L’occasione di un bilancio Welfare New Deal

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L’occasione di un bilancio Welfare New Deal

Il virus dà l’opportunità di cambiare la spesa pubblica guardando al lungo periodo. L’analisi di Veronica De Romanis, Docente di Politica Economica Europea, protagonista di un incontro del Think Tank “Welfare Italia” e The European House – Ambrosetti.

Il virus dà l’opportunità di cambiare la spesa pubblica guardando al lungo periodo. L’analisi di Veronica De Romanis, Docente di Politica Economica Europea, protagonista di un incontro del Think Tank “Welfare Italia” e The European House – Ambrosetti.

Veronica De Romanis, Docente di Politica Economica Europea, Stanford University di Firenze e LUISS di Roma nel corso del webinar “La prospettiva e gli strumenti europei di risposta all’Emergenza Covid-19: implicazioni e opportunità per l’Italia” organizzato da “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” che nasce nel 2010 dal Gruppo Unipol e dal 2019 è diventato Think Tank “Welfare, Italia” grazie alla partnership con The European House –Ambrosetti, ha analizzato i conti pubblici italiani prima del virus e considera l’attuale situazione, anche alla luce delle manovre di aiuto dell’Europa, una buona occasione per una efficace politica di spendig review della spesa pubblica. L’obiettivo è arrivare a un bilancio Welfare New Deal che tenga conto delle categorie più deboli. Ecco perché nell’analisi di De Romanis.

Come stava l’Italia prima del virus

L’Italia prima del virus aveva una politica economica basata sulla spesa pubblica per un importo di 20 miliardi (quasi due terzi del decreto Cura​ Italia) all’anno per finanziare le tre principali misure: 80 euro in busta paga, Quota 100 sulle pensioni e il Reddito di Cittadinanza.

Vediamo in concreto cosa è accaduto. Il Reddito di Cittadinanza aiuta le famiglie povere? La risposta è no, secondo De Romanis, che cita il Rapporto 2020 sul Coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti da cui emerge chiaramente che il Reddito di Cittadinanza non aiuta i veri poveri ovvero stranieri e famiglie numerose.

Chi ha ricevuto il reddito di cittadinanza:

  • 2,5 milioni di persone, circa 1.041.000 nuclei familiari (compresi i beneficiati di Pensione di cittadinanza)
  • 60,6% nel Mezzogiorno, 88% capofamiglia con cittadinanza italiana
  • Numerosità media dei nuclei: 2,5persone per famiglia e 1 per la pensione
  • 39% monocomponente
  • Importo medio: 493euromensili (532 euro per il Reddito di cittadinanza, 222 per la Pensione di cittadinanza)
  • Famiglie monocomponenti: 392 euro mensili
  • Famiglie con 5 componenti: 625 euro mensili.

Il Reddito di Cittadinanza aiuta chi cerca lavoro? La risposta è no, secondo De Romanis, anche in questo caso e lo dicono i numeri che evidenziano anche il limite dei CPI come ufficio di collocamento. Insomma, non si intravvedono segni di un maggiore dinamismo dei Centri per l’impiego rispetto al passato. «La vera sfida del rilancio dei Centri per l’impiego resta da vincere» ha detto De Romanis. «I navigator non stanno facendo molto e Anpal non ha dimostrato grande efficienza​».

  • 40 mila beneficiari del Reddito di Cittadinanza hanno avuto un rapporto di lavoro dopo l’approvazione della domanda (al 10 febbraio 2020, dati Anpal)
  • 2,2% persone che hanno trovato lavoro tramite i CPI (87,2% canali informali)​

Quali sono i risultati di Quota 100? Se analizziamo il Rapporto percentuale spesa previdenziale/PIL tra il 2027 e il 2035 vediamo che nel 2017 è pari al 16,3% e arriverà al 18% nel 2035. Il risultato? Un fardello sulle giovani generazioni di almeno 63 miliardi di euro secondo una rielaborazione di The European House – Ambrosetti su dati Eurostat e Commissione europea contenuti nell’Ageing Report e aggiornati al 2020.

Quota 100​ doveva agire da staffetta generazionale mentre non aiuta i giovani. I 63 miliardi sono finanziati con debito.

