Immigrazione, imprenditoria e inclusione

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Immigrazione, imprenditoria e inclusione

Come si legano in modo virtuoso questi tre temi? Ne abbiamo parlato con Chris Richmond Nzi, fondatore di Mygrants, e ospite di INKlusion, il progetto educativo del Gruppo Unipol.

Il mondo è in rapida evoluzione, ed è chiaro che per capire quello che accade intorno a noi e dentro di noi occorre guardarlo da diversi punti di vista, riconoscendo i pregiudizi che inevitabilmente ci accompagnano e cercando di superarli. Questo ci serve a sviluppare nuove competenze utili a comprendere meglio la realtà e a metterci in relazione con la stessa in modo più proficuo.
Ed è anche questo l’obiettivo di INKlusion, il progetto educativo del Gruppo Unipol che da cinque anni accompagna studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado in un percorso di riflessione sull’inclusione, affrontando in ogni edizione temi specifici individuati come più urgenti.

Nella seconda puntata dell’edizione 2023-2024 abbiamo parlato di immigrazione, e imprenditoria e inclusione: come si legano in modo virtuoso questi tre temi? Cosa hanno ad esempio in comune il fondatore di Whatsapp Jan Koum, il CEO di Microsoft Satya Nadella e il cofondatore di YouTube Steve Chen? Di questo abbiamo discusso con Chris Richmond Nzi, nato in Costa d’Avorio, doppio passaporto americano e svizzero, laureato in Diritto Internazionale e Diplomazia, fondatore e AD della start up Mygrants.

Chris: la tua è una storia di vita bellissima e ispirativa, ce la racconti? 

Sono nato in Costa d’Avorio e mi definisco un migrante privilegiato. Sono stato adottato e ho avuto la fortuna di crescere tra USA e Svizzera. Dopo la laurea il mio interesse si è rivolto in particolare alla macroeconomia e alla geopolitica, volevo lavorare nel mondo della finanza o nell’Unione Europea. Nel 2010 sono entrato in un’agenzia della Commissione Europea (Frontex), dove ho svolto attività di analisi strategica di intelligence sui flussi migratori. L’esperienza mi ha permesso di sviluppare nuove competenze e interessi, che nel 2015 mi hanno spinto a intraprendere un percorso personale e imprenditoriale. Nel 2017 ho fondato a Bologna la start up Mygrants.

Cosa significa essere imprenditore oggi? Raccontaci di Mygrants

A mio avviso l’imprenditoria è la migliore opportunità che abbiamo per dimostrare sia la nostra creatività che il nostro talento, creando beni e/o servizi in grado di migliorare la vita di milioni di persone nel mondo! Mygrants è una piattaforma digitale che si occupa di mappatura delle competenze dei migranti, allineamento del background sulla base della richiesta occupazionale e supporto all’inserimento lavorativo. Fino a oggi abbiamo effettuato circa 6.800 inserimenti (90 in media al mese nel 2023).
Per il 2024 l’obiettivo è raggiungere i 1.500 inserimenti nell’anno. Attualmente abbiamo due piattaforme, una per le aziende in cerca di specifici profili professionali, l’altra dedicata ai migranti (circa 700.000 utenti attivi in 4 continenti), che si possono registrare gratuitamente anche da mobile per personalizzare il loro percorso di formazione e di assessment sulla base del proprio background e/o sulla base delle loro ambizioni professionali. La piattaforma, in base ad assessment e attività svolta, rende obiettivo il profilo dell’utente generando un curriculum dinamico che mette in evidenza competenze pregresse e/o acquisite formali, non formali e informali, attitudini e motivazioni. Inoltre, può suggerire all’utente eventuali ulteriori attività. Oggi il nostro canale primario di diffusione è il passaparola. 

Un’impresa fondata da un migrante. È un caso isolato in Italia?

Credo sia l’unica start up nel nostro ambito. Direi di più, nel 2017 non si vedevano start up costituite da migranti. In questi ultimi anni invece diverse imprenditrici e imprenditori con idee di business hanno generato un interessante impatto a livello economico e sociale. Penso ad esempio ad Alhassane Diallo, founder di DEW, supermercato digitale che offre prodotti agroalimentari etnici per i migranti, ed Eliana Pèrez, co-founder di AmaliaCare, servizio di ricerca di caregiver (figure oggi sempre più richieste).
E ancora, Yusif Fuseini, che con Luxury Of Homes propone in tutto il mondo articoli di arredo di lusso prodotti da artigiani italiani. Infine, Charity Dago che con l’agenzia Wariboko si occupa di rappresentare persone migranti nel mondo della moda, dello spettacolo e della pubblicità.

Esistono dei grandi pregiudizi in Italia e nel mondo occidentale rispetto ai migranti. Possiamo dire che i migranti possono generano valore?

