Il futuro nel passato: il grande inganno delle giovani generazioni

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Il futuro nel passato: il grande inganno delle giovani generazioni

A dispetto di un quadro difficile, il 63% dei giovani italiani ha fiducia nel proprio futuro. A muoverli una notevole autostima. I risultati della ricerca Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.

Per almeno un secolo, alle nostre latitudini, ha prosperato il mito delle “magnifiche sorti e progressive”: la società è sulla via di un costante miglioramento, l’avvenire riserva un progresso all’infinito.

Quell’epoca è certamente conclusa. Chi dovrebbe guardare con fiducia al futuro, i giovani, ha smesso di crederci, anzi propende per la narrazione opposta: i bei tempi sono andati, la prospettiva è il declino, quantomeno nel medio periodo.

Il 64% degli italiani che ha tra i 18 e i 34 anni è convinto che si vivesse meglio in passato.

Soprattutto negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, vera età dell’oro per la maggioranza dei giovani (59%).

I peggioramenti riguardano in primo luogo gli aspetti giudicati come più importanti nella vita: il lavoro (delta fra % di ottimisti e di pessimisti: -57%), la felicità (-51%), la famiglia (-32%). Allo stesso tempo si stanno erodendo anche le condizioni che rendono fruttuose le relazioni sociali: la fiducia negli altri (-62%), il rispetto (-44%), l’altruismo (-38%).

Il presente non regge il confronto con il passato e il futuro non pare un orizzonte in cui riporre grandi speranze. Infatti, quasi metà dei giovani (45%) ritiene che la vita in generale sia destinata a peggiorare nei prossimi anni, mentre solo un terzo (32%) prevede che migliori.

La paura del declassamento

I problemi che affliggono la nostra società sono molti, ma per i giovani c’è un preciso ordine di priorità. I giovani temono innanzitutto la crisi economico-lavorativa (32%), la mancanza di lavoro e il conseguente impoverimento. Si teme il declassamento, l’impossibilità di vivere una vita all’altezza delle aspettative costruite negli anni dell’infanzia o dell’adolescenza.

La crisi politica e nelle relazioni internazionali (21%), la crisi ecologica (15%) e la crisi sanitaria (7%) sono certo temi rilevanti, contribuiscono a destabilizzare lo scenario, ma restano sullo sfondo rispetto alle preoccupazioni di ordine economico e lavorativo.

Sfiducia nella società, fiducia in sé stessi

Il quadro generale si caratterizza per i toni cupi, ma si osservano anche segnali di tenuta. In pochi (30%) hanno fiducia nel futuro del mondo e della società nel suo complesso, ma quando si pensa al proprio futuro personale il tono cambia radicalmente.

Il 63% dei giovani ripone fiducia nel proprio futuro: una speranza di realizzazione personale che non vuole piegarsi al declino della società. Gli elementi di speranza sono almeno due: il progresso tecno-scientifico, che “renderà le nostre vite sempre più ricche ed interessanti”, e la fiducia in se stessi, in quanto membri di una generazione emergente aperta al cambiamento, dinamica, attenta alla sostenibilità, inclusiva.

Lo studio #Nuove Generazioni è stato realizzato per Unipol da Kkienn Connecting People and Companies

La parte dello studio trattato in questo articolo è disponibile qui.  

​E' composta da giornalisti professionisti che danno vita al magazine digitale del Gruppo Unipol, capace di proiettarsi nel futuro, raccontandolo in ogni sua forma.