Un futuro desiderabile, e possibile, anche per i giovani

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Un futuro desiderabile, e possibile, anche per i giovani

Unipol Reputation Day ha posto l’accento sulle nuove generazioni che chiedono inclusione e aderenza delle aziende ai loro valori. Come si risponde a questi bisogni.

Abbiamo dedicato il Reputation Day di quest’anno alle nuove generazioni. Lo abbiamo fatto perché non potevamo farne a meno.  
Perché l’Italia è un Paese in cui non si nasce, in cui i giovani spesso non si fermano una volta concluso il ciclo formativo e, se lo fanno, la loro qualità della vita è assai distante da un’idea anche incerta di desiderabilità.

Nell’ultimo decennio sono stati circa un milione i cosiddetti “cervelli in fuga” che hanno scommesso sul proprio futuro in un altro Paese, con una perdita enorme in termini di capitale umano per il sistema Italia. ​Una crisi che ha origini lontane e di cui oggi i giovani vivono tutti gli effetti sulla propria pelle: diseguaglianza, perdita di opportunità, condizioni di partenza che non fanno mai il salto di qualità. Questi sono i nostri futuri clienti, e forse i nostri futuri colleghi di lavoro.

Un quadro poco confortante che richiede risposte concrete e sistemiche, per le quali il piano Next Generation EU potrà fare molto. Anche le aziende però possono dare un importante contributo, gettando le basi di un futuro nel quale i nostri giovani concittadini desiderino abitare, e sia perfino possibile.

Entro il 2025 la Generazione Z (nati tra il 1995 e il 2012) rappresenterà un terzo dei lavoratori di tutto il mondo: nati nel boom di Internet, sono ancora più interconnessi dei Millennials, oggi sono circa 2 miliardi in tutto il mondo. Sono i cosiddetti talenti del futuro che rivoluzioneranno l’approccio delle aziende, sia nel modo di fare business sia nell’organizzazione del mondo del lavoro.

Le nuove generazioni chiedono alle aziende maggiore impegno sul fronte della responsabilità sociale e ambientale, attenzione al benessere psico-fisico nell’ambiente di lavoro, riconoscimento del valore e delle differenze, la possibilità di un percorso professionale di qualità e non condizioni svilenti e a bassa retribuzione, interazione e relazione umana, investimento nelle nuove tecnologie, trasparenza ed equità nella conduzione del business, coraggio nell’affrontare le istanze sociali. Lo chiedono quando valutano le aziende dalle quali acquistare prodotti o servizi e lo chiedono pensando alle realtà per le quali vorrebbero lavorare (guarda il video).​​​


Le survey di ascolto degli stakeholder chiave che in Unipol conduciamo dal 2015, con il supporto di RepTrak®, mettono in luce l’identikit e le aspirazioni di questi giovani che, in buona parte, troppo giovani non sono già più.

E’ un tema cruciale anche per chi si occupa di #corporatereputation perché proprio loro incarnano il sistema di valori e di aspettative sul quale le aziende devono fin da ora focalizzare la propria attenzione per mantenere credibilità e attrattività nel prossimo, vicinissimo futuro.

La domanda più bella, arrivata nel corso della sessione Q&A del Reputation Day del 1° febbraio 2021, è stata capace di ammutolirci, come quando non si è studiato abbastanza per un esame: «Come si fa ad inserire ed aiutare i giovani evitando di cadere nella trappola che il periodo migliore è quello che è già passato?»

Non sentendoci in grado di dare una risposta esaustiva, ci siamo ispirati a un saggio di Miguel Benasayag: «L’epoca delle passioni tristi», citandolo direttamente: «Viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le ‘passioni tristi’: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una minaccia, alla quale bisogna rispondere ‘armando’ i nostri figli. I problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della cultura moderna fondata sulla promessa del futuro come redenzione laica. Si continua a educarli come se questa crisi non esistesse ma la fede nel progresso è stata sostituita dal futuro cupo, dalla brutalità che identifica la libertà con il dominio di sé, del proprio ambiente, degli altri. Per uscire da questo vicolo cieco occorre riscoprire la gioia del fare disinteressato, dell’utilità dell’inutile, del piacere di coltivare i propri talenti senza fini immediati».

Ecco, su questo punto i giovani devono aiutarsi da soli ma non dobbiamo approfittarne troppo.

​Sono Responsabile Corporate Reputation and Digital PR Gruppo Unipol. La reputation è il mio cup of tea da quando ho capito che si fonda sulla corrispondenza lineare tra pensiero-parola-azione, che è anche il mio mantra nella vita. Giornalista pubblicista, adoro la fantascienza, mi farei ibernare pur di esserci quando il futuro arriverà.​