Clima 2020: le sfide da vincere

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Clima 2020: le sfide da vincere

Mettersi in gioco in prima persona è il primo grande proposito di cambiamento per un nuovo anno cruciale , il 2020, per il Pianeta che chiede a tutti noi un aiuto.

Mettersi in gioco in prima persona è il primo grande proposito di cambiamento per un nuovo anno cruciale , il 2020, per il Pianeta che chiede a tutti noi un aiuto.

Cari amici vi scrivo… ma non mi distraggo neanche un po’. Non è proprio il momento di distrarsi e perdere di vista le sfide che si parano davanti a noi se vogliamo mantenere il sistema terra in condizioni di sostentarci. Veniamo da un anno decisivo e ancora di più lo sarà il 2020: cifra tonda del resto, con ogni possibile simbolismo associato. In estrema sintesi, fino al 2019 abbiamo preparato il terreno, dal 2020 – e davvero non possiamo più attendere – dobbiamo agire.

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Questo passaggio è caratterizzato da cattive notizie visibili e buone notizie quasi invisibili. Prendiamone qualcuna di ciascun tipo per capire cosa bolle in pentola. Anzitutto, il 2019 si conclude con una CoP sul clima a Madrid che dovrà digerire una triste realtà: malgrado l’accordo di Parigi e i vari summit, malgrado si proceda nella sua attuazione pratica (nella CoP 2018 di Katowice è stato adottato un sia pur imperfetto accordo applicativo), malgrado gli scienziati dell’ONU riuniti nell’IPCC abbiano più che dimostrato che ci restano meno di 10 anni per correggere la rotta; malgrado tutto questo, è appena stato certificato un altro record di emissioni di CO2 che ha raggiunto un livello di concentrazione nell’atmosfera mai visto da che esiste il genere umano, di 407,8 parti per milione. Ciò ci porta pericolosamente a ridosso di diverse soglie di rottura dell’ecosistema da cui la natura stessa e l’organizzazione umana rischiano di ricevere un’autentica batosta, e sembra che tutto il “circo” internazionale che da 25 anni riunisce migliaia di persone intorno al problema del clima non serva assolutamente a nulla. E in questo contesto, gli Stati Uniti di Trump allegramente formalizzano la procedura di uscita dagli accordi di Parigi.

Tutto è perduto? Forse no, per ragioni visibili e invisibili. Anzitutto, entriamo nel 2020 con una cultura che si sta rinnovando: è l’effetto invisibile ma più potente dei Fridays for Future che, oltre alla protesta, stanno diffondendo un nuovo ventaglio di valori fra i giovani. Poi, ci sono piccoli grandi segnali, come l’immediato spostamento della CoP da Santiago del Chile a Madrid, che si compie grazie soprattutto a contributi delle imprese spagnole. Le CoP clima sono le riunioni internazionali in assoluto più intricate, affollate e visibili a memoria d’uomo e già organizzarle in un anno rappresenta una prodezza logistica assieme a una spesa enorme. Tirarne su una in un mese – e senza che la relativa spesa fosse stata preventivata in bilancio – rasenta la follia. Eppure è successo e non sarebbe successo per nessun altro tipo di incontro internazionale. E a questo, prendendo spunto dalla mobilitazione del settore privato, aggiungo alcuni dati già richiamati in un precedente post, che dimostrano come un tradizionale nemico del clima – l’economia in tutta la sua potenza – stia rivedendo le sue posizioni. I grandi investitori – come i fondi pensione – hanno fatto crescere la porzione sostenibile dei loro portafogli di azioni e partecipazioni da quasi zero a quasi il 25% in 10 anni, e a grande accelerazione è dell’ultimo periodo. Ed è fra il 2018 e il 2019 che hanno coralmente annunciato il proposito di portarli velocemente al 70%.

Aggiungiamo un altro dettaglio: ma se solo tre anni fa avessimo lanciato un sondaggio con la seguente domanda: «Ci credi che nel 2019 l’Europa bandirà le plastiche usa e getta?». Quanti avrebbero risposto “si”?

Cari amici vi scrivo perché a fine anno si fanno sempre dei propositi. Tutto sembra andare male, fuorché il fatto che ce ne stiamo accorgendo. Abbiamo un unico proposito da farci: ora che finalmente è chiaro per tutti, che stanno svanendo i dubbi e le resistenze, mettiamoci in moto perché l’alternativa non è un mondo in cui non “ci sarà da mangiare” e sicuramente non sarà “festa tutto l’anno”. Magari, risuonando sull’ordine e le note di un Lucio Dalla che mi manca davvero, potreste condividere quello che mi sembra il primo grande proposito di cambiamento per un 2020 simbolico e cruciale che chiede a tutti noi di mettersi in gioco personalmente: «Io mi sto preparando, è questa la novità».

Foto: Getty Images

È​ Vice Segretario Generale per l’Energia e l’Azione Climatica dell’Unione del Mediterraneo. È​ un diplomatico italiano ed è stato coordinatore per l'eco-sostenibilità della Cooperazione allo Sviluppo. È stato delegato alle Nazioni Unite, console in Brasile, consigliere politico a Parigi e, alla Farnesina, responsabile dei rapporti con la stampa straniera e direttore del sito internet del Ministero degli Esteri. Da una ventina d'anni concentra la sua attenzione sui cambiamenti climatici. Nel 2009 la Ottawa University in Canada gli ha affidato il primo insegnamento attivato da un'università sulla questione ambiente, risorse, conflitti e risoluzione dei conflitti. Collabora da tempo con il Climate Reality Project, fondato dal premio Nobel per la pace Al Gore.