È innegabile, anche se il più delle volte si pensa al migrante solo come persona adatta a mansioni umili, e non si considera invece la parte imprenditoriale che nel mondo genera un impatto economico e sociale notevole. Se guardiamo la lista Forbes 500, che riporta le 500 aziende negli Stati Uniti con maggiore capitalizzazione sul mercato, notiamo che quasi la metà sono fondate o gestite da migranti.

I dati sono significativi, qual è la marcia in più che può avere un migrante? Quali competenze?

Di certo, per la loro origine, hanno una forte propensione all’internazionalizzazione. Vi sono molti casi di prodotti o servizi usati in tutto il mondo da milioni di utenti che sono stati creati da migranti. Le competenze sono diverse: avere un obiettivo ed essere orientati sul cammino da svolgere, assieme alla determinazione. E ancora: risolutezza, in quanto emigrare presenta notevoli ostacoli e difficoltà, problem solving, per superare tutti gli imprevisti che possono verificarsi, e ovviamente propensione al rischio. 

Proviamo a mettere in relazione i flussi migratori con la lente della demografia

In Europa l’età media è di 42 anni, a fronte dei 35 degli USA. L’Italia, in particolare, è il terzo paese più anziano al mondo dopo Giappone e Monaco. La popolazione in età lavorativa si riduce costantemente, complici la bassa natalità, la crescente aspettativa di vita, e l’emigrazione di molti giovani verso altre nazioni. Con questo scenario la sostenibilità e la competitività del Paese nel prossimo futuro sono a rischio. Dall’altro lato troviamo l’Africa, il continente più giovane al mondo, dove l’età media si attesta intorno ai 18 anni.

E allora provo chiederti quello che tutti spesso ci domandiamo: ma perché si emigra?

La migrazione è insita nella storia dell’uomo. Nel dibattito si tende a distinguere tra espatriato (per esempio, un giovane italiano che emigra per studio od opportunità economica/lavorativa) e migrante (tutte le persone che provengono dal Sud del Mondo). Superando questa dicotomia, possiamo osservare che le ragioni che spingono a migrare sono diverse e spesso si mescolano. Per esempio, ci sono ragioni politiche, oppure sanitarie, legate cioè all’impossibilità di accedere a medicine e cure. Oppure ragioni ambientali, quando il luogo in cui si vive (per eventi naturali o interventi umani) risulta inospitale. Nei prossimi anni sentiremo parlare sempre più di migranti per motivi climatici. Altre cause sono legate a difficoltà di alimentazione o economica, insicurezza personale o collettiva. La migrazione è tuttavia un’esperienza formativa di grande impatto, che obbliga a sviluppare competenze. Nel pensiero comune il migrante è visto come persona fragile, debole, invece in molti casi ha competenze e voglia di dimostrare il proprio valore, ma spesso è privo di strumenti e possibilità… Anche gli italiani sono stati dei migranti… dovremmo ricordarcelo…

Quale messaggio daresti alle nuove generazioni in modo da infondere coraggio?

È possibile che la mattina quando vi alzate e guardate fuori dalla finestra, leggete i quotidiani oppure fate scroll-down sui vari social media, vi venga da pensare che il mondo nel quale vivete non vi piace. Sappiate che siete in “buona” compagnia. Ebbene, anche voi avete due opzioni: 1) potete chiudere gli occhi, fare finta di niente e continuare a lamentarvi per tutto ciò che non va bene, oppure 2) potete mettervi in gioco, rimboccarvi le maniche e usare la vostra creatività e i vostri talenti per cambiare lo status quo e per creare un mondo migliore e più equo per voi e per le generazioni future. Nessuno può dirvi quali sono i vostri limiti e qualora questo dovesse accadere, non abbiate il timore di sfruttare i vostri superpoteri per dimostrare a tutte e a tutti che i limiti esistono soltanto per essere superati. Il futuro del pianeta dipende soltanto dalle scelte che deciderete di fare “oggi”.

Sono una donna curiosa, di cuore e sincera. Il mio essere eclettico mi ha spinto a viaggiare tanto, a fare cammini e a fotografare. Credo nella potenza delle connessioni, pur non essendo una social addicted. Nella vita personale e professionale cerco sempre di guardare oltre, come le giraffe, che da anni colleziono. Dopo una laurea in Economia in Bocconi e vari corsi e master post laurea in psicologia, abbraccio la famiglia HR di grandi Aziende. Una famiglia in cui credo e in cui c’è molto da fare, soprattutto nel mondo odierno ricco di stimoli e di generazioni. Da manager HR accetto la sfida di creare la nuova struttura di Diversity, Equity and Inclusion del Gruppo Unipol, che include le iniziative di welfare. Un modo per rimanere connessa alle persone e provare a soddisfare qualche loro bisogno.