Il calcio in rete con i Big Data

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Il calcio in rete con i Big Data

Il gioco del pallone sta diventando sempre più data driven. Changes ne ha parlato con start up e accademici, protagonisti in Italia di una rivoluzione silenziosa.

Soccer ball

Il gioco del pallone sta diventando sempre più data driven. Changes ne ha parlato con start up e accademici, protagonisti in Italia di una rivoluzione silenziosa.

Helenio Herrera ripeteva sempre: «Classe, più preparazione atletica, più intelligenza, uguale scudetto». Herrera è stato uno degli allenatori più vincenti di sempre che negli anni ’60, fece grande l’Inter di Angelo Moratti, tanto da meritarsi il soprannome “il mago”, per la sua straordinaria capacità di leggere le partite e indovinare la tattica vincente. Un taccuino, una penna, tanto estro e psicologia: un calcio semplice, lontano dalle evoluzioni di uno sport oggi letto e interpretato con le lenti della Sport Analysis.  

Sessioni di allenamento, studio degli avversari, parametrizzazione di movimenti tattici e tecnici diventano oggi fonti di statistiche con cui interpretare i match e assumere decisioni.

Nel calcio 4.0 la palla è sempre meno rotonda e a dominare sono complessi algoritmi creati ad hoc per impostare al meglio tattiche e strategie. Obiettivo: ridurre l’effetto-imprevisto. Intendiamoci, l’imponderabile, il gesto estroso continuerà a far saltare all’aria piani, taccuini e file Excel, ma oggi una fitta rete di dati sono scientificamente raccolti, catalogati e analizzati. E alla fine parlano.

Quanti chilometri ha percorso l’ala destra? E cosa succede alla fase difensiva in caso di sovrapposizioni del terzino sinistro? E poi ancora: è meglio marcare il trequartista avversario a zona o a uomo? Sono domande su cui da sempre i commentatori della domenica si arrovellano, ma solo i big data oggi sembrano offrire una risposta.

La bibbia del settore si chiama The numbers Game, volume scritto nel 2013 da Chris Anderson e David Sally, guru nel campo dell’applicazione dei dati nel mondo dello sport. «Il libro che può cambiare per sempre il calcio», lo presentò così il The Times. In realtà già nel 2013 il calcio era cambiato, solo che noi non ce ne eravamo ancora accorti.

La ricerca accademica e i progetti italiani

Una rivoluzione silenziosa che ha potuto far leva sul crescente interesse accademico anche nel nostro paese. Il CNR in collaborazione con l’Università di Pisa ha promosso diversi progetti che sfruttano i dati per misurare le performance degli atleti e per prevenire anche gli infortuni.

«Grazie ad un GPS inserito nel collo delle pettorine di allenamento abbiamo sviluppato un algoritmo di Injury Forecaster – ha raccontato a Changes Paolo Cintia ricercatore del CNR e titolare della ricerca – Il sistema sfrutta l’intelligenza artificiale per registrare i dati di accelerazioni, urti e carichi durante l’allenamento. Grazie ad uno storico degli infortuni, poi, il sistema cerca correlazioni con particolari esercizi, rilasciando risultati studiati dagli staff medici».

Considerato il faraonico valore economico dei calciatori, prevenire gli infortuni diventa al giorno d’oggi fondamentale. Lo sa bene il Barcellona di Messi che ha usato proprio il sistema messo a punto dal CNR e dall’Università di Pisa.

Ma dati e algoritmi stanno assumendo sempre più rilevanza anche negli allenamenti tecnici. Nella Bundesliga tedesca, per esempio, è molto usato il Footbonaut, una macchina “magica” che allena la velocità di pensiero e la visione di gioco. In pratica, in un campo ridotto, il calciatore deve stoppare palloni spediti a grande velocità dalla macchina per poi passarli rapidamente in riquadri che si illuminano alternativamente. Le prestazioni vengono così analizzate e le performance misurate.

I big data per il calciomercato

Dati per gli allenamenti, per prevenire gli infortuni, per le strategie tattiche, ma anche dati per un corretto calciomercato. E sì perché sempre il CNR e l’Università di Pisa hanno sviluppato un tool per ottimizzare le scelte di mercato dei club.

La startup, fondata nel 2018, si chiama Playerank e valuta la performance dei calciatori impiegando i dati raccolti dalla società italiana WyScout, recentemente acquisita dal colosso Usa Hudl. «Grazie a questa collaborazione – ci ha raccontato sempre Paolo Cintia – abbiamo dati con cui creare parametri che valutano nei vari contesti le capacità dei calciatori quali i passaggi, i colpi di testa, i dribbling, il tiro. Questi dati creano dei ranking con cui gli operatori di mercato potranno valutare i calciatori».

L’allenatore virtuale è real time

Un altro progetto italiano punta sul real time e offre informazioni tattiche a partita in corso. Il sistema si chiama “Virtual Coach” ed è stato sviluppato dai ricercatori di Math&Sport, start-up dell’incubatore del Politecnico di Milano PoliHub.  «Il nostro sistema incrocia i dati – ci ha spiegato il product manager Gilberto Pastorella – e tira fuori le informazioni che sono poi inviate tramite alert in tempo reale agli staff tecnici». Ma come sono raccolti questi dati? «I sistemi di video tracking rilasciano dati su posizione dei giocatori e della palla, poi i nostri algoritmi cercano di capire quali sono state le situazioni più pericolose, come viene eseguito il pressing e tanto altro».

Lo strumento del “Virtual Coach” punta molto sulla rete 5G e concluderà la sua fase di test quest’autunno per essere commercializzato già dal prossimo gennaio.

Sono i dati, dunque, il nuovo codice con cui leggere e scrivere il calcio. Ma attenzione, affinché siano correttamente interpretati necessitano di uno staff competente. Ecco perché gli allenatori di oggi sono circondati da una squadra di professionisti iper-specializzati. C’è il team dei match analyst che studia gli avversari, il preparatore che analizza i dati in allenamento, lo strategist che si occupa di statistiche tattiche. Una vera e propria task force, altro che un uomo solo al comando in maniche di camicia su una panchina di legno. No, caro mago Herrera, al giorno d’oggi la classe e la preparazione fisica non sono più sufficienti per vincere lo scudetto.  

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.