Comunicare la crisi climatica è più efficace se si parte dal basso, dalla comunicazione partecipata e quindi dalle nuove generazioni. Il dibattito su nuovi media e clima alla 44esima edizione del Premio Internazionale di Giornalismo di Ischia. A Sofia Pasotto va il Premio Speciale «Opening New Ways of Journalism» patrocinato da Gruppo Unipol.
Se diamo retta all’ultimo report di Greenpeace realizzato con l’Osservatorio di Pavia sulla copertura mediatica dei cambiamenti climatici nel 2022, sulla stampa e in televisione la crisi climatica continua ad avere scarsa visibilità. Un dato su tutti impressiona: meno del 3% delle notizie date dai principali telegiornali nazionali ha trattato implicitamente o esplicitamente temi riguardanti la crisi climatica.
Perché? La risposta è banale: comunicare la crisi climatica è complicato. La comunicazione ambientale si muove su più binari. C’è un versante più squisitamente tecnico, molto alto, che spiega scientificamente quello che sta accadendo, poi uno legato all’attualità emotiva, come gli eventi che periodicamente colpiscono i territori e le persone e che si esaurisce nel breve periodo fino alla catastrofe successiva che fa riaccendere i riflettori. E poi il dibattito che si sviluppa sui social network.
Quest’ultimo tipo di comunicazione che passa attraverso il digitale parte dal basso, è propositiva e partecipata e ci sta particolarmente a cuore per le sue grandi potenzialità di sviluppo e anche per la sua capacità di aggregare consensi.
Ne abbiamo parlato a Ischia nel corso della 44esima edizione del Premio Internazionale di Giornalismo dove Gruppo Unipol ha promosso il dibattito “Climate Change, la voce delle nuove generazioni”. Con me c’erano Fernando Vacarini, Responsabile Media Relations, Corporate Reputation and Digital PR Gruppo Unipol, e i tre finalisti del Premio Speciale «Opening New Ways of Journalism» patrocinato da Gruppo Unipol. Sofia Pasotto, Attivista per il clima e divulgatrice su Instagram e TikTok tramite il canale “telospiegasofia”, Federico Taddia, Autore del podcast “Bello Mondo”, Enrico Pitzianti, Autore di “Non scaldiamoci” la newsletter settimanale di Wired dedicata al cambiamento climatico.
Come abbiamo visto non ci sono solo i social media. Stanno crescendo nuovi mezzi di comunicazione digitale come i podcast e le formule innovative di newsletter tematiche che sono il canale preferito dalle nuove generazioni per informarsi e da cui arrivano gli spunti più interessanti.
Le nuove generazioni hanno uno sguardo sul cambiamento climatico e l’ambiente diverso: cercano informazioni, sono più coinvolti e spesso si fanno parte attiva del cambiamento.
Abbiamo deciso di aprire un confronto sul come comunicare la crisi climatica per alzare l’attenzione su questo tema e comprendere come aziende, media e stakeholder la vivono e la comunicano. Si tratta di una priorità che riguarda il nostro pianeta che merita di stare al centro del dibattito mediatico non solo per la cronaca. Sapere comunicare i rischi ambientali è un compito dei media, certamente, ma è anche un dovere per una compagnia assicurativa come la nostra. Vogliamo che la sensibilità sul tema ambientale aumenti e arrivi a tutti con messaggi efficaci e comprensibili.