglie o altri residui di lavorazioni agricole a un centro apposito e torna a casa con un pieno di biometano per trattori o altri mezzi. In Italia esistono già casi di successo del genere.
Celle di combustibile e idrogeno. Fino a poco tempo uno dei colossi più riluttanti a credere nell’elettrico era la Toyota. Si è trattato per anni di un paradosso per un gruppo capace di portare al successo la tecnologia dei motori ibridi. Eppure un motivo ben preciso esiste. In Giappone hanno puntato le proprie attenzioni sulle celle a combustibile di idrogeno, una tecnologia nata nel lontano 1839 ma sviluppata soprattutto durante le missioni della Nasa Apollo e Gemini. Le celle sono, in pratica, dispositivi che producono energia elettrica tramite un processo elettrochimico basato sull’idrogeno. È una tecnologia avanzatissima sui cui stanno concentrando le proprie attenzioni il Giappone e la Corea del Sud ma ha alcune controindicazioni come la minor capacità energetica dell’idrogeno rispetto, per esempio, alla benzina e la relativa necessità di aumentare le dimensioni dei serbatoi. Per avere un minor ingombro servono capacità di raffreddamento a temperature bassissime e quindi nascono ulteriori difficoltà per mezzi come le automobili. Insomma, l’idrogeno, come dimostrato dai fallimentari tentativi del passato della Bmw, ha numerose criticità da affrontare ma alla Toyota hanno pazienza e lungimiranza. L’ibrido è diventato ‘profittevole’ solo dopo due decenni dal lancio sul mercato.
Anche per questo motivo non è escluso che tra venti anni non sia l’idrogeno a rappresentare la tecnologia vincente per le auto del futuro. Dunque qualcosa oltre alla batterie esiste ma serve pazienza e investimenti, soprattutto in Ricerca e Sviluppo.