La spesa viene finanziata con il debito e anche qui dobbiamo fare due calcoli perché non ha fatto che aumentare. Ce lo possiamo permettere? La risposta è no secondo le stime European Economic Forecast Autumn aggiornate al 2019 salirà al 137,4% del PIL nel 2021 (e qui non è calcolato il peso del virus)
Di contro la crescita in Italia è ferma: +0,3% il PIL nel 2019 contro una media Ue del +1,2%. Una forte frenata nel quarto trimestre 2019 (-0,3% PIL contro un +0,1 dell’area euro). Questo per dire che la teoria del debito che si risolve con più crescita non è vera.

L’impatto Coronavirus e misure per il rilancio

Siamo partiti da una spesa pubblica inefficiente, poi è arrivato il virus e lo choc c’è stato per tutti ma le conseguenze sono diverse per ciascun Paese. L’Italia è senza dubbio l’economia più colpita come dimostra il grafico basato su dati European Economic Forecast Spring 2020. La crescita per il 2020 e 2021 è negativa per il 3% e i dati su disavanzo e debito non sono incoraggianti. Siamo ultimi in Europa. Questo grafico ci dice che l’Italia ha bisogno di fare un balzo e che dipende dalle misure di aiuto messe in campo. I numeri del disavanzo e del debito ci dicono che gli altri Paesi avevano conti migliori dei nostri e un sistema fiscale più vantaggioso (vedere grafici in basso)

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«Su questa fotografia non incoraggiante si innesta il piano di aiuti post Covid-19 decisi dal governo italiano di circa 75 miliardi con​ i decreti Cura Italia e Rilancio che pesano per il 4,5% sul PIL e il governo ha già annunciato altre manovre che attendiamo» ha commentato De Romanis. Come vengono finanziati questi aiuti? La buona notizia è l’intervento dell’Europa che ha messo in campo misure senza precedenti per aiutare le economie dell’area euro a ripartire. Basterà? Vediamo in concreto le manovre messe in campo in ambito Ue facendo qualche calcolo:

  • La Bce è scesa in campo con il Pandemic emergency purchase programme (PEPP) un totale di 1.300 miliardi di cui 220 miliardi entro la fine dell’anno di acquisti «flessibili» di titoli di Stato dei Paesi membri (anche titoli greci «spazzatura») per l’Italia 10% del debito totale: molto, ma non tutto; e per acquisti illimitati: Outright Monetary Transactions (OMT) che non è mai stato utilizzato finora;
  • Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) 240 miliardi (circa 36 miliardi per l’Italia) per spese mediche dirette e indirette fino a fine emergenza senza condizionalità ex post e a un costo molto basso;
  • Banca Europei Investimenti (BEI) 200 miliardi in particolare per PMI (circa 30-40 miliardi per l’Italia);
  • Fondi strutturali circa 18-20 miliardi per l’Italia che normalmente andrebbero restituiti quando non vengono spesi, ma questa volta no.
  • Support to Mitigate unemployment risks in an emergency (SURE) 100 miliardi (circa 20 miliardi per l’Italia per finanziare per esempio la Cassa Integrazione) con garanzia degli Stati per il 25% (che pesa sui debiti)

«Se facciamo la somma complessiva degli aiuti arriviamo a circa 80-90 miliardi per l’Italia e disponibili dal primo giugno 2020. L’obiettivo è rendere le economie più forti» ha sottolineato De Romanis.

Ma non è finita qui perché dalla Commissione europea è arrivato un ulteriore aiuto sotto forma del piano Next Generation EU che dà veramente l’idea di come l’Europa voglia investire sui giovani finanziato con 752 miliardi di cui 500 di trasferimenti. All’Italia spettano 172 miliardi di cui 81,8 attraverso trasferimenti (23% del totale nonostante il PIL italiani pesi il 13% sul totale europeo) e questo significa che l’Italia è il maggior beneficiario d’Europa. «Per l’Italia è senza dubbio un ottimo affare come dimostra il grafico sulle stime dove l’Italia figura come beneficiario netto: contribuiamo per 50 miliardi circa e ne otteniamo circa 80 miliardi» ha detto De Romanis. 

