L’Italia non è un Paese per giovani? Lo scontro è generazionale

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L’Italia non è un Paese per giovani? Lo scontro è generazionale

Cosa pensano ragazzi delle generazioni che li hanno preceduti (Baby Boomers, Generazione X e Millennials) e del loro ruolo nel declino del nostro Paese. I risultati della ricerca Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.

L’Italia dei primi decenni del ventunesimo secolo “non è un paese per giovani”. La precarietà del lavoro induce un’instabilità strutturale dell’esistenza, che non consente di fare progetti. I più fortunati e coraggiosi – quelli che hanno ricevuto una buona istruzione e parlano le lingue – vanno all’estero. La maggioranza – soprattutto al Sud – si adatta alla precarietà in attesa di qualcosa di meglio: fa lavori a termine, in nero, sottopagati, resta in casa con i genitori, rinvia la decisione di mettere su famiglia e fare figli.
Non è un bel vivere. Una perenne altalena fra speranze e delusioni, fra progressi e arretramenti. I rapporti familiari ne risentono. Si perde la fiducia in sé stessi e negli altri.  I più fragili si ammalano.

Facile immaginare che, in una situazione così difficile, crescano la rabbia e il risentimento e che possano anche riversarsi su chi è ritenuto responsabile delle proprie difficoltà.

Di chi è la responsabilità?

La maggior parte dei giovani italiani ha le idee chiare su chi è responsabile dei loro problemi: sono i “vecchi”  

  • “In Italia il potere è concentrato nelle mani dei vecchi” (72%)
  • Le persone mature sono troppo concentrate a conservare il loro potere e la loro posizione (69%)
  • “La povertà e la mancanza di prospettive dei giovani oggi sono la diretta conseguenza dei privilegi di cui hanno goduto le generazioni precedenti” (63%)

Solo una minoranza dei ragazzi è disposta ad ammettere che anche nel proprio campo ci sono carenze:

  • “I giovani italiani sono adagiati, non prendono iniziative e non rischiano” (39%)
  • “I giovani italiani cercano alibi e non si impegnano abbastanza per migliorare la loro posizione” (39%)

Ma non c’è dubbio che le responsabilità maggiori siano delle generazioni precedenti, che hanno pensato anzitutto a sé stesse e che ancora oggi escludono i giovani dalle decisioni che li riguardano:

  • “Le generazioni più anziane si ostinano a voler decidere per un futuro che non vivranno” (66%)
  • “Dovrebbero essere i giovani a prendere decisioni che riguardano il futuro” (62%)

Meriti e colpe delle generazioni

I ragazzi pensano che le generazioni abbiamo giocato, e stiano giocando, un ruolo ben diverso nel declino del nostro Paese.

Baby Boomers

È la generazione dei nonni e dei genitori tardivi. Assieme alla Generazione X è quella che ha più meriti (16%). È anche la generazione più fortunata (28%): si è trovata al posto giusto nel momento giusto (boom economico, il ’68, i “favolosi” anni ’80 e ’90 del Novecento).

Ha però soprattutto le maggiori colpe (32%): ha mancato l’opportunità di riformare il Paese, lo ha caricato di debiti che dovranno pagare le generazioni future, ha distrutto l’ambiente e non si rassegna a lasciare il potere facendo spazio ai giovani.

Generazione X

È la generazione di mezzo. Non ha particolari responsabilità sul mondo di oggi (21%): è arrivata a cosa fatte, avendo ereditato ciò che era stato avviato dai Baby Boomers. Questo le ha permesso di approfittare in una certa misura degli anni migliori (22%) e di accumulare oggi più potere delle altre generazioni (39%).

Millennials e Gen Z

Si sentono – e sono- le vittime della storia. Data la loro giovane età hanno pochi meriti e poche colpe. Ritengono – e viene loro riconosciuto dai più maturi – di essere le generazioni di gran lunga più aperte (44%) e più intraprendenti, soprattutto la prima, i Millennials (48%). Ma anche le più sfortunate (rispettivamente 36% e 32%): quando sono entrate in gioco, il momento migliore era passato ed iniziava l’epoca dell’incertezza.  Infine, la longevità dei Baby Boomers le ha escluse per il momento dal potere (rispettivamente 23% e 41%).

Qualche tensione ma il legame tra le generazioni tiene

Dato questo quadro non possiamo stupirci che il rapporto fra le generazioni giovani e mature del nostro Paese non sia un idillio.

Quando chiediamo a giovani e maturi di descrivere il rapporto della loro generazione con quelle rispettivamente più mature e più giovani la risposta è quasi simmetrica: 6.4 su una scala da 1 a 10 per i giovani, 6.0 per i maturi. Insomma, circa metà pensa di avere una buona relazione con le generazioni più mature/più giovani, l’altra metà di averla non così buona.

Per capire meglio abbiamo chiesto ai due gruppi generazionali di esplicitare quali sentimenti provano gli uni nei confronti degli altri.

Il quadro che ne esce è chiaro e rassicurante: i sentimenti positivi prevalgono in entrambi i gruppi. I giovani provano verso i maturi anzitutto stima e ammirazione (28%), riconoscenza e gratitudine (22%) e affetto (21%). Non manca qualche ombra: incomprensione (16%), invidia (13%), risentimento (11%), irritazione (11%).

Dal loro lato i sentimenti degli adulti verso i giovani sono improntati principalmente all’attenzione e alla cura: preoccupazione (50%) e speranza (36%). Anche in questo caso non mancano sentimenti di segno opposto: incomprensione (17%), irritazione (14%). Più difficile per gli adulti provare stima e ammirazione (3%) o riconoscenza e gratitudine (2%) verso i ragazzi.

In conclusione, il legame fra le generazioni tiene. A dispetto della storia. La pace sociale è mantenuta forse grazie alla politica, non per i suoi meriti nel governo, ma come capro espiatorio su cui scaricare le colpe di ogni male.

Lo studio #Nuove Generazioni è stato realizzato per Unipol da Kkienn Connecting People and Companies

La parte dello studio trattato in questo articolo è disponibile qui.  

​E' composta da giornalisti professionisti che danno vita al magazine digitale del Gruppo Unipol, capace di proiettarsi nel futuro, raccontandolo in ogni sua forma.