Per le giovani generazioni essere europeisti è un valore assoluto

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Per le giovani generazioni essere europeisti è un valore assoluto

Il 79% dei ragazzi italiani è convintamente europeista. Non c’è futuro fuori dall’Ue in un mondo come quello di oggi, instabile e minaccioso. I risultati della ricerca Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.

Nell’immaginario comune i giovani sono presentati come più europeisti rispetto ai maturi: è la generazione Erasmus, che viaggia e parla l’inglese, che messaggia su whatsapp con amici di mezzo mondo. Ma è davvero così? Ad un bagaglio più ricco di esperienze e relazioni oltralpe corrisponde anche una maggiore intensità dei sentimenti europeisti? Vediamo.

Non c’è dubbio che l’Europa rappresenti per i ragazzi un orizzonte necessario, senza alternative. Dovendo scegliere se stare dentro o fuori l’Europa, il 79% dei ragazzi italiani è convintamente europeista. Non c’è futuro fuori dall’Europa, tanto più in un mondo come quello di oggi, instabile e minaccioso.

Ai ragazzi non sfuggono però le contraddizioni dell’impresa europea: la prevalenza degli interessi sugli ideali (66% a 34%), della burocrazia sulla buona amministrazione (66% a 34%), delle differenze sulle somiglianze (56% a 44%).

Il bilancio finale però è positivo: l’unione prevale sulla divisione (60% a 40%), le opportunità sugli handicap (61% a 39%), il progresso sulla decadenza (64% a 36%), il futuro sul passato (65% a 35%).

L’Europa è (quasi) fatta, ora bisogna fare gli europei

A ben guardare però l’europeismo dei giovani italiani è spiegato più da motivazioni razionali, o se preferiamo ideali, che non dai sentimenti, da un’adesione convinta ad una famiglia europea di cui ci si sente parte.

Dovendo esprimere la propria appartenenza (“quanto ti senti….?”) solo un giovane italiano su cinque si dichiara convintamente europeo (voto 9:10: 21%), un dato sostanzialmente simile a quello dei maturi (19%).

Prevale nettamente il sentirsi italiani (44%), della propria regione (36%) o della propria città (33%).  Prima che europei i giovani italiani si sentono anche occidentali (31%) e mediterranei (30%). L’identità europea è la più tenue, assieme a quella cosmopolita (21%)

Un’adesione all’Europa più razionale che emotiva

Lo iato tra ragione e sentimenti è più evidente quando chiediamo ai ragazzi italiani di dirci di quale paese vorrebbero essere originari (“se tu non fossi italiano, di quale nazionalità vorresti essere?) e quale paese dobbiamo prendere a modello. Le risposte alla prima domanda si indirizzano al mediterraneo e all’occidente, in primis agli spagnoli (14%) e agli americani (17%), molto meno al Nord, ai tedeschi (6%), ai francesi (4%), agli svedesi (4%).

Le preferenze si invertono se passiamo dal piano dell’identità, ovvero dell’”essere”, a quello dei modelli, del “dover essere”: tornano a prevalere i paesi del Nord Europa, in primis la Germania (15%), la Svizzera (14%) e la Svezia (9%).

Un ostacolo in più per l’Europa

Il consolidamento di un sentimento europeista può trovare un ostacolo nel declino delle appartenenze. Rispetto ai maturi, i giovani si sentono meno italiani, meno mediterranei, meno occidentali, meno legati alla propria città, finanche meno cittadini del mondo.

Si fa strada una concezione di comunità che poggia sempre meno sulle identità culturale di partenza e sempre di più sulla condivisione di un percorso di vita (“vivere” vs “essere”).  Fare gli europei non può che passare da qui.

Lo studio #Nuove Generazioni è stato realizzato per Unipol da Kkienn Connecting People and Companies

La parte dello studio trattato in questo articolo è disponibile qui.  

​E' composta da giornalisti professionisti che danno vita al magazine digitale del Gruppo Unipol, capace di proiettarsi nel futuro, raccontandolo in ogni sua forma.