Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
L’approvazione dell’AI Act europeo apre scenari di cambiamento epocali. Al di là delle conseguenze di politica economica, sono tanti i temi aperti: dalla protezione dei diritti fondamentali alla democrazia, fino alla sostenibilità ambientale dei sistemi di Intelligenza artificiale e alla valutazione di rischi e opportunità con cui già oggi dobbiamo fare i conti. Ne parliamo nel nuovo numero del magazine Changes Generative IA.
“Una macchina non può avere coscienza se non nel senso di riflessività, esercitando un controllo sulle operazioni effettuate. Potrà raggiungere una coscienza teorica, e già oggi esistono macchine che hanno algoritmi di comando e che imparano, attingendo ad un archivio di informazioni (si addestrano come i cani), ma non potrà mai avere una coscienza morale.”
Remo Bodei – Filosofo
Sull’intelligenza artificiale vale, in generale, quello che è sempre accaduto nelle varie epoche che hanno accompagnato le grandi trasformazioni tecnologiche. Si determina all’inizio una polarizzazione tra chi respinge il nuovo, per svariati motivi, psicologici, di interesse, etc., e tra chi è entusiasta delle opportunità che nascono. Nel tempo la polarizzazione si placa e tutti, tranne “l’ultimo giapponese” abbandonato sull’isola alla fine della seconda guerra mondiale, si adeguano alla trasformazione, traendone benefici. Non sempre del tutto consapevoli che se la loro vita è cambiata in meglio qualche prezzo va pagato, o in termini direttamente monetari o in “natura”. Ad esempio, quando si viene guidati da una app verso il luogo ambito, dove capita di fare anche acquisti, oppure in un secondo si riesce a tradurre una poesia in rima dall’italiano all’inglese, tutto ciò è possibile grazie all’evoluzione tecnologica, gli algoritmi dell’IA: ma, a parte il prezzo iniziale di acquisto dei supporti e dei sistemi operativi integrati, certo la “macchina” saprà che sei andato di qua e di là, che hai comprato regali per bambini e che ti piace scrivere rime.
Oggi siamo ancora nella fase polarizzata, ma con qualche distinguo. La velocità delle trasformazioni tecnologiche ci ha abituato a disporre di strumenti sempre più potenti e utili in archi temporali ravvicinati, tanto da instillare non solo il bisogno, ma il desiderio continuo di miglioramento direttamente nei nostri cervelli. Questa domanda di novità continue, tuttavia, riguarda la sfera dell’utilità. Nella maggior parte dei casi, si sarà disposti a dare qualcosa per avere a disposizione modalità sempre più facili di risoluzione dei nostri problemi pratici. Anche perché il controllo di questi strumenti resta nelle nostre mani. E se l’operatore di turno esagera nel farci proposte personalizzate che originano dai dati da noi immessi nel “sistema”, possiamo sempre darci un taglio.
Il discorso cambia quando subentra la paura della perdita di controllo. E se una macchina potesse decidere autonomamente, anche senza sollecitazione umana, di compiere azioni che lei reputa corrette sulla base degli algoritmi e che invece procurano vantaggi ad alcuni a danno di altri? E se gli orientamenti di voto fossero condizionati da manipolazioni informative rese realistiche, ma false in sostanza? E se un domani le macchine ci facessero vivere in una dimensione virtuale del tutto dissociata dal mondo naturale? E se…? Si potrebbe continuare all’infinito. Superare questa resistenza psicologica non sarà facile, anche oggi che lo scenario non si presenta così apocalittico. In questo caso Ragione e Sentimento si scontreranno e si combineranno per un bel po’. Auspicando che la coscienza morale resti saldamente nei sistemi neurali umani.
Mi restano poche righe per commentare la cover e le immagini di questo numero. Il progetto è di Phillip Toledano, si intitola Another America e si inscrive in un filone di impiego dell’IA, concentrato sul rapporto tra fotografia e realtà invitando a riflettere sul ruolo della tecnologia. Le immagini mostrano soggetti che sembrano familiari, ma non lo sono realmente e il progetto è ambientato negli anni ’40, durante l’età d’oro del fotogiornalismo, quando fotografia e realtà (e quindi verità) coincidevano….
Buona lettura.