La pandemia sta comportando dei mutamenti profondi fornendo ai ricercatori materia di studio affascinante anche in ambito sociale come evidenziato in una tavola rotonda organizzata da Cubo Unipol in vista de la Notte dei Ricercatori.
L'emergenza Covid-19 sta rappresentando un vero e proprio motore di cambiamento: economico, culturale, tecnologico e anche, se non soprattutto, sociale. Ne sono convinti gli studiosi dell'Università di Bologna che hanno partecipato a una tavola rotonda promossa da Cubo Unipol e organizzata in vista de La Notte dei Ricercatori, l'iniziativa realizzata dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge il 27 novembre di ogni anno migliaia di scienziati e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei.
Dal confronto è emerso con chiarezza che l'emergenza sanitaria è entrata a gamba tesa nelle vite di tutti, adulti e bambini cambiando abitudini ma anche la natura stessa del rapporto fra genitori e figli. Un aspetto questo indagato da Margherita Fort, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Bologna, impegnata nel progetto MINUTO (Mind Us Together). La ricerca della durata di dieci settimane consiste in un percorso guidato che mira ad accompagnare i genitori alla riscoperta delle esigenze dei propri piccoli da 0 a 5 anni e alla ricerca di un rapporto compatibile con le numerose esigenze della vita moderna. Una vita stravolta adesso anche dall'emergenza Covid-19 che ha comportato anche l'adozione della DAD (Didattica a distanza) gravando i genitori di incombenze legate alla necessità di assistere i propri bambini in un tipo di offerta formativa tanto particolare. Chi partecipa allo studio riceverà un App con cui potrà compilare alcuni questionari che hanno l'obiettivo di analizzare le competenze, lo stress, le credenze e la mindfulness genitoriale (genitorialità consapevole) e l'utilizzo del tempo con il proprio figlio.
Antonio Maturo, professore ordinario del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell'economia, ha condotto con la collega Veronica Moretti, docente del Dipartimento di Scienze politiche e sociali e ricercatrice Dipartimento di Sociologia e Diritto dell'economia, una serie di interviste a una ventina di adulti dall'impegnativa attività lavorativa che vivono per lo più soli oppure con il partner ma senza bambini, per gettare luce sull'impatto del lockdown sulla loro esistenza stravolta dalla pandemia. E così è emerso che questi soggetti lavorano di più - anche la domenica - e tendano a riempire la loro vita di nuovi rituali come lo yoga o la ginnastica che viene pratica con maggiore assiduità rispetto a prima. Per non parlare della routine di nuove azioni legate a oggetti inediti ma diventati nostro malgrado parte dell'ordinario trascorrere delle giornate: il riferimento non può che andare alle mascherine.
Una vita in cui, come ha evidenziato l'altra ricercatrice Moretti, ha visto realizzarsi in particolare quella che Luciano Floridi ha definito onlife, ovvero l'esperienza di trovarsi costantemente in un mondo iper-connesso dove non esiste più la distinzione tra realtà concreta e digitale. Il distanziamento sociale, infatti, non ha fatto altro che incoraggiare le nostre relazioni intermediate dai device tecnologici e così tutte le attività sono diventate digitali, dall'aperitivo allo sport. Si pensi che il tempo trascorso dagli italiani a marzo su alcuni network è aumentato del 70 per cento. La stessa politica si è digitalizzata come ha dimostrato l'incremento della diffusione di informazione sui principali canali digitali e social network.
Ma la pandemia sta profondamente cambiando fin dalle radici non solo le nostre abitudini ma anche la nostra esistenza come animali politici, mettendo in crisi la stessa concezione dello Stato come potere le cui norme rispettiamo per avere in cambio la sicurezza e il riconoscimento dei nostri diritti di libertà. «La paura, invece - spiega la professoressa Maria Laura Lanzillo, professoressa ordinaria di Storia delle dottrine politiche - è la cifra degli anni Duemila, di cui il 2020 è l'apice. La paura è tornata ad abitare la nostra vita. Dobbiamo fare i conti con una novità dolorosa: la capacità di sottomettere l'ignoto vacilla e il senso di incertezza ci pervade. Questa condizione mette in tensione il legame sociale o addirittura rischia di spezzarlo. In questo momento lo sforzo dei ricercatori e degli studiosi del pensiero politico consiste nel contribuire a mostrare gli aspetti di questa crisi strutturale che stiamo vivendo e che durerà a lungo, provando anche a trovare percorsi diversi servendosi anche di teorie e modelli alternativi a quello dello Stato sovrano che la tradizione filosofica politica ci ha lasciato in eredità».