In Italia è allarme culle vuote

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In Italia è allarme culle vuote

Nel 2021, per la prima volta nella storia italiana, il numero di nati è sceso sotto la soglia dei 400 mila. Il calo demografico è una bomba per il sistema welfare del nostro Paese. Le sei priorità di azione individuate dal Think Tank Welfare, Italia 2022 di Gruppo Unipol e The European House Ambrosetti per supportare il Paese e rendere sostenibile la spesa in welfare alla luce dell'evoluzione demografica.

Il tasso di natalità in Italia è di 6,8 nati per mille abitanti: il valore più basso nell’intera Unione Europea. Il gap italiano è di 2,3 nati rispetto alla media europea (9,1 nati) e di 4,8 dal Paese best performer (l’Irlanda, con 11,6). Di conseguenza, l’Italia registra il tasso di dipendenza dagli anziani più alto nell’Ue-27 (40,1 over-65 per 100 persone nella fascia 20-64 anni), dietro solo alla Finlandia (40,3%) e con un valore superiore alla media europea (35,4%) di 4,7 punti percentuali. Una bomba innescata nel sistema di welfare, secondo le stime del Rapporto del Think Tank Welfare, Italia, promosso da Unipol Gruppo e The European House – Ambrosetti, con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta.
Senza un’inversione rapida nel 2035 ci potrebbero essere 4,4 milioni di persone in età lavorativa in meno, che dovranno sostenere 3,6 milioni di over 65 in più. Ai trend demografici attuali, in assenza di politiche correttive, al 2050 la popolazione italiana potrebbe attestarsi a 52,3 milioni di persone (6,7 milioni in meno del 2020), con un’incidenza degli over-65 pari al 37% del totale.

Questi dati sollecitano – come ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio di apertura dei lavori di Welfare Italia Forum 2022 – una visione di lungo periodo, poiché lo squilibrio demografico che colpisce il Paese «incide sulla sostenibilità presente e futura del modello di welfare che è una “colonna portante” della nostra convivenza e una “misura della concreta attuazione dei principi della nostra costituzione».
Mercato del lavoro e dinamiche demografiche sono le due funzioni chiave di un sistema di welfare. «ll tema del calo della natalità è comune a tutte le democrazie avanzate e penso che debba essere al centro delle politiche di investimento dell’Europa, e soprattutto dell’Italia» ha sottolineato Carlo Cimbri, presidente del Gruppo Unipol. «Quello dell’inverno demografico è il principale problema da affrontare per garantire un livello di welfare a cui sono state abituate le generazioni precedenti. Il calo della natalità è il tema principale. Senza popolazione attiva non è sostenibile il nostro livello di welfare, sia a livello di spesa pensionistica, sia per l’assistenza sanitaria e sociale».

La spesa per il welfare in Italia sfonda il tetto dei 600 miliardi di euro

Mentre l’Italia invecchia e le culle restano vuote, la spesa per il welfare è arrivata a 615 miliardi, la metà in previdenza, la sottocomponente più importante che, nell’ultimo decennio, è cresciuta di 10 miliardi all’anno. «Questo dato è insostenibile senza una visione di lungo termine e una collaborazione più intensa tra pubblico e privato che possa dare un nuovo equilibrio». ha detto Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo The European House – Ambrosetti, commentando i dati emersi dal Report che ha analizzato anche il sottoinsieme legato all’istruzione, dove in Italia si investe stabilmente circa l’11% della spesa welfare, una cifra sensibilmente più bassa rispetto a tutti gli altri competitor europei. «Dobbiamo fare di più sul futuro: il nostro sistema di welfare è vecchio, bisogna guardare avanti e dare prospettiva ai giovani».

Per Matteo Laterza, Amministratore delegato di Unipolsai, puntare su giovani talenti e donne sono le priorità su cui è necessario lavorare per allargare la platea dei lavoratori nell’Italia di oggi che si trova a fare i conti con il problema di una denatalità sempre più incalzante e di una fuga di cervelli che, poi, non si riescono a recuperare.


Per Stefano Genovese, responsabile Institutional e Public Affairs del Gruppo Unipol dovremmo porci in prospettiva: «Senza figli, senza una natalità adeguata e una gestione dei flussi migratori, che sono gli elementi che compongono una popolazione, non potremo contare su risorse come quelle a cui oggi siamo abituati».

Per Carlo Blangiardo, presidente Istat il patrimonio demografico è il numero di anni di futuro che spettano a una popolazione: «Se noi prendiamo la popolazione italiana di oggi abbiamo circa 2 miliardi e 400 milioni di anni vita che gli italiani di oggi hanno davanti a loro. Pro capite quindi parliamo di 38 anni circa. Oggi gli italiani hanno mediamente vissuto più parte della loro vita di quanta gliene resta da vivere. C’è quindi il dilemma: investire o fare manutenzione?».


Secondo Cristina Comencini, scrittrice e regista, il diritto di procreare va inserito nell’agenda politica perché se prima la nascita non è mai stato un fatto politico oggi invece lo è. «C’è la necessità di un cambiamento nel valore della cura che va resa tale per uomini e donne. Si deve ripensare la nascita in un altro modo: non è solo una questione delle donne».

Le sei priorità per cambiare il sistema welfare in Italia

Integrare la natalità nella tassonomia europea, sostenere la genitorialità, mitigare il flusso migratorio in uscita, valorizzare la componente previdenziale integrativa, lavorare sul welfare contrattuale e aziendale e ridefinire il reddito di cittadinanza. Sono le sei priorità di azione individuate dal Think Tank Welfare, Italia 2022, per supportare il Paese nel fronteggiare la dinamica demografica negativa e rendere più sostenibile la spesa in welfare alla luce dell’evoluzione demografica.

In particolare, per invertire la tendenza bisogna porre l’accento sull’occupazione femminile: ad oggi l’Italia è penultima nell’Unione Europea per tasso di occupazione femminile e prima per tasso di part-time involontario. Tra le altre cose, suggerisce il rafforzamento strutturale degli strumenti di sostegno alle famiglie e alla natalità, la trasformazione dei congedi di maternità e paternità in “congedi gender neutral”, e poi corsi di formazione per l’up-skilling o il re-skilling.  Per il Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella intervenuta al Welfare Italia Forum, serve l’impegno di non-profit, imprese e sindacati per creare diverse linee di azione: da una parte sicuramente l’aiuto economico, con il sostegno alla famiglia, che dal punto di vista fiscale è sempre stata trattata molto male, dall’altra con un’azione culturale di valorizzazione della maternità e di sostegno, ricreando quelle reti che permettano alle donne di non sentirsi sole e di sentirsi valorizzate quando sono madri.

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