Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
A un anno dal lancio del Blog online nasce Changes, il magazine semestrale del Gruppo Unipol. Il primo numero è dedicato ai mutamenti del clima e alle sfide che possiamo vincere insieme.
Quando si parla di clima, a cambiare non è solo il paesaggio. Sappiamo bene che oltre 153 milioni di persone rischiano di ritrovare la loro abitazione sommersa entro il 2100 a causa dell’innalzamento del livello dei mari ed è una cifra pari a circa il doppio di quanto stimato nel 2014 dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite. Ma siamo allo stesso tempo testimoni di come la conversione al green sia al centro della trasformazione del sistema industriale e di come i Governi di tutto il mondo si siano mossi per finanziare il passaggio da fonti di energia responsabili dell’emissione di gas serra a fonti di energia pulita, come quella fotovoltaica o quella eolica. La domanda che dobbiamo porci sempre è: «Siamo in grado di fermare il cambiamento climatico?». Da qui siamo partiti su Changes, il magazine semestrale del Gruppo Unipol, che nasce a un anno dal lancio di questo blog, ed è un passo ulteriore che il Gruppo Unipol ha fatto per porsi come interlocutore innovativo sui temi di sviluppo del nostro Paese, offrendo capacità, risorse e strumenti per affrontare i cambiamenti economico-sociali del futuro. La formula scelta è la pubblicazione di due numeri monografici all’anno su temi che sono chiave per il mercato assicurativo secondo l’analisi dei macro trend dell’Osservatorio Reputational and Emerging Risk del gruppo Unipol.
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Il primo numero di Changes Magazine è dedicato al cambiamento clima e ai suoi effetti che stanno modificando il mondo in cui viviamo e possono essere devastanti in futuro se non prenderemo contromisure. E la risposta che ci siamo dati è che la sfida si può vincere, perché lo slancio della società è inarrestabile.
Lo testimonia il fatto più eclatante accaduto a Bonn nel corso di Cop23, che si è tenuta lo scorso novembre, dove è avvenuto il sorpasso della società civile sulle delegazioni ufficiali. Per la prima volta, il cuore della Conferenza non è stato rappresentato dai negoziati ma da ciò che avveniva nell’area dedicata alle organizzazioni non governative. E basta guardare a come interi Paesi si siano convertiti all’eolico o al solare. Sono tante ormai le città che in tutto il mondo puntano ad alimentarsi al 100% con fonti rinnovabili: negli Usa località del Missouri, del Kansas, del Vermont; in Europa, in Germania, un terzo dell’elettricità è prodotta da fonti rinnovabili e l’Italia viaggia a ritmo spedito nella produzione di energia green. I dati pubblicati da Eurostat certificano infatti il raggiungimento, con largo anticipo, dell’obiettivo fissato per il 2020; in Cile crescono a dismisura gli investimenti nel campo delle rinnovabili e il piano Energia 2050 consentirà di produrre elettricità al 70% da energie pulite entro 20 anni.
Le aziende, insieme alle politiche governative, hanno un ruolo fondamentale per portare avanti questo processo virtuoso. Apple per esempio, nel 2015 era già al 93% verde, IKEA, entro il 2020, vuole produrre tanta energia quanta ne consumano i propri edifici, Coca-Cola, entro lo stesso anno vuole alimentare a rinnovabili tutte le sue operazioni e Sab Miller, il produttore della birra Bud, lo farà entro il 2025.
La domanda da farsi, allora, è: «Quanto tempo abbiamo?». La variabile tempo è la vera discriminante nella corsa ad affrontare e risolvere i problemi del clima. Perché i segnali di peggioramento che la natura ci dà sono quotidiani, con anomalie a cui ormai ci stiamo purtroppo abituando.