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A cosa servono questi finanziamenti del Next Generation EU? Sono tre i beneficiari individuati: Stati, imprese e la «prossima crisi» che deriva dal virus. Vediamo in concreto la suddivisione.

Aiuto per gli Stati (totale 670 miliardi)

  • Recovery and Resilience Facility: per investimenti e riforme con 560 miliardi tra prestiti (250) e trasferimenti (310)
  • React-Eu 55 miliardi per coesione (aiuti ai territori, alle Regioni, alle città e alle imprese, ai settori dal turismo alla cultura)
  • Sviluppo agricolo 15 miliardi
  • Just Transition Mechanism 40 miliardi per transizione verde

Aiuto per gli investimenti privati (totale 46 miliardi)

  • Solvency Support Instrument 31 miliardi per ricapitalizzare imprese in difficoltà
  • Invest Eu 15,3 miliardi, eredità del Piano Juncker

Lezioni dalla crisi per finanziare la sanità (36,9 miliardi)

  • EU4 Health 9,4 miliardi per investire in prevenzione, approvvigionamento di materiale sanitario e medicine
  • Horizon Europe – per la ricerca 11 miliardi
  • Azione esterna – chi sta intorno all’Ue deve essere aiutato 16,5 mmiliardi per interventi nei paesi vicini

Dove si trovano i soldi? Dal bilancio europeo. «Nel bilancio 2020-2027 i piani di rilancio pesano per il 2% del PIL e sarà necessario aumentare questo peso» ha sottolineato De Romanis. «Un nuovo strumento non è una condivisione del debito pregresso ma un debito nuovo e si comincia con Next Generation Eu, un segnale forte verso una maggiore integrazione fiscale che andrà fatta ampliando le risorse proprie ovvero introducendo tasse europee (web tax, plastic tax)».

I tempi non saranno brevi. Bisogna mettere insieme 27 Paesi e per fortuna senza UK: ce ne sono alcuni – i frugali e i paesi dell’est – che non vogliono vedere ridotte le proprie risorse. «Un compromesso dovrà essere trovato e l’Italia sta lavorando per ottenere qualcosa nella seconda parte del 2020» ha sottolineato De Romanis. Le risorse erogate per il periodo 2021-2024 forse potrebbero arrivare già da settembre 2020 con una prima tranche da 12 miliardi per l’intera area europea. Ma c’è da fare un passo in più secondo De Romanis: questi sono tutti strumenti temporanei, dovremo provare a farli diventare permanenti e provare a usare queste risorse come base per una riforma fiscale.

Come usare questi finanziamenti

I più colpiti dalla crisi sono famiglie con minori, giovani e anziani esattamente come prima della crisi. Cosa dobbiamo aspettarci? Secondo De Romanis ci sarà un aumento delle diseguaglianze – già fotografato dai dati del GINI con un aumento del 2%. «Abbiamo una società che è divisa dagli insider, ovvero cittadini con maggiori protezioni ​e gli outsider che sono meno tutelati​» ha detto De Romanis. «Non possiamo perdere l’occasione di usare bene le risorse europee usando queste misure come incentivi».

Prendiamo il Next Generation EU – Deve servire per un piano di riforme in linea con le raccomandazioni della Commissione che punti su: digitale e green, lavoro e welfare, liquidità imprese, riforma della pubblica amministrazione e giustizia. Secondo l’analisi di De Romanis non c’è nulla di diverso di quello che l’Italia ha sempre detto che voleva fare e non ha fatto. In particolare, sul mercato del lavoro l’occasione è importante. «Dobbiamo porci la domanda se lo smart working e il congedo parentale siano due elementi che consentono di migliorare il work life balance ​o rischiano di segnare un’involuzione» ha detto De Romanis. «Mi sento di dire che uno dei punti è una maggiore partecipazione del lavoro femminile che invece adesso è a rischio. Dobbiamo trovare una soluzione che ci proietti nel futuro altrimenti torneremo indietro». Secondo De Romanis la spesa potrebbe essere suddivisa tra:

  • infrastrutture (30% asili privati potrebbero non aprire)
  • welfare aziendale (servizi per sostegno educazione e caring)
  • digitale (1/4 famiglie senza connessione)

Prendiamo il MES – Nell’analisi di De Romanis ci sono ampi margini di discrezionalità nella spesa che potrebbe essere così ripartita:

