I motori delle economie globali non saranno gli Stati e neppure le grandi megalopoli, ma la combinazione di multiple metro aree, che amalgamano interconnessioni fisiche, produzioni e grandi mercati di consumo.
Di notte, il mondo visto dall'alto brilla dove ci sono grappoli di luci. Oggi un colpo d'occhio più preciso è reso possibile dalla visualizzazione attraverso i dati, e ci mostra molte mega regioni. Il CityLab le definisce:
- aree di luce continua, così come le vedono i satelliti in visione notturna;
- zone che incorporano aree metropolitane o reti di aree metropolitane;
- spazi con una popolazione di almeno 5 milioni di persone;
- superfici che generano un PIL oltre i 300 miliardi di dollari (a Parità di Potere d'Acquisto – PPP).
Al loro interno ci sono le cosiddette supercittà. Prendiamo la mega regione Bosh-Wash, negli Stati Uniti: è chiamata così perché comprende Boston, New York e Washington. Poche città, molto grandi, che si proiettano oltre i propri confini politici, dando vita a un agglomerato economico ben più ampio. È in questo modo che le mega regioni possono essere una nuova interpretazione geografica dello sviluppo economico recente e futuro.
La geografia non conta più
Cosa offre, quindi, questa nuova parola? L'opportunità di interpretare meglio l'economia, con tutti i suoi flussi quotidiani di risorse, prodotti, persone. È infatti l'economia a dominare questa nuova mappa globale, per una ragione chiarissima. Se consideriamo la più grande nella classifica di queste mega regioni, proprio la BOS-WASH, non ce ne rendiamo conto, ma dalla terza è evidente: PAR-AM-MUN è la combinazione di Parigi, Amsterdam, Monaco. Tre grandi città di tre stati diversi. Così come BARCELONA – LYON (Spagna e Francia), o CAIRO – AVIV (Egitto ed Israele), o VIENNA – BUDAPEST. Eccone una lampante visualizzazione qui. Così, se fino ad ora abbiamo messo nel mirino della nostra osservazione le grandi città, compresi i loro conflitti, oppure gli Stati, ora si presenta utile un nuovo punto di vista, ancora più centrato sull'economia di tutti i precedenti.
Le interconnessioni fisiche fanno la differenza
Proprio oggi le tecnologie digitali hanno permesso questi primi studi in materia, per esempio grazie alla rilevazione dei pendolari che si muovono abitualmente dall'intorno di questi agglomerati regionali, verso le grandi città che ne sono il loro centro. Infatti, siamo già abituati a considerare Milano o Roma come delle spugne che ogni giorno assorbono l'arrivo di centinaia di migliaia di lavoratori e consumatori. E sono queste interconnessioni fisiche i nuovi disegni nella caverna che ci dicono “l'uomo è passato di qui". Tracce materiche, ora tangibili, del consumo di prodotti e di risorse, con la produzione costante di rifiuti e lo spostamento fisico di milioni di lavoratori che rompono i confini politici e geografici per far vibrare ogni giorno queste 29 mega aree regionali.
L'effetto COVID-19
Aggiunta la variabile del Covid-19, è ancora più decisivo comprendere come utilizzare queste nuove mappe geo-economiche. Intanto per dare respiro ad una pianificazione territoriale sempre costretta dentro a precisi tracciati nazionali o urbani. Poi per essere sempre più consapevoli di questi flussi quotidiani che:
- spostano PIL e consumi da un paese e da una città all'altra;
- esportano (o importano) inquinamento da un posto all'altro;
- stressano in modo sempre più insostenibile i collegamenti fisici all'interno di queste macro-zone;
- riversano gettito fiscale in un luogo e ne sfruttano i servizi in un altro;
- creano cittadini temporanei, che hanno il lavoro in un luogo, la residenza in un altro, i consumi in un altro ancora.
Ecco quindi nuove carte digitali con un potenziale informativo tutto da sfruttare. Sono ora in mano a ì decisori che si trovano davanti a un mondo sempre più complesso, dove il disegno di un territorio economico dura sempre meno, ed è ogni giorno da delineare con rifermenti talvolta improvvisi, fino a quel momento mai considerati.