Agricoltura rigenerativa: cos’è, esempi e vantaggi per il pianeta
Negli ultimi anni, sempre più spesso si parla di agricoltura rigenerativa come di una delle soluzioni più promettenti per affrontare la crisi climatica e la perdita di biodiversi
UNA DOMANDA ALL’IA - La desertificazione avanza, le città si espandono e l’acqua diventa sempre più scarsa. Costruire in aree aride potrebbe essere il futuro dell’urbanizzazione. Ma vivremo davvero in città costruite nel deserto?
Risponde l’Intelligenza Artificiale
Sì, è plausibile che nei prossimi decenni emergeranno nuovi insediamenti urbani in aree desertiche, non necessariamente per sostituire le città esistenti, bensì per espansione o nuovi modelli urbani, specialmente in regioni dove la disponibilità di suolo e l’accesso all’acqua limitano le soluzioni tradizionali.
Molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa già sperimentano città costruite o estese in contesti desertici: studi su Riyadh (Arabia Saudita) mostrano come lo sviluppo urbano debba fronteggiare sfide legate a caldo estremo, mancanza d’acqua e infrastrutture. Uno studio, già nel 2019, proponeva un quadro per una “urbanizzazione sostenibile” a Riyadh, con tecnologie, energia rinnovabile e gestione delle risorse idriche come leve centrali.
Un’altra ricerca, che riguarda l’Oman, ha analizzato la trasformazione fra il 2010 e il 2020 nella città di Ibri, documentando come vaste aree di deserto o terreni aridi siano stati convertiti in aree edificate.
Tuttavia, costruire in aree desertiche comporta ostacoli enormi: la scarsità d’acqua, l’effetto “isola di calore” urbano, la gestione dell’energia e la resistenza climatica. Uno studio su Doha (Qatar) ha analizzato l’effetto dell’isola di calore in città costiere desertiche, evidenziando aumenti di temperatura urbana stimati con modelli meteorologici avanzati. Infine, un altro studio ha investigato come la densificazione verticale (edifici più alti, con minore estensione orizzontale) possa contribuire a ridurre la domanda di raffrescamento residenziale in regioni aride, suggerendo che la geometria urbana controllata è una chiave per rendere vivibili tali ambienti. In sintesi, tecnicamente è possibile, già oggi si sta sperimentando; ma la fattibilità su larga scala dipenderà da gestione dell’acqua, strategie climatiche e infrastrutture resilienti.
La prospettiva di città nel deserto tocca un cambio epocale nell’urbanizzazione globale. Tradizionalmente, le città sorgono dove c’è acqua, terreno fertile, vicinanza a risorse e vie di comunicazione. Una città nel deserto rompe questi paradigmi: occorre portare l’acqua, rendere vivibili microclimi, intervenire pesantemente sull’energia.
L’espansione urbana nei deserti ben si inserisce nel contesto di pressione demografica, migrazioni interne (verso città), scarsità di terra utile e cambiamento climatico. In regioni come il Medio Oriente, l’Africa settentrionale o l’Asia occidentale, molte città esistenti soffrono già per il caldo, siccità e infrastrutture sovraccariche. Una strategia “dal deserto” può dare soluzioni alternative.
Dal punto di vista economico e tecnologico, sorgono opportunità per tecnologie di desalinizzazione, impianti solari, sistemi di raffrescamento passivo, infrastrutture modulari e smart city. Ma anche rischi: costi elevati, esclusione delle popolazioni meno abbienti, impatti ambientali e consumo energetico.
Costruire città nel deserto non è più pura fantasia: i progressi tecnologici e le pressioni ambientali lo rendono una possibilità concreta. Ma non sarà una trasformazione spontanea e indolore: richiede risorse immense, innovazioni climatiche, infrastrutture intelligenti e soprattutto equità. Il deserto potrebbe diventare “città” — ma dipenderà da come sapremo progettarlo e per chi lo faremo.