La spinta verso la sostenibilità stimola anche le filiere a progettare nuovi prodotti ideati, disegnati e costruiti per essere riciclati. I vantaggi del re-manufacturing.
Quando si pensa al riciclo ed al riuso vengono in mente l'abbigliamento e gli elettrodomestici. Eppure, i prodotti della manifattura che possono essere reintrodotti nel mercato senza essere buttati sono sempre di più. C'è infatti una nuova pratica, il remanufacturing (re-manifattura), ad aprire nuove strade per la produzione di strumenti e oggetti che non finiscono così presto la loro vita utile.
Il ri-fare sostenibile come insegna Vitruvio
Una semplificazione del trattato del famoso architetto romano Vitruvio parla di tre basi fondamentali per l'architettura:
- la venustas ovvero la bellezza estetica;
- la firmitas vale a dire la solidità e la robustezza;
- l'utilitas che sta per utilità nella funzione.
Tra queste, fino ad oggi la produzione industriale ha messo al primo posto l'estetica. E due parole inglesi come design thinking e user experience, che fanno pensare a un pc della Apple o a una app della Silicon Valley, celebrano lo spazio poi conquistato dall'utilità legata alla funzione. Ora l'onda imperiosa della sostenibilità sta portando l'interesse verso la solidità e la robustezza, ma non intese semplicemente come integrità del prodotto, piuttosto come durevolezza nel tempo. Così, tutta una serie settori, specialmente quelli la cui fabbricazione richiede una quota di capitale molto importante – come ad esempio il trasporto ferroviario, il settore navale e quello automobilistico – sta pensando a prodotti che hanno una seconda vita dopo la prima. Treni, aerei, navi, ma anche oggetti di grandi dimensioni sono realizzati per ri-entrare nella catena della produzione, una volta terminato un ciclo sufficiente di vita utile nella loro funzione.
Produrre per il “dopo" come strategia
Così, un prodotto, prima ancora di essere realizzato, quindi nella fase di ideazione concettuale e poi di progettazione, è pensato per non morire: alcune sue parti sono disegnate, costruite ed assemblate per essere una componente viva anche della sua esistenza successiva. Il prodotto risuscita: una volta usato viene raccolto, pulito, de-costruito, quindi smontato (si parla di de-manufacturing) e le sue parti sono immagazzinate per essere uno scheletro o un frammento del prodotto rinato. Già tempo fa – per esempio per auto ed elettrodomestici – si parlava di prodotti ri-condizionati, ovvero riparati e rimessi in funzione, con una logica quasi da seconda mano. Ora la produzione comincia già con l'idea che qualcosa resterà anche dopo: alcune componenti sono fabbricate per resistere all'interno di più cicli di utilizzo.
Il fenomeno si allarga: impianti industriali dedicati alla ri-manifattura, specialmente per i settori che realizzano automobili, camion, bus, macchine per la movimentazione e l'agricoltura sono ben presenti in Asia, Europa e Nord America. Ci sono poi comparti produttivi specifici dove il re-manufacturing è impiegato in maniera crescente, come il marittimo, quello ferroviario e quello energetico.
Entrare in una dinamica di produzione che “pensa al dopo" porta vantaggi già notevoli se si pensa alla sostenibilità ambientale, e quindi al non inquinamento portato dalla dinamica opposta, quella dell'usa e getta e del relativo smaltimento. Ci sono poi molti vantaggi specifici, tra cui:
- il pensare a prodotti con una vita utile più lunga;
- il considerare l'idea di manutenere periodicamente un prodotto per riconsegnarlo al consumatore che ne usufruirà ancora per lungo tempo;
- la possibilità di riconvertirlo ad altre funzioni dopo quella prevista inizialmente.
Non è ancora stata quantificata con precisione la sostenibilità economica della pratica della re-manifattura, che è solo all'inizio, ma già promette la possibilità di consumare minori quantità di materie prime e di CO2, portando un favore generale alla collettività. È certo che a monte influenzerà l'attività delle aziende nel riorganizzare i processi, ma anche a valle nell'abituare all'acquisto non più del prodotto, bensì del suo utilizzo. Una pratica che è già stata avviata con la sharing economy, e sarà curioso capire quale ulteriori sviluppi avrà.