Accendiamo la luce sul futuro
La serie di fantascienza Star Trek è ambientata nell’anno 2264. Gli esseri umani viaggiano nella galassia insieme agli alieni, aiutati da computer, propulsione più veloce d
Colmano i silenzi negli ascensori, rompono il ghiaccio comunicativo e incuriosiscono tutti, dai giovani agli anziani. Che tempo fa? Piove, oppure c’è il sole? Le domande relative al meteo, al tempo che fa, al caldo o al freddo, sono evergreen della comunicazione, argomenti che coinvolgono tutti ma di cui in molti ignorano la straordinaria portata scientifica.
La meteorologia (di cui oggi ricorre la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite per celebrare la fondazione nel 1950 dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale) è diventata una scienza pervasiva, che travalica gli schermi televisivi e le ultime pagine dei quotidiani, per diventare una essenziale chiave di lettura dei cambiamenti climatici in atto.
Dalle trasmissioni Rai del generale Edmondo Bernacca ai giorni d’oggi, la storia della meteorologia è il racconto di una scienza sempre più centrale in un’epoca in cui i cambiamenti climatici sono assurti al centro dell’agenda politica, economica e sociale del Pianeta.
Luca Mercalli è un climatologo, e accademico, molto noto per il suo impegno divulgativo in televisione e su Changes osserva: «Meteorologia e climatologia sono due scienze sempre più connesse. Pensiamo alle reti di osservazione usate da entrambe le discipline, ma su scale temporali diverse: il meteorologo le studia real time, il climatologo con una prospettiva storica. I dati meteorologici sulle temperature, sui ghiacciai e sugli oceani sono indispensabili per osservare i cambiamenti climatici in atto».
La meteorologia oggi è la scienza dei satelliti, dei dati, dei modelli matematici, dei super computer che elaborano complessi algoritmi, chiamati a dar forma a mappe dei mutamenti meteorologici e a far comprendere anche al grande pubblico la storia del tempo che cambia.
«La previsione meteorologica – ha spiegato a ChangesBernardo Gozzini, direttore del Consorzio Lamma del CNR – parte da due aspetti: l’osservazione e la previsione. L’osservazione necessita di un sempre maggior numero di dati sulla situazione in atto, più dati ci sono, più i modelli saranno precisi e per questo da anni si investe in ricerca di sempre nuovi strumenti tecnologici». Rilevare i dati diventa imperativo categorico e in questo i satelliti giocano un ruolo fondamentale. Quelli di oggi sono i satelliti geostazionari Meteosat di seconda generazione, in attesa che nei prossimi anni arrivino quelli di terza generazione, in grado di cogliere informazioni complesse sull’umidità, sui venti, sulle nubi, sui temporali e presto anche sui fulmini, «sia quelli tra le nuvole – sottolinea Gozzini – che quelli tra le nuvole e terra. I fulmini sono elementi fondamentali per i meteorologici giacché dicono la posizione esatta di partenza del temporale (a oggi i fulmini sono rivelati solo a terra)».
I satelliti di nuova generazione, inoltre, sono in grado di offrire sempre più immagini del nostro Continente: una ogni 2,5 minuti contro una ogni 5-7 minuti dei satelliti di seconda generazione. I satelliti, come quelli del programma Europeo Copernicus, sono alla base della cosiddetta “meteorologia dinamica”, che si basa su modelli che girano avanti e indietro nel tempo e comparano il clima di ieri e di oggi, offrendo rappresentazioni chiare su come stanno cambiando anche i valori dell’atmosfera, della pressione e della temperatura in quota.
Il contesto tecnologico nel campo è in fermento. Google, per esempio, sta lavorando a un modello matematico basato sull’intelligenza artificiale per rilevare esattamente le previsioni meteo delle successive sei ore. Il tutto con una risoluzione di 1 chilometro in pochi minuti di calcolo, ottenendo modelli rapidi per poter fronteggiare al meglio gli eventi meteorologici estremi.
Inondazioni, uragani, temporali improvvisi: il climate change pone sempre nuove sfide alla meteorologia. «Oggi si parla sempre di più di nowcasting meteo – aggiunge Gozzini – ovvero la realizzazione di previsioni a brevissimo termine o scadenza (entro 6-12 ore) su un particolare territorio d’interesse».
In Giappone, paese funestato da devastazioni dovute a eventi meteorologici estremi, il satellite Himawari-8 e il software del super computer del Riken Science Institute collaborano per fornire dati sempre più precisi alle autorità, permettendo di lanciare allerta tempestivi e limitare l’impatto di disastri naturali sulla popolazione.
Con gli stessi obiettivi la Regione Emilia Romagna nel 2019 ha varato un progetto che permetterà di ospitare nel Tecnopolo di Bologna le grandi infrastrutture di ricerca e l’Istituzione della Fondazione Big Data for Human Development. Qui saranno elaborati e analizzati dati relativi alle previsioni meteo, indispensabili per prevedere eventi come allagamenti e straripamento dei fiumi, frequenti nella regione.
Dati, insomma. Statistiche fredde e inopinabili, che analizzate e confrontate portano ad una conclusione: il clima sta cambiando. Un assunto ormai inconfutabile, eppure dove non arrivano i numeri, sembrano arrivare interpretazioni distorte che annacquano il dibattito.
«Il cambiamento climatico – ci dice Mercalli – è una verità assodata dalla comunità scientifica mondiale. Ma larga parte del pubblico esprime ancora forti perplessità sulla base di considerazioni totalmente non scientifiche. Tutte le accademie mondiali hanno pubblicato statement che dicono: il clima sta cambiando con effetti devastanti. Il mondo dell’informazione registra, invece, ancora delle sacche di negazionismo per motivi di interesse, ideologici o politici. La gente così non capisce bene e spesso si abbandona a opinioni ascientifiche. Noi dobbiamo ribadirlo con forza: il tema dei cambiamenti climatici non è in discussione, il dibattito non c’è, i cambiamenti climatici ci sono».
Lo dice la scienza, lo dicono i dati raccolti ed elaborati dalla meteorologia. Un motivo in più per celebrare questa giornata mondiale e farlo come fosse una grande festa della scienza.