  • infrastrutture (sanità sul territorio)
  • spese per la sicurezza delle imprese
  • borse di studio per ricerca e giovani

Cosa serve adesso? Secondo De Romanis occorre una visione di lungo periodo che non porti ad agire per emergenze, ma fare manovre che puntino su solidarietà e responsabilità. «Per questo abbiamo bisogno di cambiare la composizione della spesa pubblica, ma non facendo un bilancio Covid-19 e quindi di emergenza, abbiamo bisogno di un bilancio di Welfare New Deal» ha sottolineato De Romanis che ha individuato alcuni punti chiave di un programma di Spending Review a lungo termine con una ricomposizione della spesa e che riporti l’Italia in linea con l’Europa:

  • Previdenza 16,3% (Europa 13,1%)
  • Sanità 6,5% (Europa 8,4%)
  • Politiche sociali 5,3% (Europa 6,9%)

Un capitolo a parte dopo la pandemia lo merita la spesa sanitaria. «Non è vero cha abbiamo pochi medici ma li abbiamo più anziani e ci manca una medicina di territorio e molti dei nostri medici giovani vanno all’estero» ha detto De Romanis citando il Rapporto 2020 sul Coordinamento della Finanza Pubblica della Corte dei Conti da cui emerge che in Italia ci sono 3,9 i medici per 1000 abitanti contro i 4,1 in Germania e i 3, 1 in Francia e 3,7 in Spagna; oltre il 50% degli addetti sanitari in Italia è over 55 anni (+16 punti rispetto alla media Ocse); negli ultimi 8 anni, 9 mila medici formatisi in Italia sono andati a lavorare all’estero (Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia). «La ricomposizione della spesa presuppone anche una revisione delle tasse e anche in questo caso dobbiamo stare attenti ad introdurne alcune che rischiano di essere regressive perché aumentano le diseguaglianze» ha detto Romanis sottolineando che l’effetto distributivo delle agevolazioni legate al possesso di una abitazione è tendenzialmente regressivo, in particolare per quelle legate alle ristrutturazioni e all’efficientamento energetico.

Verso Welfare Italia 2020 (17-18 novembre – Palazzo Venezia, Roma)

Il webinar “La prospettiva e gli strumenti europei di risposta all’Emergenza Covid-19: implicazioni e opportunità per l’Italia” fa parte di un percorso di incontri della Community del Think Tank “Welfare, Italia” che si comporrà di diversi appuntamenti, tra cui:

  • “Il nuovo Welfare di comunità e l’alleanza tra pubblico, privato e no-profit nel contesto emergenziale attuale”
    Conversazione tra Carlo Cimbri (Group CEO, Unipol Gruppo), Giuseppe Guzzetti (già Presidente Fondazione Cariplo) e Ferruccio De Bortoli (Presidente Associazione Vidas)
    Mercoledì 17 giugno (10:30-12:00)
  • “Il presente e il futuro delle politiche sociali nel nuovo scenario: principali azioni e misure dei Paesi OECD”
    Relatore Dott. Stefano Scarpetta, Direttore Dipartimento di Employment, Labour ​and Social Affairs OECD
    Lunedì 6 Luglio (10:00-12:00)

Altri webinar e attività saranno programmati nel corso dei prossimi mesi e resi disponibili attraverso il sito ThinkTank “Welfare, Italia”.

Advisory board del Think Tank di “Welfare, Italia” : Carlo Cimbri Group CEO, Unipol Gruppo; Veronica De Romanis Professore, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi Sociali Guido Carli (LUISS), Membro del comitato direttivo, Osservatorio Conti Pubblici Italiani, Università Cattolica di Milano; Giuseppe Guzzetti Filantropo e avvocato, già Presidente, Fondazione Cariplo, già Presidente, Regione Lombardia; Walter Ricciardi Consigliere del Ministro della Salute, Presidente, Mission Board for Cancer, Commissione Europea, Coordinatore del Comitato Scientifico, Human Technopole, già Presidente, Istituto Superiore di Sanità; Stefano Scarpetta, Direttore Dipartimento di Employment, Labour and Social Affairs, OECD; Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The EuropeanHouse–Ambrosetti.​

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