Al mare o in montagna si afferma una nuova sostenibilità legata alla responsabilità sociale degli operatori turistici. Il viaggio è cambiato.
Ogni giorno che passa ci rendiamo tutti conto
di quanto il Covid-19 abbia
sconvolto le nostre abitudini, i
nostri modi di vivere e di godere del nostro tempo libero. Abbiamo anche appreso molte lezioni prima fra
tutte il fatto che non esiste più una netta distinzione fra la dimensione
economica, quella sociale, ambientale e istituzionale. La sostenibilità le integra tutte.
Anche le nostre vacanze, per chi potrà ancora permettersele, sono diverse. E
magari impareremo a renderle migliori perché più semplici, più lente, più
consapevoli e rispettose. Scoprire le bellezze di luoghi poco conosciuti e
magari vicino a casa. Assaporare il piacere di immergersi nella natura e nella
bellezza che questa ci sa regalare. Il turismo rappresenta il 10% del Pil mondiale e sa muovere
grandi numeri di persone che sono anche in grado di determinare trasformazioni
importanti nella composizione sociale nonché di generare impatti nella
configurazione dei territori.
Oggi però il turismo va ripensato e rimodulato completamente. È necessario che
il suo nuovo approccio contempli una diversa ma capace pianificazione dei flussi turistici orientandone le offerte verso
zone alternative o comunque fino ad oggi ritenute minori o periferiche. Si
parla di “turismo di prossimità” che risulta essere anche più sostenibile dal
momento che le distanze sono più brevi e quindi il risparmio energetico è
maggiore. Il turismo sostenibile, così arricchito anche da questa accezione,
può diventare strategico perché non riguarda solo l’ambiente e l’economia ma
anche la nostra salute e la nostra sopravvivenza. Alla sostenibilità fino a
ieri, prima della pandemia, era legata la responsabilità
dei viaggiatori nei confronti della popolazione locale e nella attenzione
al rispetto dell’ambiente e delle regole per la gestione attenta delle risorse
e dei rifiuti.
Oggi bisogna anche fare i conti con una nuova sostenibilità: quella legata alla
responsabilità sociale degli operatori
turistici che devono garantire agli ospiti igiene e sanificazione oltre a
dispositivi adatti, laddove è previsto, per mantenere l’adeguato distanziamento
sociale. Siamo ancora in un clima di grande incertezza e in questi momenti
cruciali dobbiamo raccogliere energie per trovare nuove soluzioni anche per
trascorrere bene il nostro tempo libero. La rinascenza del turismo post Covid
parte dalla conoscenza. Il virus ci ha colpiti ma ha anche ridisegnato la
nostra capacità di immaginare e ci ha insegnato la resilienza. Dobbiamo mettere in moto velocemente e bene questo
cambiamento. Il “dopo” che verrà, contempla l’analisi di quello che è successo
ma anche il riconsiderare i luoghi vicini a noi. Dobbiamo riscoprire e
rivalutare le bellezze nelle nostre regioni o di quelle vicine e privilegiare
mete poco affollate.
Sono favoriti quindi itinerari anche in bici alla scoperta dei borghi, il "turismo lento" e
quello in solitaria. La grande occasione che ci si presenta procede
su un doppio binario: quello di ripensare al turismo ma anche quella di
riscoprire il nostro Paese. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Non solo le solite spiagge o i luoghi noti
delle Dolomiti che comunque hanno saputo subito riconformarsi alle esigenze, ma
anche quelli meno noti e altrettanto affascinanti delle Prealpi, o i paesini
arroccati sugli Appennini o ancora quei deliziosi borghi collinari fra i
vigneti o vicini alle coste. Le città
d’arte minori presentano ottime offerte soprattutto per chi intende
affittare una casa ma anche certi villaggi in prossimità delle foreste o dei
parchi.
Diamo ora uno sguardo all’analisi e a certi dati sul turismo anche per
convincerci delle scelte giuste e delle mete che ci vorremo dare. L’arresto dei
flussi turistici ha determinato una perdita
economica molto consistente. Se si pensa che il nostro Paese è il primo in
Europa per strutture ricettive e se si pensa anche ai risultati del Conto
Satellite del Turismo che per il 2017 hanno confermato che il peso del valore
aggiunto delle attività turistiche sul totale dell’economia è di circa il 6%,
si capisce presto che le presenze turistiche nel nostro paese non sono solo
“domestiche”. Già i primi effetti cruciali sul comparto turismo si registrarono
a febbraio con la diffusione della malattia, ma è stato il mese di marzo che ha
registrato il blocco totale in corrispondenza con i provvedimenti di
distanziamento sociale. Un arresto che
ha coinciso proprio con il rilancio stagionale favorito da un susseguirsi di
ponti e festività.
Dai dati ISTAT è la Primavera che
richiama molti turisti e la composizione della domanda di turismo in Italia
indica che in questa stagione la clientela estera è più rappresentata che nel
resto dell’anno con il suo 56 %. Analizziamo poi un’altra fonte. Da una
indagine sul turismo internazionale condotta dalla Banca d’Italia, una indicazione rilevante circa l’impatto economico
della considerevole riduzione dei flussi turistici, proviene dalla spesa
turistica confrontata con quella degli anni precedenti alla pandemia. Le cifre
sono alte. La spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in visita nel nostro
Paese ammonta per il 2019 a 44,3
miliardi di euro. Si tratta di
ricadute sui servizi di alloggi, che ne rappresenta la metà, seguiti dalla
ristorazione dallo shopping e dal trasporto. Prima della crisi fra marzo e
maggio l’incidenza della clientela straniera era di circa il 21,4% del totale annuo mentre quella
“nostrana” era vicina al 16% (i dati
sono rilevati dall’indagine “Viaggi e Vacanze”). Ebbene quest’anno la spesa
sarà nulla.
Ecco perché il comparto turistico deve riconformarsi per non morire. Se il
turismo non si rialza come settore, perderemo tutti. Ma è anche vero che se
tutto tornerà come prima, questa emergenza non ci avrà insegnato nulla. Nessuna
lezione sul rapporto nostro con la Terra, sulla irresponsabilità di questo
modello di sviluppo che è stressato perché non è in alcun modo conforme alle
leggi della natura. Allora se ieri si stava iniziando a imparare quanto sia
importante, anche durante le vacanze, aver cura della natura e dell’ambiente,
rispettare i luoghi e i ritmi senza forzare, oggi dobbiamo imparare ad averne cura. E non solo per noi che siamo
vulnerabili e lo abbiamo capito bene. Ci ricordiamo quando siamo usciti
all’aria aperta la prima volta dalla nostra reclusione quanta bellezza siamo
riusciti a vedere tutta in una volta? Ecco finalmente abbiamo apprezzato. Abbiamo
fatto nostro il paesaggio. Ci siamo entrati dentro. Molti di noi lo hanno
perfino fotografato e postato come fosse un paesaggio da cartolina di quelle
che si mandavano una volta con “Cari Saluti da..”.
Quante bellezze a poca distanza da casa!
Allora non smettiamo di renderci conto che abbiamo un patrimonio enorme
e straordinario. Siamo l’unica nazione al mondo ad averlo così ricco e variegato.
E molti sono i luoghi davvero poco conosciuti per non dire semi abbandonati che
potrebbero rinascere. Basta fare qualche ricerca che già costituisce uno
stimolo per arricchirci. Ecco perché per avere cura del nostro ambiente
dobbiamo imparare ad apprezzare il valore della bellezza dei nostri tesori.
Come sarà il turismo del dopo Covid dipende
anche da noi, dalla capacità di scegliere i luoghi giusti, le mete più
adatte a noi e alle nostre famiglie mantenendo sempre e con rigore i nuovi
comportamenti volti soprattutto alla solidarietà e il rispetto e anche alla
pazienza.